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enrico
Cari amici,
vi chiedo scusa se vi ho fatto attendere. Ma, come dice il proverbio: "L'uomo propone e Dio dispone".
Sono dovuto andare a Chieti più volte e domani dovrò tornarci. In più, ho avuto problemi col computer che solo ora si è sbloccato.
Ho sensibilizzato una delle 5 lastre all'albumina che, appena immersa nella soluzione di nitrato d'argento (che tengo al buio), ha mostrato la caratteristica reazione di precipitazione che la rende lattescente. L' ho esposta in giardino, riprendendo le sedie appoggiate al tavolino.
Quando si inizia con qualcosa di nuovo - nel mio caso l'aggiunta di bromuro di potassio - ci si trova di fronte a molte incognite. Primo problema: l'esposizione. Mi sono regolato andando a rivedere le mie precedenti prove all'albumina ed ho deciso di tenere scoperto l'obiettivo per 5 minuti sotto la luce di un cielo parzialmente velato. Il soggetto è di un bianco puro. L'incognita nel mio caso è sull'influenza del bromuro. Certo, quello dell'esposizione deve essere stato un problema per i primi fotografi che dovevano, proprio come ho fatto io, regolarsi ad occhio ed in base all'esperienza: prove ed errori. Ho un antico testo in francese sul problema dell'esposizione fotografica che devo leggere.
Immersa la lastra nel rivelatore a base di acido gallico, ho atteso diversi minuti nella speranza che comparisse qualcosa, ma niente. Ho ipotizzato che lo sviluppo si fosse esaurito e, per averne conferma, ho acceso la luce bianca. Infatti, la lastra è rimasta qual era. Ho notato solo una debole traccia di immagine, appena visibile. Anche il fissaggio non è stato capace di rendere limpida la lastra.
Ho gettato tutto ripromettendomi di preparare dei bagni freschi e di ripetere la prova.
Intanto, visto che ho parlato di luce di sicurezza e della lampada frontale di cui faccio uso, vi mostro alcune "lanterne" che si usavano nel passato, a candela, a petrolio, a gas ed elettriche. Utilizzavano un vetro color rubino.
Che strano, le luci di sicurezza si chiamavano "lanterne", proprio come i prismi di tela bianco-arancio che usiamo per marcare i punti di controllo nelle gare di orienteering... e la mia lampada frontale che uso per l'orienteering notturno, assume entrambe le vesti hmmm.gif
A presto
Enrico


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Mr Blonde
salve a tutti... bazzico nel forum da un po' di tempo restando sempre in silenzio... questa sera mi sono imbattuto in questo thread e non sono riuscito a resistere... devo complimentarmi con il signor enrico per i suoi lavori... sono giovane, ho appena finito una scuola superiore di fotografia e manterrò la fotografia probabilmente come passione.... resta il fatto che ammiro il lavoro presentato in queste pagine e mi ha dato l'ispirazione per, un giorno, cimentarmi in queste pratiche manuali, che riportano la fotografia ad un gesto artigianale e maggiormente artistico... ho notato che enrico anticipava le foto dicendo che per alcuni potevano sembrare schifezze... nient'affatto, meritano rispetto.... anche di più di una bella foto elaborata in post produzione.... beh...mi sto dilungando...ancora complimenti...saluti stefano
enrico
Ciao Stefano e grazie per le tue espressioni.

Ho preparato sviluppo e fissaggio freschi in attesa di esporre la seconda lastra. Per oggi però non se ne parla, visto che questa mattina il cielo è coperto e la luce è poca. Il pomeriggio poi sarò fuori.
Approfitto però per parlare di un altro evento importante della storia della fotografia: la fotografia aerea. Su questa ho fatto nel 1984 qualche esperienza che è in sintonia con questa discussione.
Uno dei pionieri è stato Nadar che ha fotografato Parigi da un pallone aerostatico. L'immagine che segue riprende Nadar dentro una navicella, ma molto probabilmente si tratta di una foto in studio:

IPB Immagine

Questo è invece un collage di foto aeree di Parigi. Nadar usava il collodio e quindi doveva preparare le lastre ed esporle nell'angusto spazio della navicella:

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Io mi sono servito di una mongolfiera di carta velina del volume di circa 4 metri cubi. La foto che segue è la mia prima foto aerea, in pratica il tetto di una casa di fronte alla scuola elementare di Borgo Ottomila nel Fucino. L'ho fatta appendendo all'aerostato (in volo vincolato) una camera oscura autocostruita di cartone, con l'obiettivo formato da una sola lente (si nota la forte aberrazione alla periferia dell'immagine). Anche l'otturatore me lo costruii. Si trattava in pratica di un otturatore "a ghigliottina" costituito da una striscia di cartone provvista di un foro che scorreva, grazie ad un elastico, all'interno di altre due striscie munite anch'esse di un foro. Lo scatto avveniva grazie alla combustione di un filo di fermo da parte di una miccia fatta con una treccia di fili di cotone imbevuti di una soluzione di nitrato di potassio. La miccia mi dava il tempo di portare la mongolfiera in quota. La foto è stata presa ad una decina di metri dal suolo:

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E questa è una mia mongolfiera. Non ricordo se è la stessa che ha scattato la foto. La sto preparando per un lancio "non fotografico". Avevo molti anni di meno e molti capelli di più biggrin.gif :

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Nella scatoletta inserivo una pellicola piana di formato 6,5 x 9 cm. Ricordo che la sviluppavo in piena luce con uno stratagemma (avevo la tank per il 35 mm soltanto): utilizzavo le buste di plastica nera che avvolgevano i fogli di carta fotografica, buste che erano assolutamente impermeabili ai liquidi ed alla luce. Inserivo al buio il negativo e poi chiudevo la busta a due livelli con una coppia di stecche, unite da un elastico su di un lato e fermate sull'altro da una molletta da bucato. Fissavo una coppia di stecche sulla busta in basso, poco sopra il negativo. Versavo nella parte superiore le soluzioni e chiudevo la sommità della busta con una seconda coppia di stecche. A quel punto potevo allentare la morsa della coppia più in basso così che la soluzione potesse raggiungere il negativo. Procedevo all'inverso per vuotare la busta.
La foto in basso è stata fatta da una quarantina di metri di quota, con una seconda scatola alla quale avevo fissato l'obiettivo di una macchina a soffietto. Si tratta sempre di Borgo Ottomila. E' leggermente mossa:

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La foto che segue, è stata fatta a Celano.
Quei puntini verso il centro della foto siamo io e i bambini della scuola. Si notano, fuori fuoco. i tre fili della briglia a cui era attaccato il cavo di vincolo dell'aerostato.
Ho anche una ripresa cinematografica grazie ad una piccola cinepresa prestatami da un incosciente amico, ma è troppo pesante per poterla allegare. A chi interessa, posso inviarla in privato, se la sua casella di posta è sufficientemente capiente.

