In una stradina verso il centro storico di Marsala, quando giravo per curiosità e notavo dettagli sconosciuti ai più.
Questa "stradina", ora abbandonata al degrado, diversi anni fa alcuni residenti hanno cercato di "recuperarla", ma con scarsi risultati. Purtroppo anche in quegli anni, già verso il 2010-2015 si potevano trovare rifiuti e siringhe ai margini verso la parte più "nascosta". Non era consigliabile passarci la sera. Qualche volta, passando da una traversa più frequentata, vedevo qualcuno in lontananza, e mi ricordo anche due ragazze che quasi sicuramente si drogavano, Evitavo di passarci qulel volte e così da qualche anno sinceramente non so se questi oggetti esistono ancora.
Questa strada era abitata da "escort" (per dirla con un inglesismo) ma credo almeno una quarantina d'anni fa: io ci passavo raramente, e lì vicino c'è una scuola media che frequentavo tra la fine degli anni Ottanta e inizi anni Novanta.
Secondo me, trovare la bellezza nella distruzione è parte della memoria artistica. È forse attraverso la bellezza che le domande di religiosità, conflitto e angoscia ci sono stati dati per un’analisi più scrupolosa? La forma in sé è un passaggio verso una comprensione chiara, e attraverso la quale potremmo guardare e contemplare la stessa distruzione. Complimenti per l'ottimo lavoro. Un caro saluto, Paolo.
Credo che l'auto-distruzione sia una costante della società umana, sia incosciamente che coscientemente. Dalle guerre (coscientemente) alla bomba atomica (incoscientemente con riserva) la "decadenza" è anche un'arte figurativa da cui - se non ricordo male - nella letteratura di metà XIX secolo con Edgar Allan Poe, ma anche i "dannati" Rimbaud e Mallarmè (di quelli che mi ricordo) hanno fatto una sorta di ragione di vita. Ma forse con Mary Shelley e un altro che non ricordo che ha scritto "Il castello di Otranto" c'è una commistura tra gotico e misterioso.
Cose che hanno generato altre cose. Almeno nel mio caso, alcune stradine del centro storico, ormai poco frequentate, hanno un qualcosa di "angoscioso" sopratutto di notte.
Secondo me, trovare la bellezza nella distruzione è parte della memoria artistica. È forse attraverso la bellezza che le domande di religiosità, conflitto e angoscia ci sono stati dati per un’analisi più scrupolosa? La forma in sé è un passaggio verso una comprensione chiara, e attraverso la quale potremmo guardare e contemplare la stessa distruzione. Complimenti per l'ottimo lavoro. Un caro saluto, Paolo.
Secondo me, trovare la bellezza nella distruzione è parte della memoria artistica. È forse attraverso la bellezza che le domande di religiosità, conflitto e angoscia ci sono stati dati per un’analisi più scrupolosa? La forma in sé è un passaggio verso una comprensione chiara, e attraverso la quale potremmo guardare e contemplare la stessa distruzione. Complimenti per l'ottimo lavoro. Un caro saluto, Paolo.
Credo che l'auto-distruzione sia una costante della società umana, sia incosciamente che coscientemente. Dalle guerre (coscientemente) alla bomba atomica (incoscientemente con riserva) la "decadenza" è anche un'arte figurativa da cui - se non ricordo male - nella letteratura di metà XIX secolo con Edgar Allan Poe, ma anche i "dannati" Rimbaud e Mallarmè (di quelli che mi ricordo) hanno fatto una sorta di ragione di vita. Ma forse con Mary Shelley e un altro che non ricordo che ha scritto "Il castello di Otranto" c'è una commistura tra gotico e misterioso.
Cose che hanno generato altre cose. Almeno nel mio caso, alcune stradine del centro storico, ormai poco frequentate, hanno un qualcosa di "angoscioso" sopratutto di notte.