Ciao Ettore, bentornato alla luce
...sono "convinto" che vent'anni fa "il colore" l'avessero già inventato
e che quindi la tua esperienza di bianco e nero "su carta" fosse una scelta personale...nulla ti impedisce di portare avanti tale scelta anche ora, se desideri...anche con immagini che nascono su un sensore "a colori" (
omissis)...
Un programma di fotoritocco, salvo eccessi (da uso improprio), non permette nulla (o quasi..) di più di quanto era ed è "permesso" dalla fotografia argentica; solo più rapidità e praticità e con la notevole differenza che questi interventi sono divenuti ad "onere" ed "onore" del fotografo e non più del tecnico di laboratorio o dell'artista della Camera Oscura, che generalmente era persona diversa da colui che scattava la foto...
Ora, come allora, la differenza sulla "bontà" di un intervento di "sviluppo" (in senso lato e non..) di un'immagine è dovuta al "gusto" ed alla "sensibilità" di chi lo effettua, oltre che -ovviamente- dalle sue specifiche competenze tecniche...
Tralasciando tutte le differenze tecniche sul formato dei file in ripresa, sulla gestione del colore, sulla qualità del "workflow" in generale, attraverso un programma di fotoritocco sarà possibile intervenire sugli aspetti "fondamentali" di un'immagine in primis...e quindi luminosità/contrasto (ricordi le carte a contrasto variabile?) bilanciamento cromatico (filtrature..), reinquadrature (marginatore ed ingranditore..), mascherature o bruciature, viraggi etc. etc.
Tutto questo può essere fatto con soddisfazione e qualità partendo da una immagine "correttamente" esposta, ben composta, ben focheggiata etc. etc. non si può pensare che il software serva e possa rimediare alle "mancanze" della fase di ripresa...
I "recuperi" che si possono fare in digitale si possono fare anche con un negativo, le problematiche sono le medesime...una immagine sottoesposta e riequilibrata in postproduzione non darà lo stesso risultato di un'immagine "correttamente" esposta (con correttamente intendo che sia quantomeno coerente con l'intento del fotografo..).
Poi è altrettanto vero che ogni supporto ha le proprie caratteristiche e l'esperienza aiuterà e consiglierà come sfruttarlo nel migliore dei modi...
Ed è altresì vero che la postproduzione
può non fermarsi all'ottimizzazione dell'immagine e può spingersi oltre, con interventi "profondi" che sono in grado anche di stravolgere completamente il "senso" di una fotografia e spesso trasformarla in "altro" non più riconoscibile come
foto-grafia...ma questo è un altro aspetto, non "obbligatorio" e non così diverso da quanto anche su carta fotografica era possibile fare da parte di un ritoccatore con pennelli, chimica, raschietti etc.
Tutte queste opportunità sono una ulteriore "messa alla prova" della personale sensibilità ed equilibrio...
Venendo alle tue immagini...l'originale è "sbagliata"...è sottoesposta e c'è stato bisogno della postproduzione per "salvarla"...se fosse stata esposta meglio quell'intervento non sarebbe stato necessario...nulla di diverso da quanto sarebbe successo con una pellicola...
I programmi di fotoritocco non rendono "migliori" le "foto", la postproduzione finalizzata alla stampa è il naturale complemento della fotografia digitale, come lo sviluppo e la stampa chimica lo sono per la fotografia argentica.
In entrambi i casi, più o meno consapevolmente, si fanno delle scelte per terminare il lavoro iniziato in ripresa.
Prima si sceglieva la chimica, la diluizione, la temperatura di sviluppo, l'agitazione, la carta, il contrasto, le mascherature...ora si muovono dei cursori sul monitor che agiscono per lo più sugli stessi parametri...le scelte e il "buon gusto" (e il senso della misura), come già ribadito, fanno la differenza in entrambi i casi...
Alla base di tutto non è cambiato nulla...ora sono necessarie alcune competenze in più per gli aspetti tecnici che prima "non esistevano" (o erano a carico di "terzi") e per gestire le nuove opportunità di autonomia che il digitale ci ha dato...
Spero di non essere stato troppo "pedante" e di averti dato qualche spunto...
bye.