Aiuto - Cerca - Utenti - Calendario - Salta a fondo pagina - Versione completa  
NikonClub.it Community > NIKON SCHOOL > TECNICHE Fotografiche
Pagine: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14
enrico
Cari amici,
mentre aspetto la giornata adatta (per il sole e per gli impegni) per l'eliografia, sto preparandomi ad eseguire una foto utilizzando l'albumina e sto facendo delle ricerche. Vi riporto la ricetta del nipote di Nicephore Niepce, a quanto pare il primo ad aver usato questo supporto per il vetro. Infatti, i calotipi avevano il difetto di rendere evidente la struttura della carta e mancavano della nitidezza dei dagherrotipi:

LASTRE DI VETRO ALL’ALBUMINA
Abel Niépce de Saint-Victor: Procedimento negativo all’albumina, in Comptes rendus de l’Académie des Sciences, Paris 1848, t. XXVI, p. 637. Riportato da A. Davanne in La Photographie, Gautier-Villars, Paris 1886 p. 210. Trad. I. Zannier


“Si prendono due o tre chiare d’uovo e vi si aggiunge, a seconda del volume di albumina, da 12 a 15 gocce di una soluzione di ioduro di potassio saturo; si frulla a neve in un vaso fondo e, dopo qualche ora di riposo, si ripone in una bottiglia il liquido che cola. Si può conservare questa albumina per 48 ore in un luogo fresco. L’applicazione sulla lastra è una operazione delicata: si mette in una vaschetta piana uno strato di albumina e, tenendo la lastra verticalmente contro il bordo interno della bacinella, la si fa calare dolcemente con un gancio, in modo da collocarla sulla superficie del liquido che la bagna da un bordo all’altro; si solleva la lastra con le stesse precauzioni, si fa sgocciolare e la si pone perfettamente orizzontale per farla seccare. Gli strati d’albumina troppo spessi si scagliano facilmente. Dopo essiccazione, si sensibilizza in un bagno di aceto-nitrato d’argento e si lava in acqua distillata. La lastra sensibile è impiegata sia umida, sia secca. La posa è lunga, l’immagine è sviluppata in acido gallico e, dopo il lavaggio, si fissa in una soluzione di bromuro di potassio. Questo procedimento è stato molto sperimentato dopo queste indicazioni sommarie e ha prodotto diversi metodi pratici, nei quali si ritrova l’applicazione di tutti i principi enunciati.”

Sto iniziando a tradurre il file che mi ha cortesemente fornito Nico: "Gustave Le Gray - Trattato pratico di fotografia su carta e su vetro"
che vi farò avere, almeno nei punti più importanti relativi ai suoi procedimenti chimici. Già l'ho letto tutto (è in francese) ed è estremamente interessante per molti motivi, anche storici, che avrò modo di raccontarvi.
perrins
QUOTE(enrico @ Mar 13 2007, 05:59 PM) *

Teoricamente tutto dovrebbe funzionare (esposizione giusta a parte, da trovare per tentativi)... hmmm.gif


Mai troppa fiducia nella teoria! smile.gif
Ma sono sicuro che andrà alla grande, ma per la tua abilità, non per la cristallina teoria!

PS: incredibilmente bello il ritratto di papà!
enrico
Questa mattina ho comprato un SB800 e per questo offro da bere a tutti smile.gif . Ma ora mi viene un dubbio: non avrei dovuto comprare qualche chilo di polvere di magnesio? hmmm.gif
Enrico
nisex_II
sono rimasto a bocca aperta! cose da film... questo thread è come una finta di Maradona: ti scioglie o' sang rint e' vene.
ho letto tutto con avidità e passione; la padronanza della tecnica, della teoria e del mezzo mi lasciano allibito.
ma chi sei aho? leonardo da vinci?
nic
perrins
QUOTE(enrico @ Mar 14 2007, 03:13 PM) *

Questa mattina ho comprato un SB800 e per questo offro da bere a tutti smile.gif . Ma ora mi viene un dubbio: non avrei dovuto comprare qualche chilo di polvere di magnesio? hmmm.gif
Enrico


smile.gif l'SB800 lo sto puntando... per un futuro lontano!
fammi sapere come lavora, che al massimo opto per la polvere di magnesio!
enrico
QUOTE(nisex_II @ Mar 14 2007, 06:25 PM) *

ma chi sei aho? leonardo da vinci?
nic

Chissà, forse un lontano nipote... biggrin.gif
Ciao Nic
Ciao Perrins, quando ero molto piccolo, mio padre mi fece delle fotografie col lampo di magnesio ed amava spesso ricordare che dicevo: "papà mi ha fatto la fotografia col temporale" perché giustamente per me lampo e temporale erano la stessa cosa. Aveva diverse boccette con la polvere di magnesio che consumai tutto quando iniziai a dilettarmi di giochi di prestigio e lo usavo per abbellire gli effetti con qualche piccolo lampo qua e là.
Enrico
_Nico_
QUOTE(enrico @ Mar 14 2007, 03:13 PM) *
...Ma ora mi viene un dubbio: non avrei dovuto comprare qualche chilo di polvere di magnesio? hmmm.gif

laugh.gif

Sono impaziente di vedere le prove con l'albumina... grazie.gif
lucaste
Ho scoperto questo 3d solo oggi e mi sono così appassionato agli esperimenti di Enrico che mi sono dimenticato di andare a prendere la figlia a scuola rolleyes.gif ...giuro, mi hanno telefonato dalla segreteria incxxxx.
Affascinante come un giallo... grazie.gif
enrico
QUOTE(lucaste @ Mar 15 2007, 06:44 PM) *

Ho scoperto questo 3d solo oggi e mi sono così appassionato agli esperimenti di Enrico che mi sono dimenticato di andare a prendere la figlia a scuola rolleyes.gif ...giuro, mi hanno telefonato dalla segreteria incxxxx.
Affascinante come un giallo... grazie.gif


Ciao Lucaste. Chiedi scusa a tua figlia anche da parte mia, a questo punto mi sento un po' colpevole. Sono contento che ci sei, ci stringiamo un po' perché possa salire in carrozza anche tu smile.gif

