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enrico
Cari amici, EUREKA!

ho appena ritirato la camera oscura, dopo otto ore di esposizione, ed ho immerso il cartoncino in acqua fredda per un paio di minuti. Sembrava non succedesse niente ma, per essermi cimentato con la gomma bicromatata anche nel passato, sapevo che occorreva aver pazienza. Un sottile dubbio però mi infastidiva: "Troppa esposizione, vista la giornata assolata, ha reso insolubile tutta l'emulsione?".

Ho tolto delicatamente il cartoncino, ho sostituito l'acqua della vaschetta (non potevo vedere che colore aveva perché ero in luce rossa) con acqua tiepida e vi ho immerso di nuovo il cartoncino a faccia in su.

L'emulsione ha iniziato a dare segni di vita: qualcosa ha iniziato ad agitarsi, a venir via e... ed è comparsa una immagine nitida, perfetta, ben contrastata. Una immagine negativa, marrone sul fondo giallino del cartoncino per acquerello.

Ora è ad asciugare. Abbiate pazienza, stasera ve lo mostro smile.gif
Enrico
davidebaroni
WHOPEE!!

Restiamo in attesa! smile.gif
enrico
Eccola qui.
L'originale:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

e la conversione in positivo:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Non mi resta a questo punto che produrre una eliografia direttamente positiva. Provai tempo fa col cartoncino nero, ma non è adatto, molto meglio la carta per acquerelli.
Vi stenderò sopra una emulsione bianca. Dopo lo spoglio, vedrò di colorare in nero, per immersione nel colorante, le parti scoperte. D'altra parte, Niepce cercava di scurire il metallo su cui stendeva il suo bitume di Giudea, sottoponendolo ai vapori di iodio. Ed è grazie a questa sua idea, evidentemente ripetuta da Daguerre sulle lastre argentate, che questi scoprì la sensibilità alla luce degli alogenuri (in questo caso lo ioduro) d'argento.
Se il risultato sarà soddisfacente, potrò considerare conclusa questa esperienza sull'eliotipo e passare avanti.
Vista l'epoca remota che stiamo rivivendo assieme (siamo praticamente agli albori della Fotografia), mi sembra opportuno riportarvi delle righe che riprendo da un libro che sto leggendo (Ando Gilardi - "Meglio ladro che fotografo"), dove è espresso, in maniera ironica e paradossale, un concetto fondamentale che mi ha fatto riflettere sul significato della fotografia o, almeno, su di uno dei suoi significati, di cui nessuno più si ricorda:

"Daguerre e poi Herschel, Talbot e gli altri non hanno inventato la Fotografia: ai tempi loro era già secolare. Hanno inventato un procedimento per renderla stabile, per poterla togliere dalle camere obscure e portarla dove si desidera.
Ora, per poter prendere la fotografia, toglierla da dove si forma e viveva, dal fondo delle scatole con l'occhio di vetro, bisognava imbalsamarla con sali d'argento e altri unguenti assai fetidi chiamati sviluppo, fissaggio, gelatina, collodio... Insomma si trattava di uccidere la bella immagine effimera che sorgeva e tramontava con il sole".
Osservando il mio eliotipo e riflettendo su queste parole, lo vedo con occhio nuovo.
Un saluto
Enrico
davidebaroni
Ottimo, Enrico! smile.gif

E grazie per la citazione di Gilardi... l'unico, o almeno il principale motivo per cui compravo Photo. Ironia e cultura coniugati insieme sono una miscela esplosiva... biggrin.gif

Se trovassi il suo vecchio pezzo sulle "lire per millimetro" come parametro di valutazione degli obiettivi... wink.gif

Una visione interessante e, come spesso gli succedeva, "controcorrente", quella di Gilardi.
In effetti, la "fotografia", in un certo senso, è vecchia quanto l'occhio. E la fotografia con la "camera obscura", col foro stenopeico, o qualche procedimento simile, é probabilmente vecchio di millenni.

Ma il procedimento per fissare l'immagine disegnata dalla luce... Beh, quella è davvero storia "recente".

Attendo con pazienza la prossima tappa di questo meraviglioso viaggio nel tempo. smile.gif

Davide
perrins
QUOTE(enrico @ Jul 12 2007, 05:42 PM) *

Cari amici, EUREKA!


E noi siamo qui, a condividere la tua gioia! smile.gif

Complimenti per la macchina del tempo, sono sicuro che potrà regalarti tante emozioni!

;-) Spettacolo l'eliografia. Io direi di cominciare a raccogliere molto bene il materiale e prendere molto bene appunti su quello che si svolge... uscirà un gran lavoro
apeiron
QUOTE(enrico @ Jul 12 2007, 09:34 PM) *



"Daguerre e poi Herschel, Talbot e gli altri non hanno inventato la Fotografia: ai tempi loro era già secolare. Hanno inventato un procedimento per renderla stabile, per poterla togliere dalle camere obscure e portarla dove si desidera.
Ora, per poter prendere la fotografia, toglierla da dove si forma e viveva, dal fondo delle scatole con l'occhio di vetro, bisognava imbalsamarla con sali d'argento e altri unguenti assai fetidi chiamati sviluppo, fissaggio, gelatina, collodio... Insomma si trattava di uccidere la bella immagine effimera che sorgeva e tramontava con il sole".
Osservando il mio eliotipo e riflettendo su queste parole, lo vedo con occhio nuovo.
Un saluto
Enrico