IPB Immagine

A presto
Enrico

Mr Blonde
veramente interessante... resto scioccato dal tuo modo di procedere, così rudimentale ma altamente preciso... ancora complimenti!!!!
enrico
Cari amici,
mi piacerebbe riempire questa discussione con continui "eureka!" per voi e per me, ma non è così semplice. Oggi ho ripetuto l'esposizione: 10 minuti in pieno sole. Ho utilizzato lo sviluppo fresco. Appena estratta dallo chassis, sulla lastra compariva qualcosa in corrispondenza delle alte luci del soggetto, per effetto dell'annerimento diretto, tanto che ho temuto di aver esagerato con l'esposizione. Immersa in acido gallico, dove è rimasta per una mezz'ora, non ha mostrato nessun annerimento ulteriore. L'albumina invece, si è parzialmente solubilizzata, rendendo torbida la soluzione (che ho poi gettato). Forse non l'ho scaldata a sufficienza sulla fiamma del gas come ho fatto l'altra volta? Eppure, su un "Trattato di chimica fotografica" di fine 800 che ho, si dice che la coagulazione dell'albumina, al fine di renderla insolubile in acqua, può essere fatta col calore, ma che lo stesso risultato si ottiene con l'immersione nella soluzione di nitrato d'argento: passaggio obbligato per la sensibilizzazione della lastra e che, ovviamente, ho fatto. Ma il vero problema è la mancanza di sensibilità dell'emulsione. Effetto del bromuro di sodio?
Come dovrò procedere? Ripreparo della nuova albumina utilizzando una minore quantità di bromuro?
Credo che dovrò farlo.
Intanto potrei provare in parallelo il bromuro d'argento da solo, sensibilizzando della carta.
La strada è ancora lunga. Ci siete tutti in carrozza, o qualcuno è già sceso? unsure.gif
Un saluto
Enrico
enrico
Cari amici,
credo di aver risolto il mistero della scarsa sensibilità. Sono andato a rivedermi la procedura che ho usato per le mie prime lastre all'albumina (ho un raccoglitore dove conservo copia delle mie immagini, assieme a tutti i dati ad esse relative). Avevo messo allora nelle due chiara d'uovo, 22 gocce di una soluzione satura di ioduro di potassio: molto meno di questa seconda volta.
Già Talbot aveva notato che un eccesso di sale rispetto al nitrato d'argento, riduce fortemente la sensibilità. Infatti, prima di utilizzare l'iposolfito suggeritogli da Herschel, utilizzava come fissatore una soluzione concentrata di sale da cucina.
Pulirò le due lastre utilizzate fin'ora e le altre tre, per ricavarne i vetri, e ripeterò il tutto, questa volta con una fondata speranza di successo.
A dire il vero, quando l'albumina stesa sulla lastra si è rappresa seccandosi, ha assunto un aspetto finemente grinzoso. Ricordavo che l'altra volta una struttura simile l'avevo notata solo dopo l'esposizione al calore, ma non ne sono sicuro. Ora mi viene il dubbio che sia dipesa invece dalla concentrazione troppo alta di sale.
In un testo di chimica fotografica del 1864 che ho iniziato a leggere, si parla di 4 grammi di ioduro di potassio in dieci chiare d'uova.
Mi atterrò alla mia precedente esperienza che ha dato esiti positivi. Potrebbero andar bene 20 o 18 gocce di una soluzione satura di ioduro di potassio, 4 o 3 gocce di bromuro ed una di cloruro.
A presto
Enrico
enrico
Da tutto questo armeggiare e dalle letture relative ai pionieri (Ando Gilardi li chiama "protofotografi"), mi sono reso pienamente conto che i fotografi dell'ottocento erano dei veri artigiani, cioè avevano acquisito delle conoscenze ed una manualità incredibili, grazie all'esperienza. Ed allora conoscenze approfondite e manualità erano indispensabili per far fotografie, tanto che per essere fotografi non bastava solo essere benestanti. Oggi l'industria ci ha reso tutto più facile e per fotografare non occorre più essere dei bravi artigiani. Basta inquadrare e premere il bottone (voi premete il bottone e noi facciamo il resto diceva Eastman). Ma forse abbiamo perso qualcosa. Sempre Gilardi afferma che oggi "non si fa una fotografia, ma la si prende".
Non condivido che in parte questa analisi, indubbiamente acuta. Un conto è fare una foto, un altro è fare una foto valida da un punto di vista espressivo. Ma questo è un discorso che ci porterebbe lontano.
Anche una analisi dei termini "artista" ed "artigiano" ci porterebbe lontani e starebbe meglio nella categoria "Temi" di questo forum.
A me piace rivalutare l'artigiano, come piace rivalutare la foto come documento, vista troppo spesso e superficialmente come "inferiore" alla foto cosiddetta "artistica". Ma forse sto andando OT.
Un saluto
Enrico
enrico
Cari amici,
di nuovo posso esclamare: "Eureka!". Anche se per i calotipi non ho più problemi ed il successo era quasi scontato.
Infatti ho esposto un calotipo, ma sensibilizzato per la prima volta col bromuro d'argento.
La scena era in pieno sole (le solite sedie appoggiate al tavolino che ho cercato di riprendere con le lastre all'albumina) ed ho esposto per un minuto. Alla luce di sicurezza, la sagoma delle sedie era già ben delineata per annerimento diretto. In acido gallico, l'immagine si è sviluppata in un paio di minuti.
Avrei potuto esporre quindi molto meno: 30 o 20 secondi sarebbero stati sufficienti o forse meno ancora. Il bromuro d'argento è il più sensibile degli alogenuri.
Il solito difetto/pregio dei calotipi è nella visibilità della grana della carta. Non mi resta a questo punto che riprovare con l'albumina e mettere a raffronto la qualità delle due immagini, certamente molto più chiare e nitide sul supporto di vetro.
A presto
Enrico