Oggi ho avuto una giornata intensa, ma ho trovato il tempo di ordinare l'acido gallico!
Usare subito lo sviluppo per carte che ho acquistato qualche giorno fa, mi sembrava un po' barare. Poi, quando ho visto che oltre a Talbot, anche Le Gray usava questo rivelatore (il primo rivelatore della storia della fotografia), non ho esitato. Dovrebbe arrivarmi alla fine della prossima settimana.
Leggendo il trattato di Le Gray (grazie Nico!), ho visto che utilizzava, per sensibilizzare la carta salata, l'acido-nitrato d'argento, vale a dire nitrato d'argento più acido acetico. Poichè l'acido acetico, come sa chi ha familiarità con la camera oscura, si usa nei bagni d'arresto, ho temuto di andare incontro ad un fallimento se poi avessi usato il rivelatore per carte che è a base di idrochinone e che lavora a pH basico. Avrei potuto togliere dalla formula l'acido acetico, ma ho preferito seguire fedelmente i procedimenti dei pionieri.
Questa sperimentazione sta diventando sempre più complessa e gli obiettivi che mi ero prefisso agli inizi si vanno moltiplicando. Un giorno di questi farò un salto dal vetraio per farmi tagliare delle lastre per il mio chassis. Non è detto che mi cimenti in seguito con il collodio.

Riporto qualche brano del testo di Gustave Le Gray (1820 - 1884) che ho appena tradotto nelle parti riguardanti le formulazioni.
La stragrande maggioranza del testo è dedicato alla preparazione del materiale sensibile e lo spazio residuo alla ripresa: i vecchi fotografi erano soprattutto dei chimici huh.gif .

Gustave Le Gray: TRATTATO PRATICO DI FOTOGRAFIA SU CARTA E SU VETRO

…….........................
Prima preparazione della carta negativa:
Bisogna fondere a bagnomaria in un litro di acqua filtrata, o meglio ancora distillata, 20 grammi di colla di pesce del commercio. Prendete 365 grammi di questa soluzione ancora calda ed aggiungetevi 13 grammi di ioduro di potassio, 4 grammi di bromuro di potassio e 2 grammi di cloruro di sodio. Lasciate ben amalgamare la miscela, poi filtrate con una tela di lino fine. Mettete questa soluzione ancora calda in un grande vassoio ed immergetevi completamente la vostra carta, foglio a foglio, l’uno sull’altro, avendo cura di allontanare le bolle d’aria che potrebbero formarsi. Mettete così circa 20 fogli per volta. Riprendete quindi tutta la massa in maniera da cominciare dal primo foglio immersovi, ed appendeteli per farli asciugare fissandoli ad un angolo con una pinza piegata ad S che aggancerete ad un filo teso in aria. Avvicinate quindi all’angolo dove gocciola il liquido una strisciolina di carta assorbente, che vi aderisce e facilita la caduta delle gocce.
……………………………………………..……………
Quando la carta è bene asciutta, tagliatela alla grandezza della vostra camera oscura e conservatela in un porta fogli. Essendo questa carta praticamente insensibile alla luce, questa preparazione può essere fatta di giorno. Essa è buona dopo un anno, così come al momento della preparazione. Il bromuro non ha qui lo stesso ruolo acceleratore che per la lastra d’argento poiché, invece di accelerare, ritarda un po’ l’azione della luce. La sua azione è quella di preservare, con l’acido gallico, i bianchi della carta che si annerirebbero più rapidamente se si usasse il solo ioduro. La proporzione così forte di bromuro che indico, e che potrebbe essere ancora aumentata, permette all’immagine di svilupparsi con l’acido gallico in un tempo molto più lungo senza macchiarsi. Il cloruro di sodio dà più intensità all’immagine. Il liquido che rimane si raccoglie in un flacone tappato e serve per nuove preparazioni, fino ad esaurimento, filtrandolo e facendolo intiepidire di nuovo. Per abbreviare, chiamerei semplicemente questa carta, carta iodurata.
Ottengo anche una carta molto buona sostituendo l’acqua con lo spirito di vino rettificato, nella stessa proporzione in peso e, saturandola con collodio al posto della colla di pesce, i sali vi si sciolgono perfettamente e la carta prende molto corpo. Quest’ultimo procedimento è più rapido di un terzo del tempo è consente una finezza superiore, io credo, a quella ottenuta con l’albumina.

SECONDA OPERAZIONE: MODO DI CONFERIRE LA SENSIBILITÀ ALLA CARTA IODURATA.

Fate all’oscuro ed alla luce di una candela soltanto, la soluzione seguente, in un flacone chiuso con un tappo smerigliato: 140 grammi di acqua distillata, 16 grammi di nitrato d’argento in cristalli. Quando il nitrato d’argento si è sciolto, aggiungete 35 grammi di acido acetico cristallizzabile. Occorre aver cura di conservare questo flacone al riparo dalla luce, avvolgendolo con un fodero di carta nera.
……………………………………………………………………………………………………..

PREPARAZIONE DELLA CARTA POSITIVA

Preparate un flacone d’acqua satura di cloruro di sodio o sale comune. Prendete tre parti in volume di questa soluzione (tre piccoli bicchieri per esempio) ed aggiungetevi 10 parti di acqua filtrata. Mettete 4 o 5 millimetri di spessore di questa soluzione in una vaschetta. Preparate quindi un altro flacone contenente 100 grammi di acqua distillata e 25 grammi di nitrato d’argento in cristalli. Versatene in un’altra vaschetta lo stesso spessore.

…………………………………………………………………………………………………………

PREPARAZIONE DEL VETRO ALL’ALBUMINA

Prendete dei bianchi d’uova molto freschi e pesatene 183 grammi. Scioglietevi 7 grammi di ioduro di potassio, 2 grammi di bromuro di potassio, 1 grammo di cloruro di sodio. Battete questa miscela in un grande vassoio con una forchetta di legno, fino a che non sia ridotta in schiuma bianca ben spessa. Lasciatela riposare per una notte e l’indomani decantate il liquido viscoso che si è depositato e servitevene per preparare i vostri vetri.
……………………………………………………………………………………………………….