Suggestioni sempre di grande interesse, Enrico.
Certo. Da questo punto di vista anche la fotografia fa parte, come le tecniche che l'hanno preceduta, della lunghissima storia della rappresentazione, più o meno fedele, del reale.
Però, fin da subito, la fotografia pare aver scoperto (per fortuna...?) una vocazione diversa e mai completamente riconosciuta. "Il fotografo -ha scritto Italo Zannier- più di altri operatori visivi, si è posto ansiosamente, (...), ilproblema dell'artisticità del suo prodotto (...)". E' un problema tuttora aperto, più che mai, io credo. Purché, con "artisticità", non si voglia intendere per forza, come spesso accade, la sola rappresentazione di se stessi.
Scusa se sono uscito dal seminato. Ma la colpa è tua. Sei tu che dai il "la", come sempre. smile.gif
Apeiron
enrico
Davide, lire per millimetro è tutto un programma. Se lo trovi, faccelo leggere. Grazie per il Whopee. Testimonia il tuo entusiasmo. Mi vedo in una carrozza al galoppo su di una strada polverosa, con te e tutti gli altri amici al fianco a scherzare ed a conversare in allegria, in un tempo lontano.
Marcelus, ho anch'io un retroilluminatore per scanner, ma non l'ho usato quasi mai. Ritengo che la luce di un lampeggiatore, regolabile come quella di un SB 800 e l'incisività del 60 mm macro, siano l'ideale. Posterò poi qualche risultato.
Pietro, la tua amicizia e la tua simpatia sono preziose.
Apeiron, risentirti è sempre un gran piacere. Le tue riflessioni non sono mai OT, ma profonde e stimolanti.
Un saluto a tutti
Enrico
enrico
Cari amici,
a proposito dell'eliografia e di Niepce, vi faccio un regalo: un libricino di 17 pagine su di lui, è del 1861. E' in francese.
A presto
Enrico
enrico
Ho preparato il cartoncino per l'eliografia che esporrò domani e che, se viene bene, potrebbe essere l'ultima.
Ho fissato con le solite mollette il cartoncino per acquerelli ad una tavoletta di compensato. Questa volta l'ho passato prima col pennello bagnato in acqua distillata. Ho poi preparato l'emulsione col pigmento bianco stemperato in qualche goccia di acqua distillata, cui ho aggiunto la gomma arabica. Dopo aver mescolato il tutto con una spatola per alcuni minuti, vi ho aggiunto un po' della soluzione satura di bicromato di potassio. Ho continuato a mescolare il tutto. Poi l'ho steso a pennello sul cartoncino che, pur essendo ancora umido, non presentava segni di baganto in superficie. La stesa è risultata perfetta. Mai era venuta così.
A domani.
Enrico

p.s. una piccola riflessione. Col digitale e la pellicola, il mio riferimento per gli approvvigionamenti è sempre stato il fotonegoziante.
Mai prima d'ora mi era capitato di dovermi recare, per realizzare le mie "fotografie", al negozio di belle arti, a quello di ferramenta, di generi alimentari, in falegnameria e dal vetraio laugh.gif
perrins
QUOTE(enrico @ Jul 13 2007, 09:53 PM) *

Mai prima d'ora mi era capitato di dovermi recare, per realizzare le mie "fotografie", al negozio di belle arti, a quello di ferramenta, di generi alimentari, in falegnameria e dal vetraio laugh.gif


beh, qualcuno ad alimentare la passione per la fotografia ci deve sempre essere no? biggrin.gif

aspettiamo l'esito dell'eliografia!
enrico
Cari amici,
il vero grande merito di Niepce, non è tanto di aver prodotto tramite la camera oscura, quella che è considerata "la prima fotografia", visto che quello del bitume di giudea era un vicolo cieco. A mio avviso (ed è l'opinione di molti storici della fotografia), sono stati i progressi e le scoperte di Daguerre a farla partire. Il suo grande merito, di cui poco si parla (fin'ora solo Ando Gilardi lo ha puntualizzato a dovere nella sua "Storia sociale della Fotografia") è stata l'invenzione della fotoincisione, che ha rivoluzionato il modo di produrre le matrici per la stampa.
Non potevo quindi, per onorare a dovere questo grande personaggio, non sperimentare la produzione di una matrice o, per lo meno, i passaggi iniziali.
Isidore, figlio di Josheph-Nicéphore Niepce, ricordava che il padre nel 1826, - cito testualmente - "stese su una lastra di peltro ben pulita del bitume di Giudea sciolto in olio animale di Dippel. Su questa vernice collocò l'incisione da riprodurre, dopo averla resa traslucida, ed espose il tutto alla luce. Trascorso un certo tempo, immerse la lastra in un solvente che, a poco a poco, fece apparire l'immagine, fino allora invisibile.
Dopo queste operazioni, per renderla adatta all'incisione, la immerse in acqua più o meno acidula. Mio padre mandò la lastra all'incisore Lemaitre, chiedendogli di contribuire con la sua abilità a incidere il disegno più profondamente. Monsieur Lemaitre acconsentì con molta gentilezza alla richiesta di mio padre, e tirò diverse prove del ritratto del cardinale d'Amboise.."

In pratica, Niepce prese una stampa che riproduceva il cardinale, la unse con olio per renderla trasparente e la pose a contatto con una lastra ricoperta di bitume. Espose poi il tutto alla luce del sole. La luce rendeva insolubile il bitume attraverso le parti bianche. I tratti neri, invece, proteggevano il bitume che restava solubile. Trattando la lastra con un solvente, questa rimaneva protetta dallo strato di bitume, tranne nelle parti corrispondenti al disegno che venivano via. Un bagno nell'acido nitrico (acquaforte) incideva la lastra in corrispondenza dei tratti scoperti. A quel punto era sufficiente asportare tutto lo strato, inchiostrare la lastra e passarla con una racletta. L'inchiostro restava nei solchi. Pressando la lastra su di un foglio di carta, si riproduceva il disegno.
Niepce così aveva sostituito il sole alla mano dell'artista. In precedenza infatti, le lastre rivestite con bitume di Giudea, venivano incise col bulino da abili artigiani.
Riporto in fondo la stampa originale del cardinale d'Amboise e la riproduzione di Niepce.
E veniamo a noi.
Ho riprodotto su di un foglio di carta una immagine della "xxx della melagrana" di Raffaello Sanzio (matita su cartone) e ne ho eliminato i mezzi toni, trasformandola "al tratto" come se si trattasse di un'incisione.
Ho poi unto con olio (non vi dico la marca biggrin.gif ) mediante un batuffolo di cotone il foglio, per renderlo traslucido, e l'ho posto a contatto con un cartoncino trattato nel solito modo (colore bianco in polvere, gomma arabica, bicromato), sistemando il sandwich nel torchietto sotto una lastra di vetro ed esponendo al sole per 10 minuti:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Solito sviluppo in acqua, ed ecco il risultato:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

L'intenzione era quella di colorare di nero per immersione le parti scoperte. La cosa però non è riuscita, probabilmente perché è restato, anche nelle parti spogliatesi dall'emulsione, un sottile strato impermeabile. Ho spennellato del nero di china sul dorso nella speranza di tingere il foglio dal retro. Ma è chiaro che dovrò ripetere la prova.

Contemporaneamente, ho estratto il cartoncino dalla camera oscura che era in esposizione dalle otto e trenta di questa mattina. Ora è ad asciugare. Ve lo mostro ancora umido. Compare una specie di bassorilievo formato dall'emulsione indurita. L'immagine c'è, ma temo che incontrerò le stesse difficoltà per annerire le parti scoperte.