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

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fabriziobargellini
QUOTE(enrico @ Jan 30 2007, 01:54 AM) *
Cari amici,
la parte ottica non mi crea problemi. Devo lavorare sulla parte chimica. La procedura è quella di bagnare la carta con una soluzione di sale da cucina (cloruro di sodio). Una volta asciutta, passo col pennello una soluzione di nitrato d'argento. Ciò crea dei fini precipitati di cloruro d'argento insolubile fra le fibre della carta (e nitrato di sodio solubile).
Mi propongo alcuni obiettivi:
a - produrre una distribuzione del cloruro d'argento il più uniforme possibile perché non si formino chiazze di diversa densità e macchie.
Mediante delle prove, vedrò se è meglio immergere totalmente la carta nella soluzione di cloruro di sodio (come ho fatto fin'ora) o passare anche questa col pennello (usando naturalmente un pennello diverso per ogni soluzione).
b - Vedere quali sono le concentrazioni più adatte e in che rapporto debbono stare. Talbot scoprì che la carta diventava più sensibile se si utilizzava una soluzione debole di sale da cucina ed una forte di nitrato d'argento. Si tratta di indicazioni qualitative (debole quanto? forte quanto?) da stabilire quantitativamente mediante delle prove. Se la concentrazione del sale da cucina invece prevale, la carta perde sensibilità; Talbot infatti usava agli inizi come stabilizzatore (non si può parlare di fissaggio perchè così non si eliminava il cloruro non colpito dalla luce), una soluzione forte di sale da cucina dopo l'esposizione.
In queste prove, ripeto i suoi primi procedimenti: praticamente sto usando una carta ad "annerimento diretto". Fu Talbot infatti a scoprire in seguito l'immagine latente ed a svilupparla con l'acido gallico. Non so se tale acido si trovi ancora oggi. Allora si estraeva dalle galle e dalla pianta di sommacco. Ho chiesto ad un amico farmacista di vedere se si trova.
Pare che Talbot abbia saputo delle proprietà dell'acido gallico da una comunicazione di un certo reverendo Reade la cui storia è gustosa. Reade stava ripetendo gli esperimenti di Wedgwood col nitrato d'argento per i quali questi utilizzava il cuoio perchè risultava più sensibile della carta. Così Reade utilizzò un paio di guanti di capretto che la moglie gentilmente gli diede. Ma alla seconda richiesta la signora giustamente si rifiutò. Pensando che la maggior sensibilità della pelle rispetto alla carta dipendesse dalle sostanze usate per la concia, pensò bene di "conciare" la carta. Allora per la concia si usava l'acido gallico...
Vedrò anche se, asportando mediante lavaggio il nitrato di sodio solubile, aumenta la sensibilità.
In effetti il primo (e molto prima di Talbot) a fissare l'immagine di una camera oscura, fu Niepce che però abbandonò l'impresa, sia perchè non riuscì a renderla stabile, sia perchè i toni risultavano invertiti e si dedicò a trovare una sostanza che alla luce non annerisse ma imbianchisse.
Più avanti, ho pensato di preparare della carta all'albumina.
Sono convinto che un conto è studiare la storia della fotografia, un conto è riviverla. Le emozioni che ciò mi procura, valgono bene tutta la fatica ed il tempo che ciò richiede.
Per evitare che la carta raggrinzi, ho preparato un supporto di compensato sul quale stenderla.

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Appena ho tempo, faccio un'altra prova di esposizione.
Un saluto
Enrico


Ciao enrico, ho letto in un sosrso i tuoi esperimenti e mi hai riportato agli anni 60 quando iniziai a fotografare che su una rivista non fotografica, fai da te, allora di riviste c'era solo Progresso Fotografico e Phopular Photography, trovai come costruirsi un ingranditore utilizzando una fotocamera a soffietto, presto fatto con il bricolage mi feci l'ingranditore, avevo un amico falegname e non mi fu difficile, il passo successivo, avendo vinto ad una mostra fotografica un obiettivo (Eidon 205) offerto dalla Ferrania costruii ancora l'ingranditore, allora scoprii anche la possibilita di sensibilizzare la carta ecc. poi con il tempo e l'evoluzione il mio proseguire ha seguito l'evoluzione tecnica fino ad arrivare oggi al digitale. Be devo farti i miei complimenti hai fatto un bellissimo oggetto e quello che apprendo e che tu fai i corsi di foto.
Ancora piu i miei complimenti, ora non mi interesso piu di fotoclub ecc se non praticandone guasi come esterno, ma in passato se vai agli annuari troverai il mio nome come presidente fondatore di fotoclub (2) e Sergio Magni, con Gorgerino, Conti, Tani ecc sono venuti alle serate dei corsi fotografici dove hanno trovato anche 50 partecipanti. Tempi passati.
Ma tu ora hai risvegliato in me una parte di interesse sul passato.
Pertanto oltre farti i miei complimenti, ti seguiro passo passo e magari cercando il tuo dotto aiuto.
Ti saluto cordialmente
Buon lavoro, e buon divertimento.
Fabriziob
enrico
Ciao Fabrizio e grazie,
il tuo nume non mi è nuovo, probabilmente ho visto delle tue foto in qualche annuario FIAF.
Mi parli di ingranditore autocostruito e mi hai riportato alla mente il mio primo ingranditore, che ho ancora e che mi costruì mio padre. Un ingranditore "a siluro", con una galleria prismatica di specchi, una lampada su di una parabola che altro non era se non un faro di automobile, un vetro smerigliato dall'altra. E per obiettivo, la macchina a soffietto di mio padre che faceva in quell'occasione il lavoro "al contrario".
Sono felice che ci sia anche tu in questo viaggio nel tempo.
Con simpatia
Enrico
enrico
Per avere dei punti di riferimento, ho raccolto i dati delle mie prove, di quelle che mi hanno dato buoni risultati. Ve li riporto:

Concentrazione delle soluzioni:

carta salata: soluzione passata a pennello di sale (cloruro, ioduro o bromuro) a concentrazione 0,5 molare

albumina: 22 gocce di una soluzione satura di ioduro di potassio in due chiare d’uova.