Quello che è interessante è che vi si parla già del collodio, usato per la prima volta proprio da Le Gray e varato in seguito da Archer che ne è considerato l'inventore. Ma Le Gray fa uso anche della gelatina, processo reso pratico in seguito da Maddox.
Appena ho un po' di tempo e di tranquillità operativa , mi dedicherò alla produzione di nuove immagini. Sabato mia figlia Simona compie 18 anni e devo occuparmi dei preparativi per i festeggiamenti smile.gif
Un saluto
Enrico
marcelus
QUOTE(enrico @ Mar 14 2007, 03:13 PM) *

Questa mattina ho comprato un SB800 e per questo offro da bere a tutti smile.gif ---------


pensi di farlo dialogare in itt con la enricocamera? biggrin.gif




QUOTE(enrico @ Mar 15 2007, 10:13 PM) *

..........
Sabato mia figlia Simona compie 18 anni e devo occuparmi dei preparativi per i festeggiamenti smile.gif
Un saluto
Enrico



non tirare fuori la enricocamera x le foto di rito, rischi si sciolga la torta e la ragazza compia 19 anni prima che l0esposizione sia quella giusta biggrin.gif
Marco1961
QUOTE(toad @ Feb 7 2007, 09:58 AM) *

Enrico, anche io ti seguo silenzioso ed ammirato. E mi viene spontanea una considerazione: sono anche i thread come questo che danno un vero valore culturale aggiunto al nostro Forum.
grazie.gif


Non ho parole, veramente. mi era sfuggito questo Topic e ci sono entrato per caso.
Ho letto le prima 4 pagine, le altre le salvo e le leggerò con calma questo week end.
Solo una cosa: complimenti e grazie perchè è emozionante leggere ciò che sta facendo e la passione che trasuda dalle sue azioni.
Tutto il mio rispetto.

Marco.
enrico
QUOTE(Marco1961 @ Mar 16 2007, 03:57 PM) *

Non ho parole, veramente. mi era sfuggito questo Topic e ci sono entrato per caso.
Ho letto le prima 4 pagine, le altre le salvo e le leggerò con calma questo week end.
Solo una cosa: complimenti e grazie perchè è emozionante leggere ciò che sta facendo e la passione che trasuda dalle sue azioni.
Tutto il mio rispetto.

Marco.


Grazie Marco,
benvenuto anche tu.
Oggi ho voluto fare velocemente un nuovo calotipo col vecchio metodo, quello per annerimento diretto. Ho posizionato la camera oscura (è così che i primi fotografi chiamavano la loro macchina fotografica) presso il lunotto posteriore all'interno della mia automobile ferma nel parcheggio condominiale. Mi ha colpito un albero in fiore oltre il muretto di confine. Ho esposto per un'ora e mezza, ma il risultato non è dei migliori. La foto, anche se ho sostituito il diaframma f/5,6 con l'f/8, è sovraesposta e si nota una striscia centrale che ha preso meno le soluzioni. Dato il diaframma più piccolo mi aspettavo una maggiore nitidezza, ma così non è, forse un po' anche a causa del vetro dell'auto che si sovrapponeva fra obiettivo e soggetto. Volevo augurarvi una buona prossima primavera (cosa che faccio ugualmente con le parole) mediante l'immagine di un albero in fiore, ma l'albero nemmeno si vede. Ho usato la carta per acquerello, ma mi sto rendendo conto che non fornisce il dettaglio che si vede, per esempio, nel calotipo n. 6 o n. 15. Credo dipenda dal fatto che le soluzioni vengano assorbite troppo in profondità, oltre che dalla struttura della carta. Comincio a capire la necessità della collatura (apprettatura) e credo che, passando all'albumina ed alla gelatina, i risultati saranno migliori perchè la carta diverrà solo un supporto mentre gli alogenuri si disporranno in questi colloidi. In ogni caso, si impara anche dagli errori ed a volte più da quelli che dalle prove riuscite.
Non vedo intanto l'ora che arrivi l'acido gallico per provare lo svuluppo dell'immagine latente, anche se dovrò passare per diversi tentativi prima di trovare la giusta esposizione. Sto riprovando sulla mia pelle le gioie, ma anche le delusioni, che debbono aver provato i primi pionieri. Per me è una esperienza eccezionale perchè non sto solo studiando la storia della Fotografia, la sto in un certo senso rivivendo.
Un saluto
Enrico

positivo
perrins
QUOTE(enrico @ Mar 16 2007, 04:55 PM) *

Dato il diaframma più piccolo mi aspettavo una maggiore nitidezza, ma così non è, forse un po' anche a causa del vetro dell'auto che si sovrapponeva fra obiettivo e soggetto. Volevo augurarvi una buona prossima primavera (cosa che faccio ugualmente con le parole) mediante l'immagine di un albero in fiore, ma l'albero nemmeno si vede.


Sicuramente il lunotto posteriore dell'auto è quanto di più "aberrante" si posa mettere davanti a una camera oscura!

Buona primavera anche a te
maxiclimb
QUOTE(enrico @ Mar 15 2007, 10:13 PM) *

Oggi ho avuto una giornata intensa, ma ho trovato il tempo di ordinare l'acido gallico!