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

--
enrico
Per Marcelus, che mi chiedeva di tenerlo aggiornato, ecco lo stato di avanzamento dei lavori della "macchina del tempo". Nemmeno un chiodino, solo incastri e colla.
Un saluto a tutti
Enrico
perrins
QUOTE(enrico @ Jul 15 2007, 10:07 AM) *

Per Marcelus, che mi chiedeva di tenerlo aggiornato, ecco lo stato di avanzamento dei lavori della "macchina del tempo". Nemmeno un chiodino, solo incastri e colla.


ohmy.gif complimenti per il lavoro: sia la "progettazione virtuale" che la realizzazione artigiana sono lodevolissime !!
enrico
La "macchina del tempo" è completa. Domattina salgo in soffitta a prendere i negativi ed inizio a digitalizzarli.
Per l'eliografia, l'immersione nel colorante nero non funziona. Sto sperimentando un'altra strada: ho dipinto di nero con l'inchiostro di china un cartoncino per acquerelli, l'ho rivestido di gomma arabica sensibilizzata ed ho esposto il tutto alla luce perchè questa prima emulsione divenga insolubile. Una volta asciutta, vi ho passato a pennello una seconda emulsione, bianca. Domani rimetto in funzione la camera oscura.
ENrico
enrico
Ci vorrebbe un altro Eureka! smile.gif
Ho ripetuto l'esposizione della stampa della "Madon na del melograno", in due tentativi. Il primo mi è servito per stabilire il tempo di posa ottimale ed il tempo di permanenza in acqua. Del secondo posso essere pienamente soddisfatto.
Vi mostro la stampa che mi è servita da matrice, stampa su carta resa traslucida mediante olio. E' incredibile come, una volta asciutta, avesse lo stesso aspetto della "carta da lucidi" che si usa per i progetti:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Dopo tre minuti di esposizione nel torchietto in pieno sole, ho ottenuto questo:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Se, anzichè di cartoncino, il supporto fosse stato di metallo, avrei potuto trattarlo con l'acido nitrico ed avrei avuto una matrice per la stampa. Non riprodurrò questo percorso, visto che il nostro cammino riguarda la fotografia e non la stampa, ma a questo punto la cosa non sarebbe troppo difficile.
Ho provato a simulare l'effetto che avrei ottenuto stampando una analoga matrice metallica inchiostrata con inchiostro tipografico, convertendo l'immagine sopra in scala di grigio ed invertendone i toni mediante Photoshop.
Questo è il risultato che a me sembra eccezionale:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

A domani
Enrico
Fabio_Porcelli
Ho letto tutto stasera. Ho potuto seguire i tuoi progressi e sono stupefatto. Complimento per la costanza per la curiosità e la capacità di superare gli imprevisti.
Grazie.
Fabio.
enrico
QUOTE(Tursiope @ Jul 17 2007, 12:04 AM) *

Ho letto tutto stasera. Ho potuto seguire i tuoi progressi e sono stupefatto. Complimento per la costanza per la curiosità e la capacità di superare gli imprevisti.
Grazie.
Fabio.

Grazie a te Fabio.
Enrico
davidebaroni
ohmy.gif
Questa è la meraviglia di questo thread... Sono stato via quattro giorni, e al ritorno trovo questa "sorpresa".... ohmy.gif

Enrico, hai perfettamente ragione a dire che il risultato è eccezionale. Almeno secondo me lo è, eccome.

Che viaggio... Sono felicissimo di poterlo "condividere" con te, anche se solo come "osservatore".

grazie.gif

Davide
danighost
E' un po' che non intervengo, ma non vuol dire che non sto viaggiando con voi (di natura sono un ragazzo silenzioso), volevo esporre il mio dubbio.
Seguendo le varie tracce storiche (e qui correggimi Enrico), mi sembra di aver capito che il processo fotografico sia partito dalla duplicazione di stampe, magari in maniera empirica, con successivo passaggio a sensibilizzare un prodotto trasparente (e negativo), per poi sensibilizzare e portarlo in positivo un supporto cartaceo (quasi una seconda foto).

Ho scritto in maniera sintetica, ma vorrei capire hmmm.gif ,perchè se c'è un tracciato storico delle varie fasi in questa discussione me lo sono perso, ma inizio ad avere un po' di confusione, soprattutto quando Enrico hai scritto: "Non riprodurrò questo percorso, visto che il nostro cammino riguarda la fotografia e non la stampa, ma a questo punto la cosa non sarebbe troppo difficile". Sono andato un po' in confusione, pensavo che i due saspetti fossero correlati.

Se non sono stato chiaro ditemelo pure.
enrico
QUOTE(danighost @ Jul 17 2007, 11:09 AM) *

Seguendo le varie tracce storiche (e qui correggimi Enrico), mi sembra di aver capito che il processo fotografico sia partito dalla duplicazione di stampe, magari in maniera empirica, con successivo passaggio a sensibilizzare un prodotto trasparente (e negativo), per poi sensibilizzare e portarlo in positivo un supporto cartaceo (quasi una seconda foto).

Ho scritto in maniera sintetica, ma vorrei capire hmmm.gif ,perchè se c'è un tracciato storico delle varie fasi in questa discussione me lo sono perso, ma inizio ad avere un po' di confusione, soprattutto quando Enrico hai scritto: "Non riprodurrò questo percorso, visto che il nostro cammino riguarda la fotografia e non la stampa, ma a questo punto la cosa non sarebbe troppo difficile". Sono andato un po' in confusione, pensavo che i due saspetti fossero correlati.

Se non sono stato chiaro ditemelo pure.


