Il dono del Mago e i due Gesùbambini
Ho sentito dire che ogni anno, a Natale, i Re Magi ritornano sulla terra per cercare un Gesù Bambino a cui portare di nuovo i loro doni.
Un anno dopo l'altro hanno girato insieme tutto il mondo, dall'Equatore ai Poli: ma quest'anno... quest'anno, qualcosa non ha funzionato e si sono persi tra di loro, chi è andato da una parte e chi dall'altra.
Ad uno di loro è capitato proprio di ritrovarsi lì, dove era arrivato duemila anni fa, ma - com'è cambiato tutto! Le case rovinate, la gente infuriata, un mondo sconvolto dalla guerra...
"Chi sei? Da dove vieni? Sei una spia del nemico?"
Degli uomini hanno afferrato il Mago per il mantello e qualcuno lo vorrebbe uccidere, o perlomeno picchiare, ma poi lo guardano bene e dicono: "Sembri uno dei nostri, dicci qualcosa che serva a riconoscerti".
E il Mago - che sa tutto - comincia a recitare il Corano ad Allah, il Misericordioso, con la fronte a terra, verso la Mecca.
Allora quegli uomini, rassicurati, lo lasciano libero.
Ma cinque minuti dopo, fatti pochi passi, si trova circondato da un gruppo di soldati; anche loro, dopo avergli fatto volare via il turbante con una pallottola, lo interrogano, sospettosi.
"Che ci fai da queste parti? La sai la parola d'ordine?"
Il Mago sospira e - siccome sa tutto - dice la parola d'ordine. Poi, per farli contenti, si mette a cantare lo "Shemà Israel" rivolto verso il Muro del pianto.
Così, per lui, non ci sono problemi.
In realtà il problema è tutto intorno a lui, in quella gente che si cerca non per far festa, ma per uccidersi e l'aria non è più pulita, piena com'è di esplosioni e grida di dolore.
Il Mago corre da una casa all'altra, spaventato, e cerca come può, il Bambino in mezzo a tanti bambini che piangono e scappano, ma si sente confuso e disorientato, il colmo per un Mago tanto sapiente.
Poi, la sera della vigilia di Natale, gli prende il desiderio di lasciarsi tutto alle spalle e di andare a cercare un po' di pace su in collina.
Prende a caso una strada stretta che sale ed in cima vede due case, una di fronte all'altra.
Ed uno di fronte all'altro, sulla porta, ci sono due bambini che si guardano arrabbiati: uno tiene in mano un fucile più grande di lui, mentre l'altro ha in mano la fionda con un bel sasso appuntito.
Il Mago che sa tutto, li chiama, affannato: "Ruben! Alì! Ma che fate? Non vi ricordate più? Giocavate insieme tutti i giorni e ora, che succede?"
Ma Ruben stringe le dita sul fucile e Alì continua a tenere stretto il sasso.
Allora il Mago comprende che la sua ricerca del Bambino è finita e che questo è il momento di tirar fuori il suo Dono, perché davanti a sé ha due Gesùbambini che hanno bisogno, urgente bisogno di quel Dono, altrimenti potrebbe succedere qualcosa di terribile, lui lo sente, lo capisce.
Così li chiama ancora una volta: "Ruben! Alì!" e manda verso di loro tutta la forza dell'amore che sente dentro, amore per Ruben, amore per Alì, l'unico Dono capace di far cadere a terra quel fucile e quel sasso.
Poi, quando vede le armi a terra, sospira, si avvolge stretto nel suo mantello e scompare nell'ombra, mormorando: "Mio Signore, Allah Jahvè, c'era proprio bisogno di due nomi diversi?"
Nicoletta Martiri Lapi
Oggi pomeriggio, cercando del materiale per scuola, ho ritrovato questa storia...
Scritta da mia madre nel 2000.
Non ho resistito alla tentazione di collegarla alle mie immagini scattate in Terrasanta e di proporvela.
Un salutone