L'hai chiesto al druido Panoramix, suppongo! laugh.gif

Sono sempre qui a leggerti avidamente, e vedo che il gruppo si allarga.
Ne sono felice per te. smile.gif
enrico
QUOTE(maxiclimb @ Mar 17 2007, 09:02 PM) *

L'hai chiesto al druido Panoramix, suppongo! laugh.gif

Sono sempre qui a leggerti avidamente, e vedo che il gruppo si allarga.
Ne sono felice per te. smile.gif


Ciao Maxiclimb,
mi fa piacere sentire che segui la mia avventura o, meglio, la nostra avventura perchè sento che in tanti mi siete vicini in questo viaggio nel tempo. Oggi ho trovato il tempo di fare un salto a Parigi dall'ottico Chevalier, lo stesso cui si sono serviti Niepce e Daguerre blink.gif
Naturalmente parlo in senso metaforico: la mia camera oscura è ad obiettivi intercambiabili biggrin.gif . Così ho deciso di dotarla di un nuovo obiettivo di migliore qualità, senza abbandonare però il vecchio. Voglio solo vedere quanto influisce l'ottica e quanto la chimica (la carta soprattutto) nelle mie immagini. Ho preso allora un vecchio obiettivo di una macchina a soffietto e l'ho aperto per smontare (e togliere) l'otturatore che non manteneva più la posa T. Ho iniziato a disegnare sul compensato due rondelle che mi serviranno per adattare l'obiettivo alla macchina. L'obiettivo è un Voiglander Euryskop V di 14 cm di focale che mi consente di usare la stessa camera oscura (l'obiettivo attuale ha una focale di 17 cm). Per utilizzare quello in ottone di mio padre, di cui in uno dei miei primi post, dovrò costruire una nuova camera oscura, visto che la focale è notevolmente più lunga. Smontando l'Euryskop, ho visto che è composto da una lente positiva anteriore e da una debolmente negativa posteriore. Mi è sembrato quindi avere la stessa struttura dell'"Acromatico" di Chevalier del 1829, a quell'epoca utilizzato nelle camere ottiche ad uso dei pittori e disegnatori. Chevalier utilizzava il principio di combinare un elemento positivo ed uno negativo costituiti da un diverso tipo di vetro con un uguale ma opposto potere di dispersione, cosa che riduceva l'aberrazione cromatica. Per contenere in limiti accettabili la curvatura di campo, la distorsione e l'astigmatismo, veniva usata una forte diaframmazione. Il mio obiettivo ha infatti un'apertura massima di f/7,7. Si tratta di un obiettivo economico che veniva montato su macchine a soffietto economiche. Nel 1840 (la fotografia era già nata e muoveva i primi passi) Petzval progettò un obiettivo composto da due acromatici dissimili, obiettivo fabbricato da Voigtlander e che fu il primo ad essere calcolato matematicamente. Aveva un'apertura di f/3,6 ohmy.gif rivoluzionaria per quei tempi! Ci si cominciò ad avvicinare per via ottica all'istantanea o, per lo meno, a pose sopportabili, e si cominciò a fare qualche ritratto. La chimica fece poi la sua parte mediante emulsioni via via più sensibili.
Quanto prima lo sperimento e vi posto qualche immagine. Abbiate un po' di pazienza che, appena il tempo e gli impegni me lo consentono, proverò anche l'eliotipo e l'albumina. Il viaggio è ancora lungo...
Un saluto
Enrico
perrins
Che spettacolo!!!
Adesso è una vera e propria reflex ad obiettivi intercambiabili wink.gif
enrico
Qui ad Avezzano è venuta giù la neve. Mi sono messo accanto al camino ed ho costruito il barilotto del 14 cm blink.gif Ma sì, il nuovo obiettivo.
Vi posto due immagini. Nella prima, sulla sinistra c'è il vecchio obiettivo, il 17 cm; a destra il barilotto del nuovo, realizzato mediante due rondelle in compensato ricoperte da cartoncino nero e nastro adesivo (del tipo per impianti elettrici). Il ringrosso che vedete nella parte posteriore dei due obiettivi serve per fermarli (dall'interno) contro il corpo macchina e per fare barriera alla luce.
Dopo aver dipinto di nero esternamente, internamente e sul bordo le due rondelle con inchiostro di china, vi ho applicato l'obiettivo. Il risultato è alla seconda immagine. Ho provato a dare una occhiata attraverso il vetro smerigliato e, anche se è il crepuscolo, la nitidezza mi sembra notevolmente superiore. Diciamo che il primo è più un obiettivo da ritratti biggrin.gif
Non mi resta che sperimentarlo quanto prima.
A presto
Enrico
Wilmosh
QUOTE(enrico @ Mar 20 2007, 06:37 PM) *

Diciamo che il primo è più un obiettivo da ritratti biggrin.gif


Peccato ti volevo spedire un 85 f1.4 da sezionare per creare il tuo primo obiettivo per ritratti! Vabbè, quando vorrai fare un ottica con VR procureremo il 70/200 biggrin.gif

William
perrins
... è tornato il sole ...
chissà, scommetto che resteremo IMPRESSIONATI dalle novità! smile.gif
enrico
Ciao Williams,
non farti scrupoli, manda pure l'85 mm! biggrin.gif
Pietro, sono in attesa dell'acido gallico e vorrei lasciare l'annerimento diretto per provare con l'albumina. Ho avuto ed avrò per qualche giorno delle giornate particolarmente intense con il lavoro. Ieri sono stato all'Aquila in mattinata ed a Chieti nel pomeriggio: sono tornato a casa alle 21 passate. Per l'eliografia, debbo attivarmi la sera prima per preparare il materiale sensibile e lasciare che asciughi la notte. Anche per l'albumina l'emulsione deve riposare per una nottata. Fra qualche giorno a casa si mangerà frittata.. smile.gif
Un saluto
Enrico
enrico
Cari amici,
è arrivato l'acido gallico .
Mi ha telefonato il negozio di prodotti chimici. Solo che ero fuori e non ho fatto in tempo a ritirarlo. Lo farò lunedì.
A presto
Enrico
marcelus
restiamo collegati
Mr. Grass


Aspetto un altro Eureka a breve e naturalmente te lo auguro di vivo cuore.
In attesa di buone notizie , un saluto