Il sogno dei protofotografi è sempre stato quello di rendere permanente l'immagine effimera della camera oscura. Per raggiungere questo obiettivo si sono percorse le vie della chimica, visto che la parte ottica era già ad ottimi livelli: le camere ottiche erano da tempo in uso presso i disegnatori ed i pittori.
Poiché la luce che penetrava nella camera oscura era molto tenue, i primi tentativi andarono incontro a fallimenti.
Per esempio, Thomas Wedgwood tentò inutilmente, utilizzando le camere ottiche che venivano usate nell'impresa di famiglia (il padre era un famoso ceramista inglsese) per fare disegni di case di campagna da riprodurre a mano sul vasellame.
Wedgwood usava il nitrato d'argento su carta e su cuoio. L'azione della luce sul nitato d'argento era nota in seguito agli esperimenti del medico tedesco Schultze. Wedgwood si limitò quindi a fare quelli che noi oggi chiameremmo "fotogrammi" e che mi divertivo a fare anch'io da piccolo, ponendo sassolini, foglie e piume sulle carte scadute che mio padre mi regalava.
Niepce ebbe miglior fortuna. Ma all'inizio, i suoi esperimenti riguardavano la litografia.
Nel 1815 la litografia venne introdotta in Francia e Niepce pensò di sostituire le pesanti lastre di pietra Solenhofen usate dal suo inventore, Aloys Senefelder, con lastre di peltro. Per i suoi esperimenti gli occorrevano dei disegni ma, poichè non ne era capace, pensò di produrli per mezzo della luce.
Solo successivamente pensò di far uso della camera oscura.
D'altra parte Ando Gilardi, nella sua Storia sociale della Fotografia, pone l'accento più volte sul legame fra stampa e fotografia.
Se ci rifletti, le immagini che ci passano sotto gli occhi (ad esclusione della TV e di Internet), sono per la stragrande maggioranza ad inchiostro, prodotte cioé tramite i processi di stampa. Solo una piccola percentuiale sono immagini argentiche.
La fotografia ha quindi rivoluzionato l'arte della stampa che, prima di Niepce, richiedeva operazioni esclusivamente manuali e l'opera di valenti disegnatori. Non trovo più, purtroppo, una raccolta di giornali di mio nonno, rilegati, della seconda metà dell'800 dove tutte le immagini sono incisioni fatte a mano.
La storia della Fotografia e quella della stampa quindi si intrecciano.
Io sto ripercorrendo quella della prima.
Spero di aver risposto ai tuoi dubbi. Se nonl'ho fatto, chiedi pure.
Intanto grazie per essere con noi.
Davide, le cose hanno valore non tanto per quello che sono, quanto per quello che rappresentano. Nel mio caso la riproduzione della Mad onna della melagrana rappresenta il raggiungimento di un obiettivo.
Questa mattina ho messo in moto il riproduttore di negativi appena finito di costruire ed ho sceso la scatola nella quale, per fortuna, tanti anni fa volli raccogliere i negativi di mio padre.
Che emozione! Ho la schiena a pezzi, ma sono contento. Quanti ne sono!
All'inizio ho avuto quasi un moto di sconforto al vedere il lavoro che mi aspetta, ma sono sicuro che, quando avrò finito di digitalizzarli tutti, mi sembreranno pochi.
In soffitta ho trovato un cartoncino con una poesia che mio nonno dedicava alla sua fidanzata, nonna Anna. E' datata 1901!
Ora sto aprendo una scatola di negativi sulla quale mio padre ha scritto "Franca da fidanzata". Franca è mia madre.
Puoi capire che valore hanno per me questi pezzi di vetro e di celluloide, specie ora che i miei non ci sono più.
Ma ad ogni scatto, è come se li riavessi per un po'.
Buona giornata a tutti
Enrico
Gianni_Casanova
QUOTE(enrico @ Jul 17 2007, 01:58 PM) *

...Ma ad ogni scatto, è come se li riavessi per un po'.
Buona giornata a tutti
Enrico


Pollice.gif Enrico....sei grande,
Gianni
danighost
Quto quello che ha quotato Gianni, credo che così facendo sia un'opera di ringraziamento verso i tuoi genitori, io sarei fiero di avere un figlio come te, e nonstante posso essere tranquillamente essere tuo figlio (ho 28 anni), lavoro in una casa di riposo, e tutti i giorni vedo come i figli si comportino con i genitori. Ma qui si va OT.

Invece grazie.gif per per la scaletta storica, mi ha chiarito alcuni passaggi del tuo lavoro.
enrico
Grazie Gianni, grazie Danighost.
Qualche immagine:
- la "macchina del tempo" in funzione.
- una scatola di mezza dozzina di lastre Cappelli 13 x 18
- una scatola di una dozzina di lastre 6,5 x 9 ed una scatola in cartone di negativi 35 mm
Notate come non ci sia indicata la sensibilità ma si parli di "media rapidità" e di "extra rapide", e di come si parli di dozzine; oggi si direbbe solo 12 lastre o 6 lastre.
A proposito, mi sono sempre chiesto perché la dozzina. La decina dipende dal numero delle nostre dita, ma la dozzina? Perché non allora la "quindicina", o la "diciottina"?. E' chiaro che ci deve essere una ragione culturale. Chiesi anche a dei professori dell'università che ho frequentato, ma nessuno ha mai saputo darmi risposta, fino a che...
mia cognata mi regalò ad un compleanno la "Storia universale dei numeri" ed allora venni a capo del mistero:
quando la scrittura era privilegio di pochi (parlo di epoche remote in cui gli scribi erano appannaggio dei re), i calcoli i mercanti li facevano sulle dita. Il pollice serviva da indicatore, appoggiandosi via via sulle falangi delle altre dita che, per ogni mano, sono 12. Ogni volta che si raggiungeva una dozzina (una mano), il pollice dell'altra mano portava il segno sulle rispettive falangi: 12, 24, 36...
Esisteva una procedura, che non ricordo, per fare delle operazioni aritmetiche utilizzando le dita. Sul testo si dice che questo sistema è ancra utilizzato da qualche popolazione di mercanti nomadi.
Ma tornando alla fotografia:
- alcune lastre sono all'interno di una carta rossa, mi pare si chiamasse "alla celloidina", retaggio di un tempo precedente al pancromatismo.
- uno dei "prodotti" della mia "macchina del tempo": zio Michelino, fratello di nonno e medico condotto.
Si pensa che la fotografia abbia valore solo quando ha intenzioni artistiche e ci si dimentica che il suo grande vantaggio sulla pittura è proprio quella di riportarci, se pure con qualche limite, un pezzo di realtà. Ogni negativo è uno spiraglio che si apre per un istante nel passato e ce ne rivela un frammento. Solo per questo, la Fotografia è straordinaria.
L'ultimo tentativo eliografico non è andato a buon fine.
A presto
Enrico

--

--
danighost
Bè direi che zio Michelino porta bene gli anni.
enrico
Questa mattina ho provato a rifare una eliografia che riproducesse le luci in bianco. Ieri sera ho spalmato su di un vetro una emulsione di gomma bicromata e pigmento bianco. Dopo una esposizione di 10 ore, ho estratto la lastra, ma il risultato è stato negativo (non in senso fotografico smile.gif ) Una parte di emulsione si è sfaldata subito, prima dell'immersione in acqua e non c'era la minima traccia di immagine. Il vetro quindi non va bene. L'esperimento è riuscito quando ho usato il trasparente per getto d'inchiostro e poi, ma con i toni in negativo, tutte le volte che ho usato il cartoncino per acquerelli.
Continuerò a provare, ma intanto credo che proseguirò oltre, facendo un salto in aventi e tornando all'albumina, utilizzando in maniera completa la ricetta di Le Gray, visto che ho il bromuro. Certo, la posa di qualche minuto, mi sembrerà extrarapida.
Un saluto
Enrico
FKB_77
Salve Enrico
...ho letto tutto d'un fiato...sono rimasto colpito in particolare dall'immedesimazione e verifica storica quanto dal sapore alchemico filosofale del tuo percorso; tempo addietro anch'io mi sono avventurato nella costruzione di una camera oscura con la sostanziale differenza che utilizzavo un'anacronistica carta ilford! Mi rendo meglio conto adesso dei confini cognitivi di quel mio lavoro e devo ringraziarti per averli dilatati.