Sviluppo all’acido gallico: soluzione satura di acido gallico diluita 1 + 4 (1 a 5) con acido acetico e qualche goccia di nitrato d’argento.

soluzione di nitrato d’argento: 12 grammi di nitrato d’argento in 120 ml di acqua distillata


Valori medi di esposizione in pieno sole:

eliografia (gomma arabica con bicromato di potassio): 8 ore

carta al cloruro d’argento ad annerimento diretto: 2 ore

carta allo ioduro d’argento sviluppata in acido gallico: 1 minuto

lastra di vetro albuminata, allo ioduro d’argento: 5 minuti

carta al bromuro d’argento sviluppata in acido gallico: 30 secondi

A presto
Enrico
enrico
Cari amici,
ho appena preparato della nuova albumina: due tuorli, 15 gocce di soluzione satura di ioduro di potassio, 3 di bromuro di potassio, 2 gocce di soluzione di cloruro di sodio 0,5 M. Per seguire la procedura di Gustave Le Gray che raccomanda di sbattere i bianchi con una forchetta di legno, ho ripreso lo sbattitore che avevo costruito in compensato e questa volta, anziché nell'avvitatore, l'ho inserito in qualcosa di più potente biggrin.gif ...

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Adesso l'emulsione è a riposare. Domani preparo delle nuove lastre.
Enrico
enrico
Per tenervi aggiornati:
ho steso l'emulsione sulle 5 lastre e su di un foglio di carta per acquerelli.
Questa volta ho controllato l'orizzontalità delle lastre una per una (e non quella del solo foglio di compensato sul quale le ho adagiate, come ho fatto la volta scorsa), mediante una piccola livella a bolla disposta di volta in volta in due direzioni ortogonali sull'estremità libera del vetro. L'uniformità dello spessore ora dovrebbe essere perfetta.
ENrico
danighost
Le sedie le vedo piuttosto nitide per essere su carta.

Però che frullatore. biggrin.gif

Ti auguro buona luce con la nuova soluzione all'albumina, che sia la volta buona?
Se anche non fosse, non credo sia un dramma, piuttosto che le formule che segui vadano bene, mi chiedo se allora non venivano scritte correttamente per evitare di essere copiati.

Ultima domanda, come facevi a far scattare le foto? Del primo aerostato (si scrive cosi?), lo hai scritto, mentre per gli altri?
enrico
QUOTE(danighost @ Aug 29 2007, 07:03 PM) *
Ultima domanda, come facevi a far scattare le foto? Del primo aerostato (si scrive cosi?), lo hai scritto, mentre per gli altri?


Sempre con una miccia di cotone imbevuta di nitrato di potassio. L'obiettivo che usavo è questo:

IPB Immagine

Vedi quelle due levette che sporgono sulla sinistra? Una serve per caricare la molla, l'altra aziona lo scatto dell'otturatore. Fissavo a questa levetta, aiutato dal foro centrale che si vede, un elastico teso da una parte ed un filo di cotone che ne assorbiva la tensione dall'altra. Elastico e filo erano fissati dal capo opposto ad una struttura leggera in filo di ferro zincato. Al filo era fissata una estremità della miccia (che correva all'interno di una spirale fatta col fil di ferro). A qualche centimetro, posizionavo un secondo filo che reggeva un disco di cartone rivestito con alluminio da cucina (per aumentarne la visibilità).
Questo disco mi avvisava cadendo, quando l'otturatore era prossimo allo scatto. A quel punto, bloccavo il cavo di vincolo e facevo terminare la salita della mongolfiera, che aveva il tempo di stabilizzarsi ed evitavo così le oscillazioni che mi avrebbero procurato una immagine mossa.
Quando il fuoco arrivava al filo e lo bruciava, l'elastico non più bloccato faceva scattare l'otturatore.
Ciao
Enrico
danighost
grazie.gif ingegnoso ohmy.gif guru.gif
enrico
Cari amici,
vi relaziono sull'attività di oggi. Ormai questo forum è diventato un po' il mio "giornale di bordo" sul quale posso tornare a rivedere le procedure che ho utilizzato. Descrivo tutto nei dettagli anche perché potrei essere utile, chissà, a qualcuno che volesse ripetere le mie esperienze.
Gustave Le Gray dice di esporre le lastre all'albumina, una volta secche, all'azione del calore di un fuoco ad una distanza dove la temperatura sia di 70° - 90°.
Ho acceso il fornello piccolo del gas, quello del caffè dry.gif e ho posto sulla fiamma un termometro da laboratorio, avvicinandolo fino a che non ha segnato 80° (a circa 30 cm). A quella distanza ho posto una lastra alla volta per uno-due minuti. Ora sono pronte per la sensibilizzazione e l'esposizione.
Intanto, pensando alla gelatina, prossima tappa, e speranzoso di aumentare la sensibilità delle mie emulsioni, ho iniziato a progettare un otturatore a ghigliottina da adattare alla mia "camera obscura". A tal proposito, sto leggendo: "La photographie instantanée", un trattato del 1888 che parla, fra l'altro, degli otturatori. A pag. 26 descrive un metodo per determinare la velocità di un otturatore a ghigliottina (stavo per dire che di ghigliottine i francesi se ne intendono, ma mi sono ricordato che il volume è una traduzione in francese di un testo di J. M. Eder di Vienna, per cui ho pensato di risparmiarvi la battuta rolleyes.gif ), che non posso fare a meno di riportarvi, pensando ai sistemi elettronici moderni:

"... Un aide, placé dans une chambre obscure, tient en main, le bras tendu, un fil de magnésium incandescent, auquel il imprime un mouvement de rotation de façon à faire une évolution entière par seconde. L'opérateur compte ègalement les secondes, et dès qu'il juge le mouvement uniforme et normal, il fait fonctionner l'obturateur. Au développement de la glace sensible, on obtiendra un segment de cercle absolument net et visible. On prend alors le diamètre du cercle décrit et on le rapporte sur le papier. On y trace le segment photographié et on cherche à l'aide d'un rapporteur gradué quelle fraction du cercle entier ce segment représente....
La précision de cette méthode est largement suffisante dans les cas ordinaires
"

In sintesi, l'autore dice di far mettere in rotazione, a braccio teso, da un assistente, un filo di magnesio acceso. L'assistente deve ruotare il braccio compiendo un giro completo nello spazio di un secondo. (Il filo di magnesio brucia lentamente con una fiamma vivissima. Quella della combustione del filo di magnesio, è una esperienza che faccio a scuola con i ragazzi quando parlo delle ossidazioni e delle reazioni esotermiche). E non poteva scegliere altra sorgente l'autore del libro, in considerazione della scarsa sensibilità del materiale sensibile del tempo che pure, in situazioni di luce intensa, permetteva di fare delle istantanee ( i tempi andavano da 1/10 ad 1/100 di secondo).
Sviluppato il negativo, con un goniometro si vedeva che frazione della circonferenza era impressa sulla lastra. Tale frazione coincideva con il tempo di posa espresso in frazioni di secondo.
Gli otturatori a ghigliottina erano a caduta e, per aumentarne la velocità, vi veniva applicato un elastico.

A bientot
ENrico
enrico
Cari amici,
ho esposto la prima lastra all'albumina. Cinque minuti al sole. Sotto l'azione dell'acido gallico, con una certa emozione ho visto delinearsi nitidi e decisi i contorni delle sedie:

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Sono soddisfatto per l'esito positivo della prova, ma non completamente visto che c'è più dettaglio nella prova su carta, mentre dovrebbe essere il contrario. Disturba poi la forte reticolatura dello strato di albumina. Questa reticolatura era presente anche nelle mie precedenti prove all'albumina (nelle quali però il dettaglio era superiore di molto). In questo caso lo potrei attribuire al fatto che, fra lo sviluppo ed il fissaggio, ho immerso la lastra in un secchio che, inavvertitamente, avevo riempito con acqua calda. C'è ancora da lavorare per migliorare i risultati ma, sia pure lentamente, stiamo procedendo sulla via giusta.

Alla prossima esposizione.
ENrico
enrico
Sono stato ad osservare le lastre non ancora sensibilizzate e una struttura reticolare c'è, causata dall'esposizione al calore per far coagulare l'albumina. Cercherò di limitarla quanto più possibile, evitando di usare il fonh per asciugarle. Vedremo.
Espongo le mie lastre in condizioni di pieno sole e di elevato contrasto della scena e rinunzio in situazioni di cielo fortemente velato o coperto. Ciò deriva dal fatto di non poter determinare con precisione l'esposizione che dipende non solo dalla luce esterna, ma anche dal materiale sensibile.
Le considerazioni sono queste:

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Data la limitata latitudine di posa dei miei materiali sensibili, un ampio contrasto della scena fotografata, mi permette di ottenere delle immagini decenti, anche con errori di esposizione consistenti (In alto nello schema).
In caso di debole contrasto invece, basta poco per trovarsi dei negativi del tutto sovraesposti o insufficientemente impressionati e quindi con nessuna immagine.
L'industria produce materiali con caratteristiche standard e costanti, cosa piuttosto difficile da ottenere con procedimenti artigianali.
La difficoltà dei primi fotografi ad ottenere delle esposizioni corrette, è dimostrata dall'uso che si faceva un tempo dei bagni di rinforzo e di riduzione: chi si ricorda del riduttore di Farmer?
A presto
Enrico
enrico
Cari amici: EUREKA!
ho bandito l'uso del phon con l'albumina, uso che invece non mi ha dato problemi con la carta.
Ieri sera ho sensibilizzato una lastra e l'ho posta ad asciugare al buio per tutta la notte. Questa mattina l'ho esposta, inquadrando lo stesso soggetto, proprio per poter meglio valutare le differenze. Alle nove il sole ancora non inondava il giardino e quindi ho esposto all'ombra. Basandomi sulla volta precedente che avevo esposto per 5 minuti al sole, ho valutato "a naso" che fosse necessario aumentare di due stop. Ho così tolto il tappo all'obiettivo e l'ho rimesso dopo 20 minuti. Lo sviluppo è proceduto in maniera lenta e regolare. Non ho cronometrato il tempo, ma ho estratto la lastra per porla nel fissaggio dopo una ventina di minuti. Lo sviluppo all'acido gallico è infatti uno "sviluppo fisico" dove è l'argento presente in soluzione che determina la crescita dei cristalli che hanno ricevuto luce. Con lo sviluppo chimico, l'immagine si sviluppa invece completamente in uno o due minuti. Ma all'epoca nella quale mi trovo, l'idrochinone non è stato ancora inventato laugh.gif
Il contrasto della scena più contenuto ed il tempo di posa azzeccato, mi hanno dato un ottimo negativo, nitido e con una ricca gamma tonale.
Ora è ad asciugare nel mio "essiccatoio" in compensato.
Questa sera ve lo mostro.
Buona domenica
Enrico
enrico
La lastra è asciutta e posso mostrarvi il risultato:

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Un simile dettaglio non è realizzabile con un calotipo.