Alberto
enrico
Ciao Alberto, ciao Marcelus,
non mi aspetto un successo alla prima prova. Mi servirà in ogni caso per "aggiustare il tiro". Mi rendo conto del perchè le ricerche dei pionieri siano spesso durate anni. Uno dei tanti problemi che si presenteranno sarà quello di trovare la giusta esposizione, ma non sarà il solo. Vi ringrazio tutti per la vostra presenza anche perchè mi aiuta a non far smorzare l'entusiasmo.
Grazie
Enrico
enrico
Ho ritirato l'acido gallico. E' una polvere biancastra, della consistenza della farina. il termine scientifico è acido 3,4,5-triidrossibenzoico
e la formula: C6H2(OH)3COOH (i numeri andrebbero scritti al pedice).
Si tratta di una confezione per analisi e quindi estremamente pura (e costosa...). Non so oggi in quali processi venga usata. Ma ai tempi di Talbot era utilizzato per la concia delle pelli. Lo si ricavava da infusi di galle (da cui il nome) e di sommacco.
Ora devo trovare il tempo di usarlo. E' un periodo in cui gli impegni mi si stanno accavallando.
A presto (spero)
Enrico
.oesse.
QUOTE(enrico @ Mar 20 2007, 07:37 PM) *
... Diciamo che il primo è più un obiettivo da ritratti biggrin.gif
Non mi resta che sperimentarlo quanto prima.
A presto
Enrico


Beh, visto i tempi di posa l'unica cosa da ritrarre.....e' una statua!
Ma sono certo che tra la nuova lente ed il nuovo acido, ne vedremo delle belle.

.oesse.
enrico
Ciao Oesse.
Credo che mi metterò al lavoro durante le prossime vacanze di Pasqua. Intanto sto facendo ricerche sui procedimenti di Talbot e sull'acido gallico.
Credo che quanto ho trovato possa interessare i miei "compagni di viaggio" che mi leggono:

Da una lettera scritta da Talbot il 5 febbraio 1841 alla Literary Gazette:

"Non è facile calcolare con esattezza fino a che punto si spinga questo aumento della sensibilità, ma ora si può certamente ottenere in un minuto un'immagine molto migliore di quelle che si ottenevano col procedimento vecchio di un'ora. Mi propongo di distinguere con il nome di Calotipie le fotografie di nuovo tipo che sono oggetto di questa lettera".

Da una lettera del 19 febbraio dello stesso anno:

"Un giorno dello scorso settembre sperimentavo pezzi di carta sensibile, preparata in modi diversi, con la camera oscura, esponendoli alla luce soltanto per un tempo brevissimo, per scoprire quale di loro fosse il più sensibile. Estrassi uno di questi fogli di carta e lo esaminai a luce di candela. Vi si scorgeva poco o niente, e lo lasciai su un tavolo in una stanza buia. Ritornando dopo qualche tempo, presi in mano la carta ed ebbi la grandissima sorpresa di scorgervi una immagine nitida. Ero sicuro che quando l'avevo guardata la prima volta, non c'era niente del genere e quindi, escludendo la magia, l'unica conclusione possibile era che l'immagine si fosse inaspettatamente autosviluppata con azione spontanea. Fortunatamente ricordavo il modo particolare con cui era stato preparato questo foglio di carta e sono stato quindi in grado di ripetere immediatamente l'esperimento. Come prima, appena estratta dalla camera oscura, la carta non presentava quasi nulla di visibile. Ma questa volta, invece di lasciarla da parte, ho continuato ad osservarla a lume di candela e ho avuto la soddisfazione di veder cominciare ad apparire un'immagine e tutti i suoi particolari emergere uno dopo l'altro. Nel campo della scienza conosco poche cose più sorprendenti della graduale comparsa dell'immagine sul foglio nudo, specialmente la prima volta che si assiste all'esperimento".

Sono le parole di Talbot che aveva scoperto l'immagine latente!
A presto
Enrico
enrico
A questo punto Talbot decide di brevettare il procedimento calotipico e ne parla all'amico Herschel, il famoso scienziato, che gli scrive:
"Fai benissimo a brevettare la calotipia. Nessuno potrà protestare per l'interpretazione liberale con cui ti proponi di esercitare il diritto di brevetto, e devo dire che non ho mai sentito parlare di un oggetto più promettente per un brevetto redditizio, del che mi congratulo sinceramente con te".

Talbot brevetta la sua invenzione l'8 febbraio del 1841 e descrive il procedimento ai membri della Royal Society. La comunicazione di Talbot venne stampata:
"Si prenda un foglio della migliore carta da scrivere e lo si ricopra con una soluzione debole di nitrato d'argento, la si faccia asciugare e la si immerga in una soluzione di ioduro di potassio. Questa carta iodizzata si può conservare per qualsiasi periodo di tempo senza che si sciupi o subisca alcuna trasformazione, purché sia protetta dalla luce. Questa è la prima parte della preparazione della carta per calotipia, che si può compiere in qualsiasi momento. Conviene invece ritardare la parte rimanente fino a poco prima del momento in cui la carta è richiesta per l'uso. Venuto il momento, prendere un foglio di carta iodizzata e lavarlo con un liquido preparato come segue:
Sciogliere 100 grani di nitrato d'argento cristallizzato in due once di acqua distillata.
A questa soluzione aggiungere un sesto del suo volume di acido acetico forte. Indicare con A questa miscela.
Preparare una soluzione satura di acido gallico cristallizzato in acqua distillata fredda; la quantità che si scioglie è molto piccola. Si indichi questa soluzione con B .
Quando occorre un foglio di carta, mescolare insieme i liquidi A e B in volumi uguali, mescolandoli ogni volta in piccole dosi, perché la miscela non si conserva a lungo senza sciuparsi.
Chiamerò questa miscela undefined .
Prendere quindi un foglio di carta iodizzata e spennellarlo con questo gallo-nitrato d'argento usando un pennello morbido e avendo cura di spennellare la faccia precedentemente contrassegnata. Questa operazione va fatta a lume di candela.
Lasciare riposare la carta per mezzo minuto e poi immergerla nell'acqua. Quindi asciugarla leggermente con carta assorbente e infine farla seccare con cautela davanti a un fuoco, tenendola da esso a distanza considerevole. Una volta asciutta, la carta è pronta all'uso".


