Risultato della ricerca: amor
Claudio_Moretti
Lassù sulle montagne tra boschi e valli d\'or tra l\'aspre rupi eccheggia un cantico d\'amor. La Val Ferret, nella sua splendida livrea. Luogo dove perdere la testa per le troppe possibilità di fare fantastiche fotografie, a me affascianano i suoni, solo il gorgoglio della Dora che scende a valle impetuosa, i ronzii degli insetti che volano di fiore in fiore , e i campanacci delle mucche che bivaccano negli alpeggi, poi.... solo.... natura......
giancarlo valentini
Solo e pensoso i più deserti campi vo misurando a passi tardi e lenti et gli occhi porto per fuggire intenti ove vestigio human la rena stampi. Altro schermo non trovo che mi scampi dal manifesto accorger de le genti, perché negli atti d’alegrezza spenti di fuor si legge com’io dentro avampi: sì ch’io mi credo omai che monti et piagge et fiumi et selve sappian di che tempre sia la mia vita, ch’è celata altrui. Ma pur sì aspre vie né sì selvagge cercar non so, ch’Amor non venga sempre ragionando con meco, et io co·llui. F. Petrarca
IvoMarkes
Chiare, fresche et dolci acque, ove le belle membra pose colei che sola a me par donna; gentil ramo ove piacque (con sospir mi rimembra) a lei di fare al bel fianco colonna; erba e fior che la gonna leggiadra ricoverse co l\'angelico seno; aere sacro, sereno, ove Amor co\' begli occhi il cor m\'aperse: date udienza insieme a le dolenti mie parole estreme. S\'egli è pur mio destino, e \'l cielo in ciò s\'adopra, ch\'Amor quest\'occhi lagrimando chiuda, qualche grazia il meschino corpo fra voi ricopra, e torni l\'alma al proprio albergo ignuda.....PETRARCA.
fabiofoni
Uno scatto fatto con il nuovo 55-300, per testarlo anche nei ritratti, questo micio non è scappato via e così da circa 2 mt. l'ho potuto fotografare, riguardando a casa la foto mi sono accorto che senza flash e a mano libera la foto l'ho eseguita a 1/13 sec!!
FabioCamoli
Quando un omaggio gastronomico viene apprezzato dalla femmina. Gruccioni 2018. Parco San Giuliano. Venezia
cirro71
\"Con una rosa hai detto vienimi a cercare tutta la sera io resterò da sola ed io per te muoio per te con una rosa sono venuto a te bianca come le nuvole di lontano come la notte amara passata invano come la schiuma che sopra il mare spuma bianca non è la rosa che porto a te gialla come la febbre che mi consuma come il liquore che strega le parole come il veleno che stilla dal tuo seno gialla non è la rosa che porto a te sospirano le rose nell\'aria spirano petalo a petalo mostrano il color ma il fiore che da solo cresce nel rovo bianco non è il dolore rosso non è l\'amore il fiore solo è il dono che porto a te rosa come un romanzo di poca cosa come la resa che affiora sopra al viso come l\'attesa che sulle labbra pesa rosa non è la rosa che porto a te come la porpora che infiamma il mattino come la lama che scalda il tuo cuscino come la spina che al cuore si avvicina rossa così è la rosa che porto a te lacrime di cristallo l\'hanno bagnata lacrime e vino versate nel cammino goccia su goccia, perdute nella pioggia goccia su goccia le hanno asciugato il cuor portami allora portami il più bel fiore quello che duri più dell\'amor per sé il fiore che da solo non specchia il rovo perfetto dal dolore perfetto dal suo cuore perfetto dal dono che fa di sè\" Vinicio Capossela
Franco_Mazza
Più ho voglia di piangere e più gli uomini si divertono, ma non importa, io li perdono, un po’ perché essi non sanno, un po’ per amor Tuo e un po’ perché hanno pagato il biglietto. Se le mie buffonate servono ad alleviare le loro pene, rendi pure questa mia faccia ancora più ridicola, ma aiutami a portarla in giro con disinvoltura. C’è tanta gente che si diverte a far piangere l’umanità, noi dobbiamo soffrire per divertirla. Manda, se puoi, qualcuno su questo mondo, capace di far ridere me come io faccio ridere gli altri. Antonio De Curtis – Totò
GIUMICHI
Il Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II, meglio conosciuto con il nome di Vittoriano o Altare della Patria, in latino Ara Patriae, è un monumento nazionale situato a Roma, sul Campidoglio, opera dell'architetto Giuseppe Sacconi, che vinse il concorso, bandito nel 1882. Il monumento fu inaugurato, infine, nel 1911. È uno dei simboli patri italiani. Il nome "Vittoriano" deriva da Vittorio Emanuele II di Savoia, primo re d'Italia. Da quando, nel 1921, accolse le spoglie del Milite Ignoto, il monumento assunse una nuova valenza simbolica, e quello che era stato pensato inizialmente come monumento dinastico, divenne definitivamente una celebrazione dell'Italia unita e della sua libertà. L'idea di base del Sacconi, d'altra parte, era proprio questa: rappresentare