Questa mattina ho anche costruito un "gocciolatoio" per lastre, ispirandomi al modello presente in un testo francese del 1800:

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La struttura è parte in legno e parte in metallo. Io l'ho realizzato tutto in compensato, per una capienza di 5 lastre:

IPB Immagine

Alla prossima lastra
Enrico
Riccardo S.
Ciao Enrico,

complimenti per i risultati che stai ottenendo anche con questo metodo, la retinatura è decisamente inferiore e i dettagli sono belli nitidi.

Ma con l'albumina è possibile ottenere una lastra con assenza completa di retinatura? Aumentare lo spessore del composto aiuterebbe o creerebbe problemi?

Continuo a segurti.

Riccardo
enrico
QUOTE(Riccardo S. @ Sep 3 2007, 05:27 PM) *
Ma con l'albumina è possibile ottenere una lastra con assenza completa di retinatura? Aumentare lo spessore del composto aiuterebbe o creerebbe problemi?


Ciao Riccardo,
non credo che sia possibile. Gustave Le Gray parla di esporre al calore la lastra fino ad ottenere una "screpolatura", che assicura l'avvenuta insolubilizzazione dell'albumina. Solo che questa screpolatura è presente anche prima dell'esposizione al calore. Osserva questa immagine:

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è un ingrandimento spinto di una lastra albuminata e non esposta al calore. Si vede bene come l'albumina, seccandosi, si frammenti in tanti pezzi dai bordi rettilinei Evidentemente si ritira e la contrazione della pellicola proteica ne causa questa caratteristica frammentazione.

Osserva quest'altra immagine:

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e di una lastra (a minore ingrandimento) esposta al calore. Non cambia molto. Si notano alcuni frammenti opachi: sono frammenti distaccatisi dalla superficie del vetro. Considera che, prima di spandervi l'albumina, ho pulito per bene il vetro e l'ho sgrassato con dell'alcool etilico.
Le Gray dice di preferire del vetro smerigliato, che consente una migliore aderenza dello strato di albumina. Mi son fatto tagliare una decina di lastre smerigliate (quanto guadagnano questi vetrai... devi vedere che prezzi). Ne ho preparata una che ti mostro:

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La reticolatura c'è sempre, ma mi sembra molto fina e regolare e priva di frammenti in via di distacco.
Per quanto riguarda la tua domanda circa l'effetto dello spessore dell'emulsione, credo non risolva nulla l'aumentarlo (oltretutto si verserebbe fuori dal vetro essendo molto fluida). Guarda quest'altra immagine:

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si tratta di una lastra "sbagliata", perché lo strato non è di uguale spessore, ma non sempre gli errori sono negativi. In questo caso rispondono alla tua domanda: dove lo strato è più sottile (sulla parte destra), la reticolatura è più contenuta, pur essendoci sempre. E soprattutto non ci sono frammenti parzialmente distaccati (quelli opachi) ben visibili e numerosi sulla parte di sinistra più spessa.

Osserva ora quest'ultima immagine:

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questo è un foglio di cartoncino per acquerelli che ho trattato con la stessa albumina delle lastre. Qui non c'è traccia di microlesioni, probabilmente grazie alla adesione assicurata dalla struttura fibrosa della carta.
D'altra parte, mentre le lastre all'albumina ebbero vita brevissima, subito soppiantate dal collodio, le carte albuminate sopravvissero per lunghissimo tempo e davano dei risultati pregevoli.

A presto
Enrico
enrico
Ieri sera ho sensibilizzato due lastre. Questa mattina il cielo era coperto da una coltre di nubi. Poiché, una volta sensibilizzate, le lastre non si conservano per molto, le ho esposte ugualmente.
La prima per 20 minuti dalla terrazza del piano notte. E' puntata sul muretto e sul melo che ho ripreso tante volte, a cominciare dalla prima prova, fino alle eliografie. Si distinguono molto bene i palazzi sullo sfondo, sui quali quasi non si nota la reticolatura:

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Poi ho esposto la lastra smerigliata, riprendendo da distanza ravvicinata un vaso con dei peperoncini rossi (quello avevo a portata di mano smile.gif ). Ho lasciato che la luce agisse per 30 minuti, anche in considerazione dell'allungamento che mi è occorso per la messa a fuoco:

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A presto
Enrico
enrico
Alla cortese attenzione dei gestori del forum:

da un paio di giorni, quando accedo a questa discussione, mi compare un messaggio di errore. Il più delle volte a questo segue: "Impossibile visualizzare la pagina" e mi si chiude la finestra. Non so se succede anche agli altri visitatori.
Immagino dipenda dalla mancanza di una parentesi in qualcuno degli ultimi link a qualche immagine.
Chiedo cortesemente di porvi rimedio e cancellare questo messaggio.
Grazie.
Enrico
marcelus
idem x l'errore

ma continuo sbalordito e meravigliato a seguirti
mauri998
Quando ero ancora un bambino vedendo i vecchi film western mi chiedevo che cosa potesse esserci dietro quel telo nero e quella strana scatola di legno, e come alla fine si potesse arrivare ad ottenere una foto. Oggi grazie al tuo affascinante lavoro mi sembra di essere entrato in uno di quei vecchi film.
Leggendo quello che hai fatto non posso che farti i miei più sentiti complimenti Pollice.gif
E' un lavoro bellissimo e molto istruttivo quello che stai portando avanti con grande passione; tra un esame e l'altro dovrò recuperare qualche mese di arretrati intanto seguirò quello che farai con grande attenzione, quindi CONTINUA COSì!!!!! wink.gif

A presto, Maurizio
enrico
Maurizio, grazie. Sono anche gli amici che mi seguono che alimentano il mio entusiasmo e mi danno la spinta per andare avanti. Questa mattina ho rimesso in funzione la camera obscura. Le lastre sono ora ad asciugare. A stasera.
Enrico
enrico
Cari amici,
come promessovi, ecco la lastra.

