Shalechet (foglie morte), opera dell'artista israeliano Menashe Kadishman: moltitudine di faccine di ferro semi-arrugginito, con espressione sofferente, che vengono calpestate dal visitatore, rievocando il ricordo delle vittime della Shoa.
Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga ...
Parte del nostro esistere ha sede nelle anime di chi ci accosta: ecco perché è non-umana l’esperienza di chi ha vissuto giorni in cui l’uomo è stato una cosa agli occhi dell’uomo.
(Primo Levi, Se questo è un uomo).
Questa stanza dello Judisches Museum è un'esperienza davvero inquietante.
Camminare su questi volti di ferro produce un suono che le orecchie immediatamente associano a un vero urlo di dolore. Molti visitatori si affacciano dalle finestrelle superiori per capire di che cosa si tratti. Credo che fosse esattamente nelle intenzioni di Libeskind ricreare, attraverso simboli molto forti, la realtà dei calpestati, dei calpestatori e di quelli che stavano a guardare e non capivano, o non volevano capire.
Ma il tuo scatto, con questa lama di luce che illumina tanta sofferenza regala anche un raggio di speranza.
Immagine veramente bella e evocativa
T
Ciao Teresa, ti ringrazio per il bel commento e la toccante citazione, a vedere ciò che sta accadendo nel mondo in questo periodo c'è da augurarsi davvero la speranza di non arrivare ai livelli toccati dall'Olocausto.. mi vengono i brividi a pensarci.
Un caro saluto, Chiara
Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga ...
Parte del nostro esistere ha sede nelle anime di chi ci accosta: ecco perché è non-umana l’esperienza di chi ha vissuto giorni in cui l’uomo è stato una cosa agli occhi dell’uomo.
(Primo Levi, Se questo è un uomo).
Questa stanza dello Judisches Museum è un'esperienza davvero inquietante.
Camminare su questi volti di ferro produce un suono che le orecchie immediatamente associano a un vero urlo di dolore. Molti visitatori si affacciano dalle finestrelle superiori per capire di che cosa si tratti. Credo che fosse esattamente nelle intenzioni di Libeskind ricreare, attraverso simboli molto forti, la realtà dei calpestati, dei calpestatori e di quelli che stavano a guardare e non capivano, o non volevano capire.
Ma il tuo scatto, con questa lama di luce che illumina tanta sofferenza regala anche un raggio di speranza.
Immagine veramente bella e evocativa
T
Parte del nostro esistere ha sede nelle anime di chi ci accosta: ecco perché è non-umana l’esperienza di chi ha vissuto giorni in cui l’uomo è stato una cosa agli occhi dell’uomo.
(Primo Levi, Se questo è un uomo).
Questa stanza dello Judisches Museum è un'esperienza davvero inquietante.
Camminare su questi volti di ferro produce un suono che le orecchie immediatamente associano a un vero urlo di dolore. Molti visitatori si affacciano dalle finestrelle superiori per capire di che cosa si tratti. Credo che fosse esattamente nelle intenzioni di Libeskind ricreare, attraverso simboli molto forti, la realtà dei calpestati, dei calpestatori e di quelli che stavano a guardare e non capivano, o non volevano capire.
Ma il tuo scatto, con questa lama di luce che illumina tanta sofferenza regala anche un raggio di speranza.
Immagine veramente bella e evocativa
T
Ciao Teresa, ti ringrazio per il bel commento e la toccante citazione, a vedere ciò che sta accadendo nel mondo in questo periodo c'è da augurarsi davvero la speranza di non arrivare ai livelli toccati dall'Olocausto.. mi vengono i brividi a pensarci.
Un caro saluto, Chiara
Parte del nostro esistere ha sede nelle anime di chi ci accosta: ecco perché è non-umana l’esperienza di chi ha vissuto giorni in cui l’uomo è stato una cosa agli occhi dell’uomo.
(Primo Levi, Se questo è un uomo).
Questa stanza dello Judisches Museum è un'esperienza davvero inquietante.
Camminare su questi volti di ferro produce un suono che le orecchie immediatamente associano a un vero urlo di dolore. Molti visitatori si affacciano dalle finestrelle superiori per capire di che cosa si tratti. Credo che fosse esattamente nelle intenzioni di Libeskind ricreare, attraverso simboli molto forti, la realtà dei calpestati, dei calpestatori e di quelli che stavano a guardare e non capivano, o non volevano capire.
Ma il tuo scatto, con questa lama di luce che illumina tanta sofferenza regala anche un raggio di speranza.
Immagine veramente bella e evocativa
T
grazie
condivido.. un saluto a te
grazie Gianni :)
grazie Nicola, un caro saluto