Quasi quasi domani la riesumo dalla cantina hmmm.gif

Complimenti

Francesco
marcelus
QUOTE(enrico @ Jul 15 2007, 10:07 AM) *

Per Marcelus, che mi chiedeva di tenerlo aggiornato, ecco lo stato di avanzamento dei lavori della "macchina del tempo". Nemmeno un chiodino, solo incastri e colla.
Un saluto a tutti
Enrico




grazie Enrico
appena avrò un po' di tempo tirerò fuori le lastre e vedro cosa riesco a combinare.


ps: ottimo lavoro guru.gif
enrico
Grazie Francesco, ciao Marcelus.
giovanni scaburri
Forse lo hai fatto ma perché non provi a togliere l'obbiettivo e coprire il buco con un cartoncino per fare il foro stenopeico.
Potresti buttare alle ortiche il vetro smerigliato e non pensare più al piano focale.
Poi se riesci a recuperare un cilindro, i vecchi contenitori del detersivo sono fantastici, dove infilare un supporto sensibile che avvolga il massimo della superficie interna del cilindro, ti vengono delle immagini a 180° che sono una meraviglia.
Se poi invece di un foro ne fai due, tre, quattro ti viene fuori un'immagine che te la sogni di notte.
Se poi la vuoi fare a colori meglio ncora.
Se poi, se poi, se poi,........................
Se poi vuoi tornare veramente in dietro ti consiglierei di indagare Bayard.
Se poi vuoi il disegno originale per fare la macchina di Niépce, quella di Daguerre e quella di Talbot batti un colpo.
Se poi vuoi un libro, fatto da bambini delle medie sulla storia della fotografia e sui processi chimici e sulla camera obscura dimmelo.
ciao
gianni
enrico
QUOTE(giovanni scaburri @ Jul 24 2007, 12:57 AM) *

Se poi vuoi il disegno originale per fare la macchina di Niépce, quella di Daguerre e quella di Talbot batti un colpo.
Se poi vuoi un libro , fatto da bambini delle medie sulla storia della fotografia e sui processi chimici e sulla camera obscura dimmelo.
ciao
gianni


Ciao Gianni,
certo che lo batto il colpo! Grazie.
Enrico
enrico
Gianni, ho esperienza della foto stenopeica per averla praticata in passato ma, richiedendo supporti con sensibilità alla luce relativamente elevata, non è proprio un procedimento antico. Ho qualche libro dei primi del 900 che ne parla. E' comunque un procedimento interessante che ha, come certamente ben sai, molti seguaci anche oggi, ma che esula un po' dall'argomento.
Ieri ho fatto un altro tentativo con l'eliografia, tentativo parzialmente riuscito: riuscito perchè ho ottenuto un positivo diretto, parzialmente perchè la definizione lascia a desiderare.
Ad evitare l'accartocciamento del supporto, ho per prima cosa steso una mano di colla arabica sul retro di un cartoncino nero da disegno poi, una volta asciugato, ho steso l'emulsione bianca sull'altro lato.
Tempo di esposizione: 7 ore.
Per ora mi accontento e vado avanti, anche se mi riprometto di tornare all'eliografia utilizzando, anziché la gomma arabica, la gelatina, così come veniva fatto per le stampe al carbone (stampe che sono in lista d'attesa nella mia ricerca smile.gif ).
Ma eccovi l'immagine.
A presto
Enrico


Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.
giovanni scaburri
Il modo per avere quanto desideri è scrivere alla FOTOTECA STORICA NAZIONALE Via Imbriani, 31 - 20158 - Milano - tel. 0239312652 e richiedere due volunetti che costano pochi soldi.
Il primo è "La fotografia dalle origini" e il secondo è un bilibro da una parte "La fotografia senza obiettivo" e dall'altra ci sono infilati i disegni tecnici con tutte le misure per costruire le macchine che ti ho detto.
Potrai notare anche dalla scansione allegata che la camera obscura di Niépce è proprio senza obiettivo e la lente non è interna.
Mi pare che tu stia seguendo il metodo di Nicephore con gli stessi insuccessi che risultano, per sua stessa ammisione, dalla corrispondenza con il Sig. Lemaitre suo stampatore.
Per poter ottenere dei risultati lo strato di bitume deve essere talmente lieve che poi non resiste al lavaggio con l'acido.
Certo utilizzando una lente le cose cambiano perché lo strato può essere più spesso a discapito però dei mezzi toni.
Dovrebbe darti maggiori soddisfazioni il procedimento del nipote Niépce de Saint Victor che ormai nel 1853 poté posare il bitume di Giudea a contatto diretto sotto normali negativi.
enrico
Ciao Gianni,
ti ringrazio molto per l'indirizzo. Tutto ciò che riguarda la storia della fotografia mi interessa molto.
Non vedo la scansione di cui parli. Ho anch'io delle immagini della camera oscura di Niepce e te ne allego una. Se è questa, è vero che non c'è obiettivo, ma questo può essere perchè è andato perso. D'altra parte, il foro che si vede è bello grande e proprio adatto per una lente. In tutti i libri di storia della fotografia che ho letto, si parla sempre di lenti. Niepce e Daguerre si conobbero proprio perché si servivano entrambi da Chevalier, l'ottico di Parigi. Ti chiedo scusa, ma puoi indicarmi la tua fonte? La cosa mi sembra strana - questo detto con tutto il rispetto verso le tue ricerche - ma non vedo perché Niepce dovesse utilizzare un foro stenopeico, data la ridottissima luminosità di tale semplice apparato. Come sai bene, le camere oscure, fornite di obiettivo, erano diffusissime fra i pittori ed erano state utilizzate anche in passato per tentativi fotografici (Wegdwood).
Il suggerimento di utilizzare il bitume di Giudea sotto un negativo ottenuto con altro mezzo, è come utilizzare una stampa per ottenere un controtipo, cosa che fece Niepce con l'incisione del cardinale D'Amboise e che ho ripetuto con la Mad onna della melagrana. La mia intenzione è quella di ripetere quanto più fedelmente possibile i procedimenti originali (in questo caso l'uso della camera oscura), accollandomi pure tutti gli insuccessi ed imparando da essi.
Ti ringrazio per la tua presenza e disponibilità.
Buona giornata
Enrico
giovanni scaburri
Ti mando l'allegato che s'è perso per via.
Non conosco le tue fonti, ma le mie dicono che Nièpce è venuto a conoscienza di Daguerre perché questi produceva diorami per il teatro.
I diorami sono dei fondali colorati e illuminati in modo da creare la sensazione d'essere una riproduzione automatica di quello che rappresentano.
Niépce venne a conoscenza di ciò attraverso la lettura di una rivista che parlava di ciò.
La descrizione del procedimento era vaga.
La corsa per l'ottenimento del primato per la realizzazione automatica delle immagini vedeva molti concorrenti e questi pubblicavano i risultati dei loro lavori guardandosi bene di descrivere i procedimenti o meglio li descrivevano molto vagamente o addirittura in modo assolutamente fuorviante per rallentare o portare fuori strada chi come loro cercava di ottenere immagini automatiche.
Per questo Népce credette che il Daguerre ne sapesse più di quanto volesse far credere.
In realtà il Daguerre oltre a non saperne nulla si occupava d'altro ma fu incuriosito dalla lettera che Nièpce gli spedì, mangiò la foglia e stette al gioco. Per ottenere i suoi "segreti" Niépce stipulò un contrato col vincolo di dividere al 50% tutti i proventi della sua attività.
In realtà Niépce mise a punto il procedimento per l'ottenimento dell'eliografia e solo anni dopo la sua morte Daguerre mise a punto il procedimento per l'ottenimento del Daguerrotipo. Procedimento che non ha nulla da spartire con il primo.
Per quanto riguarda la lente nelle camere obscure dei pittori questa era indispensabile per rendere visibile l'immagine da ricopiare ma se non sbaglio le prime immagini su superfici trattate per essere sensibili alla luce il foro stenopeico deva il vantaggio di una miglior messa a fuoco.
Su questo mi riservo di essere più preciso dopo una ricerca tra i miei appunti.