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Per il dettaglio ed il chiaroscuro, direi che è perfetta. C'è solo l'inconveniente della reticolatura, problema che devo risolvere. Il palazzo è quello al confine, sul retro di casa. Ho esposto per 15 minuti per evitare di perdere i dettagli nelle parti in ombra. Se ci fate caso, al centro in basso si nota una bicicletta appoggiata al muro.
Ogni volta è una emozione. Oggi la tecnologia e l'industria ci hanno reso tutto più facile (e questo è un vantaggio). Ci forniscono macchine e materiali ed a noi non resta che schiacciare il bottone: "Voi schiacciate il bottone e noi facciamo il resto" era il motto di Eastman.
Questo viaggio nel tempo mi ha fatto riscoprire il fascino della manualità e delle cose a misura d'uomo.
Anche i problemi da affrontare lungo il cammino hanno un loro notevole lato positivo: la profonda soddisfazione che si prova una volta che si è riusciti ad averne ragione ed a risolverli.
A domani.
ENrico

p.s. Continua a comparirmi il solito messaggio d'errore. Più di una volta mi è scomparsa la pagina ed ho dovuto ridigitare il testo. Non c'è nessuno che possa risolvere il probelma?
Grazie
Enrico
davidebaroni
Enrico,
continuo a seguirti affascinato. Anzi, questo è ormai l'unico thread che seguo nel Forum. La tua osservazione sulla "manualità" mi ha colpito, e la ocndivido in pieno.
Per il messaggio d'errore... A me non capita, non mi è mai capitato. Non so se sia perché uso Firefox... Ma ho provato ad accedere alla discussione dal link in Tecniche, dai Preferiti, dalla e-mail di notifica, e non ho mai avuto problemi.
Ciao,
Davide
enrico
Ciao Davide,
è sempre un piacere risentirti.
Il messaggio di errore mi compare regolarmente quando accedo alla pagina 19 e sono certo che il problema è lì, nella mancanza di una parentesi in uno script. Ma quando cerco di scrivere, come ora, mi compare regolarmente anche da questa pagina e, dopo il primo messaggio, cliccandovi su, me ne compare un secondo e la pagina del forum scompare con la comparsa della solita pagina vuota di explorer che avvisa: "Impossibile visualizzare la pagina". Per fortuna questa successione non è costante ed ancora riesco a comunicare. Temevo sulle prime di venir tagliato fuori da questa discussione. In ogni caso la cosa è fastidiosa. Purtroppo non ho accesso alle modifiche per la corezione dell'errore, cosa che può fare solo un amministratore del forum.
Faccio colazione e provo a postare la seconda foto di ieri. Poi espongo l'ultima lastra che ho sensibilizzato ieri sera. In settimana preparo altre lastre, questa volta utilizzando solo il bromuro.
Enrico
enrico
Ecco la seconda lastra di ieri:

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Poichè il soggetto era in pieno sole, ho esposto per 10 minuti.
Mentre scrivo, è in esposizione l'ultima lastra. Non mi aspetto un capolavoro perchè lo strato di albumina è molto irregolare. Il soggetto è all'ombra del porticato, solo molto parzialmente sotto la luce diretta del sole. Provo ad esporre per 30 minuti.
Enrico
enrico
Ho sviluppato proprio ora l'ultima lastra. A parte i "buchi" dovuti al desfogliarsi dell'albumina, mi sembra buona. Al solito, è ad asciugare.
A stasera
ENrico
enrico
Ecco l'ultima lastra. La reticolatura e la sfogliatura sono più accentuate delle altre. Ma per dovere di onestà, vi ho sempre mostrato successi ed insuccessi, anche se in questo caso lo stato della lastra lasciava prevedere un risultato non buono già prima dell'esposizione. Quello che mi piace, sono i toni bruni e caldi dei negativi.
Comunque, da un punto di vista dell'esposizione e dei toni, i risultati sono più o meno costanti.
Lavorerò ancora un po' sull'albumina per ottenere prove ancora migliori.
Intanto sto preparando tre piccoli piani regolabili per sistemare comodamente e con precisione le lastre su di un piano perfettamente orizzontale, condizione indispensabile per ottenere uno strato uniforme di albumina. Appena pronti, ve ne mostro il meccanismo.
Un saluto
ENrico

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mauri998
Ciao! ero troppo curioso di vedere i nuovi risultati.............direi che sono ottimi, soprattutto la lastra numero 8; se non fosse per la reticolatura sembrerebbe ottenuta con prodotti industriali. Sono convinto che un modo per attenuarla deve esserci, anche se forse non è banale; ma d'altronde il bello del cimentarsi in questi hobby credo sia proprio lo sforzo di superare le difficoltà e di migliorarsi.
Aspetto nuove notizie, buon lavoro!

p.s. a me non compare nessun messaggio di errore, ne con explorer ne con mozilla unsure.gif
enrico
QUOTE(mauri998 @ Sep 10 2007, 12:44 AM) *
Ciao! ero troppo curioso di vedere i nuovi risultati.............direi che sono ottimi, soprattutto la lastra numero 8; se non fosse per la reticolatura sembrerebbe ottenuta con prodotti industriali. Sono convinto che un modo per attenuarla deve esserci, anche se forse non è banale; ma d'altronde il bello del cimentarsi in questi hobby credo sia proprio lo sforzo di superare le difficoltà e di migliorarsi.
Aspetto nuove notizie, buon lavoro!

p.s. a me non compare nessun messaggio di errore, ne con explorer ne con mozilla unsure.gif

Anche a me la numero 8 sembra eccezionale. Il modo per attenuare la reticolatura lo troverò. Intanto ho realizzato tre piani per sistemare in orizzontale le lastre. Sono dei rettangoli di compensato di 15 x 15 cm, provvisti di tre viti poste ai vertici di un triangolo. Ho incollato sotto ciascun piano tre cerchi di compensato nei quali ho affogato il dado di ogni vite:

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Per livellare il piano procedo così:
faccio girare le due viti a e b, poste sullo stesso lato, in senso inverso fino a che la livella a bolla mi dice che ho raggiunto l'orizzontalità lungo il primo asse:

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Quindi oriento la livella a 90* rispetto a com'era prima ed agisco sulla vite c per ottenere l'orizzontalità lungo il secondo asse. A questo punto il piano è perfettamente orizzontale e lo spessore dell'albumina sarà perfettamente uniforme. Con le viti posso ottenere degli spostamenti micrometrici, abolendo così il sistema primitivo degli spessori di cartoncino adottato fin'ora.