E pensare che oggi col digitale basta inserire un cavetto usb nel computer smile.gif

E ancora:
"L'impressione è latente e invisibile e nessuno potrebbe sospettarne l'esistenza senza esserne stato preavvertito da un precedente esperimento. Il metodo per rendere visibili queste impressioni è semplicissimo e consiste nel sottoporre ancora una volta la carta a un bagno in gallo-nitrato d'argento preparato nella maniera precedentemente descritta e quindi nello scaldarla delicatamente davanti al fuoco. In pochi secondi le parti della carta su cui ha agito la luce cominciano ad annerirsi e alla fine diventano completamente nere, mentre le altre parti della carta restano bianche. E' un fenomeno molto bello e interessante assistere alla formazione spontanea dell'immagine, che prima delinea i tratti più marcati e gradualmente riempie tutti i nimerosi e complicati particolari. L'artista deve osservare l'immagine man mano che si sviluppa e, quando a suo giudizio ha raggiunto il massimo grado di intensità e nitidezza, deve arrestare l'ulteriore progresso immergendola nel liquido fissatore".
Talbot all'inizio usava come fissatore il bromuro di potassio poi,, su consiglio di Herschel, l'iposolfito.

Enrico

(dove compare, per mio errore, undefined, leggere gallo-nitrato d'argento)
maxiclimb
Scusa Enrico, dove hai scovato questa corrispondenza di Talbot?
La trovo molto interessante. smile.gif

Massimo
.oesse.
piu' continui nei tuoi esperimenti piu' sento meno spettatore e piu' attore nella tua ricerca.
Sono ammaliato dalla tua passione. Rimarro' ammaliato dalle tue foto.
Non ti fermare!

.oesse.
enrico
Ciao Massimo, ciao Oesse,
in un vecchio libro del 1969 intitolato "L'immagine latente" che riporta interi brani originali. In più recenti e voluminosi trattati di storia della fotografia, si accenna solo alle metodiche. C'è qualcosa di più in "Zannier - Storia e tecnica della fotografia", ma non come in quel libretto. E a me interessano proprio le metodiche in dettaglio. Preziosissimo poi il testo che mi ha indicato Nico che è stato scritto da La Gray ed è molto tecnico, con indicazioni precise di formulazioni e procedimenti.
Un saluto
Enrico
davidebaroni
Enrico, sono in viaggio senza internet nell'Isola del Sud, ma ho trovato una connessione e la prima cosa che ho aperto è stato il tuo thread. Non sai quanto mi emozioni e commuova ed entusiasmi seguire questi tuoi esperimenti.
Appena tornerò a casa ricomincerò a tenermi aggiornato ogni giorno.
Grazie.
Davide
enrico
Ciao Davide, grazie a te.
Comincerò a dedicarmi alla produzione di immagini durante le vacanze di Pasqua perché i procedimenti nuovi sono più impegnativi per quanto riguarda la preparazione dei materiali e non posso dedicarvi solo qualche frammento di tempo. Non sto però con le mani in mano. Nei ritagli di tempo ho costruito il copriobiettivo per il 14 cm (la nuova lente smile.gif ), poi sto costruendo col cartoncino nero qualche custodia per le carte calotipiche. Una custodia mi servirà per conservare le lastre di vetro che mi farò tagliare da un vetraio. Infatti voglio provare l'albumina sia sulla carta che sul vetro, seguendo le indicazioni di Gustave Le Gray. Ho anche costruito una bilancia. Ho già quella a piatti comprata molti anni fa, ma mi occorreva un qualcosa di più pratico e veloce ed anche con una maggiore portata. Ho quindi costruito una molla (quelle del commercio sono troppo "dure") avvolgendo del filo di acciaio armonico da 5 decimi di millimetro intorno ad un tondino ricavato da una vecchia antenna televisiva e piegato a manovella, inserito quindi in un foro praticato in un blocchetto di legno. All'estremità del tondino ho praticato un foro nel quale inserire una estremità del filo di acciaio. Basta accostare l'estremità del tondino al blocchetto e girare la manovella per ottenere delle spire regolari. Man mano che la molla si allunga, tira da sola il tondino all'infuori. Come contenitore ho utilizzato uno di quei recipienti tronco conici di plastica che si trovano in fondo alle uova pasquali. Per tarare la molla è sufficiente appendervi un peso noto (ho usato quello di 50 grammi della bilancia a piatti). Siccome gli allungamenti sono direttamente proporzionali ai pesi, la cosa è molto semplice e ne viene fuori uno strumento molto preciso, con la sensibilità del mezzo grammo, più che sufficiente per i miei scopi.
Riporto qualche foto di questi ultimi lavori.
Mi sento un po' come un viaggiatore del tempo, ma in due maniere simmetriche: vale a dire che, quando mi dedico ai preparativi ed alla sensibilizzazione della carta, ho l'impressione di vivere un po' nell'800. Quando mi dedico invece alla ripresa, è un po' come se fossi un signore dell'800 piombato nel 2007. biggrin.gif
Un saluto ed a presto
Enrico
perrins
QUOTE(enrico @ Mar 29 2007, 12:13 PM) *

Ho anche costruito una bilancia. Ho già quella a piatti comprata molti anni fa, ma mi occorreva un qualcosa di più pratico e veloce ed anche con una maggiore portata.


Non finarai mai di stupirci!!!
Questo è ricercare! smile.gif
enrico
Mi sto costruendo uno schedario di antiche formule chimiche relative alla fotografia. E' sorta così l'esigenza di eseguire alcune conversioni da vecchie misure alle misure attuali. Nel brevetto di Talbot relativo al calotipo, riportato qualche messaggio addietro, si legge:
"Sciogliere 100 grani di nitrato d'argento cristallizzato in due once di acqua distillata."
Mi sono documentato ed ho trovato che nel "Sistema Imperiale Britannico" , utilizzato fino al 1995,
un'oncia corrisponde a 28,35 grammi ed un'oncia fluida a 28,4 millilitri.
un grano corrisponde a 64,8 milligrammi.
Quindi la "ricetta" di Talbot va letta:
Sciogliere 6,5 grammi di nitrato d'argento cristallizzato in 57 ml di acqua distillata, pari a circa 11 grammi di nitrato d'argento in 100 ml di acqua, concentrazione simile a quella letta in altre formulazioni e prossima a quella che ho utilizzato attraverso le mie prime prove.
Un saluto
Enrico
marcelus
anche le conversioni wacko.gif

e pensare che c'è chi è convinto chebasti un clic x fare fotografia.