incuriosito dalla lettera che Nièpce gli spedì, mangiò la foglia e stette al gioco. Per ottenere i suoi "segreti" Niépce stipulò un contrato col vincolo di dividere al 50% tutti i proventi della sua attività.
In realtà Niépce mise a punto il procedimento per l'ottenimento dell'eliografia e solo anni dopo la sua morte Daguerre mise a punto il procedimento per l'ottenimento del Daguerrotipo. Procedimento che non ha nulla da spartire con il primo.
Per quanto riguarda la lente nelle camere obscure dei pittori questa era indispensabile per rendere visibile l'immagine da ricopiare ma se non sbaglio le prime immagini su superfici trattate per essere sensibili alla luce il foro stenopeico deva il vantaggio di una miglior messa a fuoco.
Su questo mi riservo di essere più preciso dopo una ricerca tra i miei appunti.
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incuriosito dalla lettera che Nièpce gli spedì, mangiò la foglia e stette al gioco. Per ottenere i suoi "segreti" Niépce stipulò un contrato col vincolo di dividere al 50% tutti i proventi della sua attività.
In realtà Niépce mise a punto il procedimento per l'ottenimento dell'eliografia e solo anni dopo la sua morte Daguerre mise a punto il procedimento per l'ottenimento del Daguerrotipo. Procedimento che non ha nulla da spartire con il primo.
Per quanto riguarda la lente nelle camere obscure dei pittori questa era indispensabile per rendere visibile l'immagine da ricopiare ma se non sbaglio le prime immagini su superfici trattate per essere sensibili alla luce il foro stenopeico deva il vantaggio di una miglior messa a fuoco.
Su questo mi riservo di essere più preciso dopo una ricerca tra i miei appunti.
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incuriosito dalla lettera che Nièpce gli spedì, mangiò la foglia e stette al gioco. Per ottenere i suoi "segreti" Niépce stipulò un contrato col vincolo di dividere al 50% tutti i proventi della sua attività.
In realtà Niépce mise a punto il procedimento per l'ottenimento dell'eliografia e solo anni dopo la sua morte Daguerre mise a punto il procedimento per l'ottenimento del Daguerrotipo. Procedimento che non ha nulla da spartire con il primo.
Per quanto riguarda la lente nelle camere obscure dei pittori questa era indispensabile per rendere visibile l'immagine da ricopiare ma se non sbaglio le prime immagini su superfici trattate per essere sensibili alla luce il foro stenopeico deva il vantaggio di una miglior messa a fuoco.
Su questo mi riservo di essere più preciso dopo una ricerca tra i miei appunti.
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PERCHE' L'ALLEGATO NON SI ALLEGA?
danighost
Quanto pesa?
giovanni scaburri
244 KB
enrico
Ciao Gianni,

i libri specifici che ho sulla storia della fotografia sono:

Beaumont Newhall - "Storia della fotografia" - Einaudi

Beaumont Newhall - "L'immagine latente" - Zanichelli (prezioso libretto non più in pubblicazione, che tratta esclusivamente di Niepce, Daguerre e Talbot.

Italo Zannier - "Storia e tecnica della fotografia" - Laterza

Ando Gilardi - "Storia sociale della fotografia" - Bruno Mondadori

Mauricio Wiesenthal - "Storia della fotografia" - Istituto geografico De Agostini



Ti riporto qualche passo d Beaumont che è uno dei massimi specialisti mondiali. Nel suo lavoro edito dalla Zanichelli, sono riportati diversi brani dell'epistolario fra lui ed il fratello:
pag. 29 - "Nel 1816 Niepce aveva già allargato il campo dei suoi esperimenti e cominciò a cercare di fissare l'immagine della camera oscura. Il 12 aprile di quell'anno scrisse a suo fratello:

... Ho fatto costruire una specie di occhio artificiale, che non è altro che una cassetta quadrata di quindici centimetri di lato, munita di un tubo telescopico su cui è montata una lente.

Questa camera oscura si ruppe accidentalmente, ma Niepce ne costruì delle altre.

Nella "Storia della fotografia" la cosa è riportata in maggior dettaglio:
pag. 12 - Ruppe la lente e dovette costruire una nuova camera oscura più piccola, circa cm 3 per lato, perché non possedeva altra lente che quella del suo microscopio solare, naturalmente di limitata lunghezza focale.

Più sotto continua Beaumont:
Niepce rese più nitida l'immagine mettendo una maschera circolare sulla lente per ridurne l'apertura e mandò a Claude quattro immagini ottenute in questo modo.

Praticamente utilizzò un diaframma. Probabilmente la tua fonte, che non conosco, potrebbe aver interpretrato male questa cosa.

D'altra parte, ripetendo gli esperimenti di Niepce, con un obiettivo di apertura F/8, mi sono occorse otto ore di esposizione (le stesse di Niepce per la sua veduta a Le Gras) per ottenere una impressione. Quanti giorni gli sarebbero occorsi se avesse usato un foro stenopeico? smile.gif

A pag. 17 della "Storia della fotografia", si dice:
"Daguerre era stato informato dei lavori di Niepce dall'ottico Charles Chevalier, che gli aveva fornito le lenti e gli aveva detto che anche Niepce era suo cliente.