allegoricamente, ma anche geograficamente, tutta l'Italia, per mezzo di raffigurazioni simboliche. Basti pensare ai gruppi scultorei del Pensiero, dell'Azione, della Concordia, della Forza, del Diritto, ai bassorilievi del Lavoro che edifica e feconda, dell'Amor Patrio che combatte e che vince, alle fontane dell'Adriatico e del Tirreno, alle statue delle Regioni d'Italia, ai mosaici della Fede, della Sapienza, della Pace e soprattutto alle quadrighe dell'Unità della Patria e della Libertà dei cittadini. L'unica raffigurazione non simbolica è la statua di Vittorio Emanuele. Il Vittoriano non è mai stato solo un monumento da contemplare, ma da sempre è anche teatro di importanti momenti celebrativi; ciò ha accentuato il suo ruolo di simbolo di identità nazionale. Si pensi alla grandiosa manifestazione del 2 novembre 1915 in ricordo dei caduti di guerra e, per arrivare ai tempi recenti, alle parole del presidente Ciampi che, in occasione della cerimonia di apertura dell'anno scolastico che qui si svolse, affermò: "[...] Questo monumento sta vivendo una seconda giovinezza. Lo riscopriamo simbolo dell'eredità di valori che le generazioni del Risorgimento ci hanno affidato. Le fondamenta di questi valori sono qui incise nel marmo: l'unità della Patria, la libertà dei cittadini [...]. Il presidente si riferiva ai soggetti delle quadrighe di coronamento poste sopra ai due propilei. Il monumento è proprietà del Ministero dei Beni Culturali ed è gestito, dal dicembre 2014, dal Polo Museale del Lazio.
tumasin
Era l'agosto del 2016 quando una forte scossa di terremoto ha cambiato per sempre la quiete di questi luoghi, portando morte e devastazione, cancellando oltre alle vite umane anche identità ricche di storia millenaria che per sempre sono andate perdute e, quello che non si è perso con il sisma, che ha cercato di resistere con fatica, per amor di terra nativa e attaccamento alle proprie radici, lo si è perso per forza di cose, costretti da una politica fatta di solo promesse e di nessun gesto concreto. Bugie e promesse mai mantenute. Promesse fatte in campagna elettorale. Bugie sparate da politici che si alternavano facendosi selfie nelle macerie pronunciando la famosa frase "non vi lasceremo soli". Ad oggi nulla è cambiato. Le macerie sono sempre li al solito posto. Lo stesso posto dove vivevano e vivono ancora, uomini, donne e bambini, pieni di sogni rubati in parte dal terremoto, ma il furto peggiore e più infame rimane quello dell'abbandono da parte di chi doveva aiutarli.. Tornare e vedere che nulla è cambiato dal quella notte fa male al cuore. Tornare e vedere che ancora una volta le istituzioni piuttosto che aiutare rendono ancor più difficile la sopravvivenza di quanti cercano di andare avanti, rende tutto ancora più difficile da capire ed accettare....
jasmine.97
Nonostante non abbiano più 20 anni il loro amore li tiene uniti dopo 25 anni di matrimonio,sono riusciti a superare tutto solo rimanendo insieme. Grazie mamma Grazie papà
demichelerita
L’amor che move il Sole e l’altre stelle...
marino.burlando
Ecco Siviglia, antico amor dei Mori, Regina de la bella Andalusia E madre di Traiano e di Murillo.
Tonya89
Lentamente muore chi diventa schiavo dell\'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce. Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle \"i\" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all\'errore e ai sentimenti. Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l\'incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente chi distrugge l\'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante. Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l\'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità. (P. Neruda)
sax54
QUESTA E' LA VISTA CHE HO DALLA FINESTRA DELLA CAMERA QUANDO APRO GLI OCCHI ANCORA CON LA TESTA SU CUSCINO E QUESTA E' UNA FAMOSA CANZONE DEDICATA A QUESTA MONTAGNA. LA LEGGENDA DELLA GRIGNA Testo di Luigi Santucci Musica di Vincenzo Carniel........ Alla guerriera bella e senza amore un cavaliere andò ad offrire il core, cantava: Avere te voglio, o morire! Lei dalla torre lo vedea salire. Disse alla sentinella che stava sopra il ponte: Tira una freccia in fronte a quello che vien su. Il cavaliere cadde fulminato: Ma Iddio punì l’orribile peccato e la guerriera diventò la Grigna una montagna ripida e ferrigna. Anche la sentinella che stava sopra il ponte fu trasformata in monte e la Grignetta fu. Noi pur t’amiamo d’un amor fedele, montagna che sei bella e sei crudele, E salendo ascoltiamo la campana d’una chiesetta che a pregare chiama. Noi ti vogliamo bella che diventasti un monte; facciam la croce in fronte, non ci farai morir.