perrins
ti suggerisco un link molto prezioso, che mi è stato utile parecchie volte!

http://www.unitconversion.org/

e in particolare la pagina del grano
http://www.unitconversion.org/weight/grain-conversion.html

(produce anche le tabelle sinottiche con tutte le unità di misura)
enrico
QUOTE(perrins87 @ Apr 2 2007, 10:43 PM) *

ti suggerisco un link molto prezioso, che mi è stato utile parecchie volte!

http://www.unitconversion.org/

e in particolare la pagina del grano
http://www.unitconversion.org/weight/grain-conversion.html

(produce anche le tabelle sinottiche con tutte le unità di misura)


Grazie Pietro.
enrico
Oggi primo giorno della vacanze pasquali. Mi sto attrezzando per il primo calotipo con sviluppo all'acido gallico. Talbot, in una lettera che scrisse alla Literary Gazette il 5 febbraio 1841 dichiara di essere riuscito a far fotografie con tempi di esposizione anche di otto secondi. Cito un passaggio: "Non è facile calcolare con esattezza fino a che punto si spinga questo aumento della sensibilità, ma ora si può certamente ottenere in un minuto un'immagine molto migliore di quelle che si ottenevano col procedimento vecchio di un'ora".
A questo punto ho una buona base di partenza per il tempo di esposizione e credo che sono prossimo al ritratto smile.gif .
Per poter preparare la carta, ho lavorato ad un nuovo "essiccatoio", visto che quello che avevo costruito in precedenza poteva ospitare un solo foglio alla volta. Ne ho così costruito uno che può contenere fino a 5 fogli, disposti con una inclinazione rispetto alla verticale di 20°. Oltretutto occupa meno spazio sul tavolo da lavoro che comincia ad essere "affollato" di boccette e "marchingegni".
Ne ho costruito uno di cartone, sfruttando quello che conservo dalle merendine che le mie figlie portano a scuola:


Poi ho deciso di far le cosae per bene, anche in vista di un futuro uso delle lastre in vetro, e così ne ho costruito un altro in compensato, destinando quello in cartone ad alimentare gli ultimi fuochi del caminetto. Vi ho praticato dei fori per la circolazione dell'aria. Per tenere le carte lontane dalla luce, fornirò questo essiccatoio di un coperchio in cartoncino nero.
marcelus
vuoi vedereche per pasqua arriva la sorpresa :-)
enrico
Ciao Marcelus,
l'intenzione c'è smile.gif
Ho letto (o meglio ho riletto, visto che è un libro che avevo da ragazzo) una pagina del libro: "Beaumont Newhall - L’immagine latente - ed. 1969) estremamente interessante che riporto. Vi sono delle notizie di chimica fotografica che non ho letto in nessun altro libro, nemmeno in uno molto più voluminoso dello stesso autore che ho acquistato di recente.
Quando si legge per fare, ciò che si legge ha un sapore diverso da quando si legge solo per sapere. Vi ho trovato la spiegazione del perché dell'acido acetico e non solo.
Il brano che riporto ha un evidente grandissimo interesse per la Storia della Fotografia che non è fatta solo di immagini e di visioni della vita che cambiano e si evolvono, pur esse importanti ed affascinanti, ma anche di più "prosaici", ma decisamente essenziali e non meno interessanti sviluppi tecnici e scientifici che spesso i libri trascurano.
Altra cosa su cui riflettere è come a volte si arriva al successo procedendo semplicemente per tentativi ed errori, intuizioni, senza conoscere i meccanismi dei processi che si stanno portando avanti. E' proprio il caso dell'invenzione di Talbot:

"Sviluppo fisico e chimico

La parte più significativa del brevetto di Talbot riguardava il suo procedimento per rendere visibile l’immagine latente, vale a dire trasformare i grani di alogenuro d’argento impressionati - e soltanto quelli - in argento. Nel processo a stampa diretta l’argento metallico che costituisce l’immagine viene formato unicamente dall’azione della luce sull’alogenuro d’argento. Nel processo a sviluppo separato la luce riduce ad argento soltanto porzioni minutissime dei granuli di alogenuro d’argento. I puntini di argento così formati sono talmente piccoli da essere invisibili. Talbot ne ignorava l’esistenza, che è stata dimostrata solo recentemente grazie ai potenti microscopi elettronici. Il gallo-nitrato d’argento di Talbot contiene ioni argento che, sulla superficie dei puntini d’argento, vengono ridotti ad argento dall’azione dell’acido gallico. L’argento dei puntini funge da catalizzatore di questo processo: lo scomporsi dell’alogenuro d’argento dei granuli rifornisce via via di ioni argento il gallo-nitrato d’argento. L’acido acetico ha la funzione di inibire la reazione che, qualora si svolgesse liberamente, potrebbe ridurre ad argento anche i granuli di alogenuro d’argento non impressionati.
Questo metodo per rendere visibile l’immagine latente si chiama sviluppo fisico. Esso non dipende dall’alogeno che entra nella composizione dei granuli di alogenuro d’argento: l’alogeno può addirittura essere asportato mediante fissaggio con iposolfito prima dello sviluppo.
Lo sviluppo fisico fu sostituito nel 1862 dallo sviluppo chimico, in cui il rivelatore è una soluzione alcalina, senza presenza di argento. I granuli di alogenuro d’argento impressionati vengono ridotti ad argento metallico. Talbot non partecipò direttamente alla scoperta di questo metodo di sviluppo dell’immagine latente, diventato universale con l’introduzione delle emulsioni gelatinose al bromuro, ma fu il primo a concepire un sistema fotografico in cui si ottenesse argento da alogenuri di argento grazie all’effetto congiunto della luce e dello sviluppo.
Nel procedimento di Daguerre l’argento era prodotto unicamente dall’effetto della luce. L’immagine non era visibile a causa della natura del suo supporto, che era a sua volta d’argento; questa immagine latente veniva resa visibile trasformando l’argento in un amalgama mediante l’azione del mercurio. Il principio del processo dagherrotipico fu abbandonato poco dopo la morte di Daguerre.
La concezione di Talbot dello sviluppo dell’immagine latente è rimasta fino a oggi alla base di tutti i sistemi fotografici basati sugli alogenuri d’argento."
Un saluto
Enrico
enrico
Dalla falegnameria alla chimica smile.gif
Ho appena finito di preparare quattro fogli di "carta iodurata" secondo le indicazioni di Talbot:
ho diluito 1 + 2 con acqua distillata la soluzione che già avevo di nitrato d'argento e l'ho passata a pennello ed alla luce di sicurezza sui fogli.
Li ho asciugati e poi ho passato, sempre a pennello (un altro ovviamente) la soluzione 0,5 molare di ioduro di potassio.
Ora stanno asciugando naturalmente al buio dell'essiccatoio appena costruito.
Ho quindi preparato ed etichettato 100 ml di soluzione satura di acido gallico, quindi ho preparato la soluzione di "aceto-nitrato d'argento", sciogliendo in una boccetta di vetro scuro 8,5 grammi di nitrato d'argento in cristalli (usando la nuova bilancia) con 85 ml di acqua distillata e 15 ml di acido acetico glaciale.
Nella ricetta di Talbot e nelle altre che ho, non si dice quale deve essere la concentrazione dell'acido acetico. Io ho preso 15 ml di quello che mi ha dato la farmacia, cioè al 99,9%. Speriamo bene. Il rischio è che, se la concentrazione è elevata, l'azione dell'acido gallico potrebbe essere inibita in maniera eccessiva. D'altra parte non ho trovato, come già detto, indicazioni precise al riguardo.
ENrico
Riccardo S.
Ciao Enrico,