A parte questo, e tornando a noi ed al viaggio nel tempo, considero per il momento concluso il tempo di Niepce, visto i risultati soddisfacenti che in complesso ho ottenuto, e proseguo completando la sperimentazione con l'albumina. Intanto, tempo permettendo, visto che mi sono piovuti addosso altri impegni, poiché non intendo ripetere gli esperimenti di Daguerre, vista la pericolosità dei vapori di mercurio (a meno che non decida di utilizzare la cappa del laboratorio di chimica della scuola dove insegno), inizio a tradurvi dal francese un prezioso scritto di Daguerre che illustra ad Arago il suo procedimento. Un piccolo regalo a tutti voi che avete la bontà e la pazienza di seguirmi in questo cammino.
A presto
Enrico
danighost
Strano che non prende 244 KB, visto che arriva a 300 KB, prova a metterlo su mediafire e postare il link.
enrico
Vi mostro il frontespizio del volumetto (14 paginette), datato 1844, contenente il testo della lettera di Daguerre ad Arago. E' una cosa preziosa perché è lo stesso Daguerre che descrive la sua tecnica ed i miglioramenti che vi ha apportati.
A presto
Enrico

Ho anche un libretto che riporta la relazione tenuta da Arago il 19 agosto 1839 alla riunione congiunta dell'Accademia delle Scienze e delle Belle Arti, ma sono una ottantina di pagine. E' un libretto che acquistai nel 1979 e che ho conservato con cura.
A presto
Enrico
MassimoMontersino
Ciao Enrico
sono Massimo, 43 anni, Perito Industrialie in Arti Fotografiche diplomato al mitico Bodoni di Torino.
Leggendo i tuoi resoconti sono tornato allievo 16enne che fa impazzire l'assistente di chimica consumando i pochi elementi a disposizione del laboratorio per far precipitare il cloruro d'argento e fare le stesse cose che stai facendo tu.
Tentammo persino di arrivare all'immagine a colori con la fecola di patate ma non ci bastarono i tre anni della specializzazione per riuscirci.

Complimenti per la perseveranza

enrico
Ciao Maxmonter,
la fecola di patata, volevi seguire le orme dei Lumiere con le lastre autocrome! Non era certo un obiettivo da poco smile.gif
benvenuto anche tu
Enrico
enrico
Cari amici,
ho finalmente tradotto il libretto e ve lo allego.
Qualche informazione su Daguerre, per coloro che ne avessero solo una infarinatura superficiale; mi scusino gli altri.
Daguerre e Niepce fecero un accordo per mettere assieme le proprie conoscenze, al fine di giungere a definire un processo fotografico che permettesse di fissare le immagini della camera oscura.
In proposito ci sono molte opinioni di segno opposto. C'è chi dice che Daguerre avesse sfruttato Niepce, mettendolo poi in ombra, riferendosi alla polemica sollevata dal figlio di Niepce dopo la morte del padre. Da tutto quello che ho letto, mi sono fatta l'idea che le cose non stanno così. Daguerre lo fece subentrare nell'accordo, al posto del padre, e fu sempre magnanimo con lui e rispettoso del nome del primo socio di cui aveva grande stima. Ma il figlio di Niepce non portò alcun contributo alla ricerca, nonostante in molte lettere Daguerre lo invitasse a compiere esperimenti. D'altra parte, quando era in vita, lo stesso Niepce si era incamminato su di un binario morto quale quello del bitume di Giudea che lo aveva portato unicamente (e non è poco) a gettare le basi della fotoincisione. Niepce voleva a tutti i costi ottenere dalla camera oscura un positivo ed è per questo che abbandonò ben presto i sali d'argento che gli davano delle immagini dai toni invertiti. Inoltre, non riuscì a trovare il modo di fissarle.
Fu Daguerre ad utilizzare lo ioduro d'argento, esponendo una lastra, su cui era stato deposto uno strato d'argento, ai vapori di iodio. Per la verità, Niepce usava questo procedimento allo iodio, ma solamente allo scopo di annerire le parti delle sue lastre al bitume di Giudea che restavano scoperte dopo il lavaggio in olio di lavanda. E soprattutto si deve a Daguerre la scoperta dell'azione "rivelatrice" del mercurio.
In sintesi, Daguerre procedeva così:

a - sottoponeva una lastra argentata ai vapori di iodio, sensibilizzandola così alla luce;

b - esponeva la lastra nella camera oscura;

c - la sottoponeva all'azione dei vapori di mercurio (scaldando del mercurio con una fiamma ad alcool - i vapori di mercurio sono estremamente tossici e molti dagherrotipisti poco accorti si rovinarono la salute).

Il mercurio aderiva alla lastra in corrispondenza delle zone che avevano ricevuto luce e formava un'amalgama bianca. Otteneva così una immagine direttamente positiva, realizzando il sogno del suo defunto socio Niepce.

Inoltre, come ho già detto, il mercurio in un certo senso "sviluppava" l'immagine latente, permettendo dei tempi di posa "solo" dell'ordine di alcuni minuti.

Daguerre ebbe poi la fortuna di conoscere François Arago, scienziato membro dell'Accademia delle Scienze e Deputato, che gli spianò la strada, facendolo conoscere negli ambienti alti e facendo ottenere a lui ed al figlio di Niepce un vitalizio in cambio della cessione del brevetto allo stato. Per aiutare l'amico, Arago però mise in ombra Bayard, un altro protofotografo che aveva ottenuto brillanti risultati, con un diverso metodo.

E' con la dagherrotipia che l'arte fotografica prende il volo ed in brevissimo tempo si diffonde in tutto il mondo facendo centinaia e centinaia di adepti. Per questo, ritengo Daguerre il padre della Fotografia. Ovviamente è una mia personale convinzione.
Inoltre sono pienamente cosciente che "ogni inventore è un nano che è salito sulle spalle di giganti" come ho letto non ricordo più dove, a significare che chi inventa qualcosa lo fa grazie ad altre conoscenze sviluppate dall'umanità nel corso dei secoli. Qualcun altro di cui non ricordo il nome (sarà l'eta? ohmy.gif ) diceva che le invenzioni sono in effetti opera non di un singolo, ma dell'umanità: quando i tempi e le conoscenze sono mature, prima o poi verrà fuori qualcuno che farà il passo in avanti. A dimostrazione di ciò, è spesso capitato che una stessa invenzione è stata fatta contemporaneamente in posti diversi da persone che non si conoscevano.
Allora, forse è il caso di dire che la Fotografia ha tanti "padri"...