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Appena ho un po' di tempo, preparo nuove lastre cambiando la composizione e la concentrazione delle soluzioni.
Penso che con la gelatina, di prossima sperimentazione, il problema della reticolatura non dovrebbe esserci. Probabilmente si faranno vivi nuovi problemi smile.gif
Enrico

enrico
Ho passato il pomeriggio di ieri e la mattinata di oggi a costruire un riproduttore per le lastre (ma non solo). Per i dettagli: riproduttore lastre
A presto
Enrico
danighost
Sono tornato domenica dalle ferie e cosa c'è di più bello di un EUREKA?

Vedo che il dettaglio ora è notevole e che ci sono passi in avanti con l'albumina.
Invece queste carte all'albumina sono nuove o io ho perso un pezzo? dry.gif

Io con firefox non ho problemi di errore.
enrico
Le carte all'albumina le ho provate tempo fa con l'annerimento diretto.
Bentornato.
ENrico
danighost
grazie.gif , la mia è una curiosità, visto che nel tuo ultimo messaggio nella pagina precedente, dici che le laste hanno avuto vita debole, mentre le carte all'albumina sono durate più a lungo, se non ho capito male è perchè non avevano il problema della retinatura come le lastre.
enrico
QUOTE(danighost @ Sep 11 2007, 11:56 PM) *
visto che nel tuo ultimo messaggio nella pagina precedente, dici che le laste hanno avuto vita debole, mentre le carte all'albumina sono durate più a lungo, se non ho capito male è perchè non avevano il problema della retinatura come le lastre.


Le lastre sono rigide ed hanno una superficie perfettamente liscia, per cui la dinamica del ritiro è diversa e parti di albumina possono anche perdere aderenza e desfogliarsi. Ho visto che le cose vanno molto meglio su di un vetro smerigliato. Per quanto riguarda la carta, sia la sua natura fibrosa, sia la sua assorbenza costituiscono un vantaggio per il problema della reticolatura e del distacco, ma uno svantaggio per la nettezza dell'immagine.
Ciao
ENrico
danighost
Quindi con la carta non c'è questa nitidezza del vetro, ma non si ha la reticolatura sempre con il vetro; mentre se si usa il vetro smerigliato la attenui.

Queste lastre sono con il vetro smerigliato o liscio?
enrico
Vetro liscio, tranne quella col vaso di peperoncini.
danighost
grazie.gif
enrico
Non sono scomparso,
vi chiedo scusa, ma ho acquistato finalmente il computer nuovo e sto passando i momenti liberi a far tracce sui muri per una piccola lan domestica e a reistallare programmi e dati...
Poi è iniziata la scuola.
Appena mi libero, ricomincio con gli esperimenti...
Saluti
Enrico
perrins
Caro Enrico,
cari amici...

vi reincontro tutti con piacere a bordo della carrozza. Sono trascorse praticamente due lune dalla mia ultima presenza qui. Non mi sono mai dimenticato però del "nostro" fantastico viaggio.
Ho avuto la fortuna di un'estate intensa, piena di esperienze e di qualche viaggio, carico di emozioni. Tra le altre cose... se ne avrete la possibilità non mancate una visita al cimitero militare americano in normandia, appena sopra Omaha Beach, dove tra le novemila e più croci bianche si vedono le spiagge e le onde del mare, lo stesso di quel 6 giugno.

Non mi sono però dimenticato di questo bellissimo viaggio, che ho sempre seguito ogni volta che facevo tappa a milano, ma non ho mai avuto il tempo e la tranquillità per salutarvi e per rileggere bene e a fondo l'attività dell'ultimo periodo.
Sono a casa ormai da più di tre settimane ma, nell'attesa dell'inizio dell'anno accademico, ho trovato un piccolo lavoro che mi impegna per circa dieci ore al giorno (mai fu più desiderato tornare presto studente!) e, al ritorno a casa la sera, mi devo fare carico di altri due piccoli lavoretti nel web per conto di terzi.

Basta parlare di me, ora, e di giustificarmi. Oggi ho dedicato tutto il tempo necessario a gustarmi tutta l'attività del Nostro smile.gif negli ultimi due mesi. Sono rimasto affascinato: i risultati con l'abumina sono strepitosi e, davvero, il dettaglio non ha nulla da invidiare a quello che si ottiene ora portando un negativo a quelle risoluzioni (senza maschere di contrasto o archibugi simili). Sarebbe bello un "confronto" diretto! La latitudine di posa poi è entusiasmante!

Caro Enrico, continua così. Con la tua grande passione che emoziona tutti noi.

Sono rimasto davvero colpito (tant'è che ho riletto tutto tre volte) dalle tue foto aeree... che ingegnosità,che risultati... e che bello avere un prof così!

Torno in carrozza, amici e vi auguro uno splendido autunno.

Grazie Cocchiere smile.gif

pietro
enrico
Bentornato Pietro.
E' proprio vero che non siamo padroni del tempo, ma è il tempo a decidere quando lasciarci liberi per le nostre attività preferite. Spero di tornare quanto prima fra le mie lastre. Intanto sono felice di sentirmi sempre circondato da tanti amici. Vi saluto tutti con affetto e simpatia.

Enrico
mauri998
Anche i tuoi studenti hanno bisogno di te; aspettiamo con entusiasmo i prossimi risultati che saranno ancora migliori ;-)

Maurizio
Juka
tornare e sfogliare il tuo diario di bordo, è un vero viaggio nel tempo;
ed è molto bello vederti spaziare con tante tecnologie, ottenendo risultati interessanti
e molto coinvolgenti;
smile.gif grazie,
Luca
enrico
Ciao Luca,
ora sono purtroppo alle prese con la tecnologia moderna. Ho acquistato un nuovo computer che mi sta dando dei problemi.... mad.gif
Enrico
Pagine: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14
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