continuo a seguire con interesse le tue sperimentazioni, spero che arrivino presto i primi grandi risultati!

potrebbe essere un'idea per una gitarella primaverile/estiva un bel salto in inghilterra alla Lacock Abbey, casa, ora museo, di Talbot, sul sito c'è scritto che, previo accordo, è possibile accedere alla Collezione di Talbot.

http://www.nationaltrust.org.uk/main/w-vh/...bbeyvillage.htm

Magari si mette su un bel meeting!

R.

enrico
Grazie Riccardo della segnalazione del sito.
Enrico
enrico
Cari amici, fumata nera mad.gif
Ho provato a sensibilizzare la carta secondo le istruzioni di Talbot ma, appena spennellata la carta iodurata col gallo-nitrato d'argento, ha iniziato ad annerirsi. Dove ho sbagliato?
La soluzione di acido gallico è troppo concentrata? Eppure ho rispettato l'aggiunta di un sesto di acido acetico (al 99,9%!) che dovrebbe evitare una azione troppo energica del rivelatore. Il led rosso non è completamente inattinico?
In pratica mi è successa la stessa cosa di quando ho provato tempo fa con il solfato di ferro.
Devo risolvere questo mistero. Lo stanzino dove sensibilizzo la carta è a prova di luce.
Provo a ripetere l'operazione a luce di candela ed a diluire l'acido gallico.
Un mesto saluto
Enrico
enrico
Ho fatto un'altra prova:
ho trattato un secondo foglio di carta iodurata (delle 4 preparate ieri) con la soluzione di nitrato d'argento ed acido acetico, senza l'acido gallico. L'ho passata col pennello usato in precedenza, sciacquato abbondantemente in acqua. Stesso incomprensibile annerimento della carta, pur non esposta alla luce. hmmm.gif
Riprovo daccapo a modo mio:
sensibilizzo un nuovo foglio di carta, questa volta prima con ioduro di potassio quindi, in luce di sicurezza, con acetonitrato d'argento, senza acido gallico. Vediamo che succede.
enrico
Ho fatto anche questo esperimento:
ho passato sul foglio lo ioduro di potassio, ho fatto asciugare, ho quindi passato alla luce di sicurezza l'aceto-nitrato d'argento: tutto bene, il foglio non si è annerito. Ho poi passato una soluzione diluita di acido gallico e di nuovo c'è stato l'annerimento.
Non riesco a darmi una spiegazione. Nelle ricette riportate nei libri manca qualche informazione essenziale? E' una ipotesi che tendo a scartare. Ma allora, perché? Sembrerebbe tutto molto semplice: le formule ce le ho, basta applicarle per ottenere una immagine e invece così non è. E non è che sia un pivello con le preparazioni chimiche, sia per gli studi fatti (biologia e specializzazione in analisi chimico-cliniche) sia per aver avuto dimestichezza con la camera oscura per lo sviluppo e la stampa.
Ma sono un testardo e ne verrò fuori.
Un saluto
Enrico
enrico
Ho fatto ancora un'altra prova:
ho cambiato carta (ho fin'ora usato la carta per acquerelli che mi aveva dato buoni risultati con l'annerimento diretto) utilizzando della carta da disegno già usata per i primi calotipi. Ho usato la luce di una candela ed ho sensibilizzato la carta sempre con ioduro di potassio e aceto-nitrato d'argento. Tutto bene. Ho poi passato una soluzione diluita di acido gallico:
solito annerimento. La tinta della carta è di un marrone e non del nero di quando ho usato la soluzione satura, ma il risultato non cambia.
Mistero hmmm.gif
enrico
Sono andato a rileggermi il "brevetto" di Talbot riportato nel libro "L'immagine latente" e vi si parla espressamente di soluzione satura di acido gallico (come si può vedere in qualche post addietro). Forse l'acido gallico ai tempi di Talbot non aveva il grado di purezza di quello d'oggi? Forse quello d'oggi è un prodotto di sintesi e quello di Talbot era estratto dai vegetali e quindi conteneva altre sostanze oltre al "principio attivo"? Sto facendo tante ipotesi per spiegarmi il perché di questo insuccesso e per trovare una possibile soluzione.
perrins
Forza Enrico, non mollare!!!

Sono sicuro che otterrai presto delle piacevoli sorprese.

Buoni esperimenti e buona Pasqua, ci sentiamo tra qualche giorno! smile.gif
Pagine: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14
Salta a inizio pagina | Per vedere la versione completa del forum Clicca qui.