Nella "Lettera ad Arago" che vi allego (lettera successiva alla pubblicazione dell'invenzione del dagherrotipo, da Arago sponsorizzata e descritta in una storica seduta congiunta dell'Accademia delle Scienze e delle Belle Arti - abbinamento estrememente significativo), Daguerre descrive all'illustre amico dei perfezionamenti al metodo relativi unicamente al procedimento di preparazione della placca sensibile prima del processo di iodatura, cioé di sensibilizzazione. Vi si ricava anche che Daguerre riutilizzasse le placche, distruggendone di conseguenza le immagini (forse quelle venute male), in conseguenza del loro costo non proprio basso.
Nel leggere quelle righe non si può non essere grati a questi protofotografi ed a tutti coloro che li hanno seguiti, poichè si diventa consapevoli del grande lavoro, pazienza ed abilità richiesta a chi agli inizi "scriveva con la luce" ed a come sia invece comodo e facile oggi fotografare.
Un saluto
ENrico
alcarbo
QUOTE(FabioC. @ Jan 26 2007, 06:45 PM) *

affascinante..... wink.gif


incredibile !!!!

mi permetti uno scherzo (che non è ironico ma è un'apprezzamento)

se lo brevetti ne vendi più della prossima d3 smile.gif guru.gif

no ! complimenti per la pazienza, la fantasia e la capacità !
enrico
QUOTE(alcarbo @ Aug 5 2007, 06:35 PM) *

incredibile !!!!

mi permetti uno scherzo (che non è ironico ma è un'apprezzamento)

se lo brevetti ne vendi più della prossima d3 smile.gif guru.gif

no ! complimenti per la pazienza, la fantasia e la capacità !

Grazie Alcarbo,
la fotografia mi ha sempre affascinato e ripercorrerne praticamente le tappe me la fa sentire più vicina. Il rischio che si corre oggi è quello di correre dietro all'ultima macchina, all'obiettivo che ha mezzo stop in più, dimenticando l'essenza di questa meravigliosa scoperta. Io sto facendo esattamente l'opposto: per riscoprirne l'essenza, sto correndo dietro ai primi metodi, alle prime macchine, agli obiettivi più semplici.
Ho avuto diversi impegni ed ancora ne ho (meno male che sono in vacanza laugh.gif ). Ma al più presto mi rimetto a sensibilizzare le lastre di vetro che ho fatto tagliare dal vetraio un mese fa e provo le proprietà del bromuro d'argento.
Ciao
Enrico
danighost
Scusa se vado off topic, ma mi sto rendendo conto che della fotografia sia molto importante la composizione e di questo se ne parla veramente poco, non solo in questo forum, ecco perchè capisco dove hai scritto: Il rischio che si corre oggi è quello di correre dietro all'ultima macchina, all'obiettivo che ha mezzo stop in più, dimenticando l'essenza di questa meravigliosa scoperta.

Ed è anche per quello che mi diverto a sperimentare con la D50 e gli AI.

Chiudo l'off topic augurando buona luce e buone foto.
enrico
Cari amici,
mi rifaccio vivo, e questo è un buon segno perché significa che gli impegni che mi hanno tenuto occupato in questi giorni si stanno diradando e riesco a trovare del tempo per le mie cose.
Ho appena preparato dell'albumina, seguendo alla lettera la ricetta di Le Gray. Quella originale prevedeva la dissoluzione di 7 g di ioduro di potassio, 2 g di bromuro di potassio ed 1 g di cloruro di sodio in 183 (?) g di chiare d'uova fresche. Poiché ho utilizzato solo 2 chiare, ho dimezzato le quantità. Questa volta mia moglie ha voluto aiutarmi e si è occupata di montare il tutto con uno sbattitore elettrico.
Ora l'emulsione dovrà riposare per una mezza giornata. Questa sera preparerò le lastre.
La differenza con le mie precedenti prove all'albumina, è nell'uso di una piccola quantità di bromuro di potassio.
Nella preparazione della carta, da usarsi come negativo al posto del vetro e come substrato la gelatina al posto dell'albumina, Le Gray dice:

"Le bromure ne joue pas ici le meme role accélérateur que pour la plaque d'argent; car, au lieu d'accélérer, il retarde un peu l'opération lumineuse. Son action est de préserver, sur l'acide gallique, les blancs du papier qui noirciraient plus rapidement si on n'employait que l'iodure seul. La proportion assez forte de bromure que j'indique, et qui pourrait encore etre augmentée, permet de laisser l'image se développer sur l'acide gallique un temps beaucoup plus considerable sans se tacher, et d'acquérir ainsi une épreuve trés-puissante de modelé."

In sintesi, il bromuro avrebbe una funzione inibitrice e quindi di rallentamento dello sviluppo. Ma in questo caso la sua ricetta prevede una quantità di bromuro superiore allo ioduro (4 g contro 3 g).
Avrò modo ora, sperimentando, di vedere se nel mio caso ottengo una maggiore sensibilità e/o una maggiore profondità dei toni.
A presto
Enrico



Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.
enrico
Cari amici,
ho preparato 5 lastre stendendovi sopra l'albumina:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

é molto fluida e, per far sì che si formasse uno spessore costante (in precedenza con qualcuna ciò non è stato, cosa che si è poi tradotta in negativi di densità non uniforme), ho posizionato le lastre su di un foglio di compensato la cui orizzontalità ho controllato con una livella in due direzioni ortogonali. Nonostante ciò, ho dovuto sistemare qualche piccolo spessore sotto ogni lastra.

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Ora le lascio seccare. Domani pomeriggio le sottoporrò ad una temperatura di 80° - 90° per far coagulare l'albumina al fine di renderla insolubile in acqua.
A domani
Enrico

maxiclimb
E allora Enrico?
Con questa albumina montata a neve ci hai fatto qualche tentativo o alla fine l'hai usata per una bella meringa? biggrin.gif
enrico
Ciao Maxiclimb,
le 5 lastre sono pronte. Mi ha bloccato la luce di sicurezza: si sono esaurite le pile della lampada frontale a led rosso che uso come luce inattinica. Il negozio di materiale elettrico da cui mi servo ed altri vicino erano chiusi per ferie. Questa mattina riprovo.
A presto inizio ad esporre qualche lastra. Finite queste cinque, penso proverò con la gelatina sensibilizzata con il solo bromuro d'argento: le lastre alla gelatina-bromuro di Maddox.
La carrozza riprende il viaggio.
La cosa curiosa è che ho avuto più tempo per queste cose durante l'anno scolastico che in queste vacanze hmmm.gif
Enrico
danighost
Però chi lo avrebbe mai detto?

Io al lavoro faccio i turni (mattino o pomeriggio), bè mi sembra di fare di più nella mezza giornata che nella giornata libera.

Giusto per fare 4 chiacchere in attesa delle lastre all'albumina.

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