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NikonClub.it Community > PRODOTTI NIKON > NIKON Speedlight
F.Giuffra
Non sono Lorenzo Ceva ma vorrei spiegare nella maniera più semplice possibile come differisce l’esposizione usando più flash a tutti i principianti o a chi semplicemente non ha mai sfruttato questa possibilità, per evitare di riscrivere sempre le stesse cose.

Con la luce ambiente l’esposizione corretta della pellicola, o sensore che sia, è data, oltre che dalla apertura del diaframma, dalla durata del tempo in cui resta aperto l’otturatore.

Invece la durata del lampo artificiale è brevissima, si parla di millesimi di secondo, quindi in pratica abbiamo due esposizioni: l’otturatore si apre, parte il lampo per un attimo e tutto ciò che è alla sua portata, pochi metri al massimo, viene catturato, poi solo la luce ambiente continua ad entrare in camera per tutto il tempo di esposizione che resta. Quindi in pratica è come fare due esposizioni della stessa foto, una sicuramente senza problemi di micro o macro mosso. Regolando il tempo regoliamo solo la seconda esposizione, quella dello sfondo non raggiunto dalla portata del flash, che risulterà più o meno chiara o scura, ferma o mossa. L’esposizione fatta dal flash non avrà nessuna variazione variando il tempo. Se usiamo un tempo molto breve rischiamo che lo sfondo, troppo lontano per essere illuminato dal lampo, risulti troppo scuro o addirittura completamente nero quando il diaframma è molto chiuso e la luce ambientale scarsa. Se scegliamo un valore troppo lungo rischiamo che la luce ambiente impressioni la foto e si veda intorno ai soggetti in movimento un alone mosso, una immagine sdoppiata. Può rendersi utile alzare gli iso per aumentare la gittata del lampo e permettere alla altra luce presente di schiarire lo sfondo a sufficienza con un tempo più veloce. Oppure, nella fotografia macro, per evitare di avere lo sfondo nero si possono usare degli appositi cartoncini colorati da porre dietro ai soggetti, tanto verranno sfuocati per la scarsa profondità di campo che si ha in queste riprese.

Quando invece usiamo più flash in genere ne sistemiamo alcuni per illuminare lo sfondo, quindi giocando con le potenze dei vari lampeggiatori potremo bilanciare i soggetti in primo piano e ciò che si trova dietro sotto l’influsso di un altro (gruppo di) flash. Con i flash da studio, pesanti, ingombranti e che funzionano con alimentazione a 220v (o con grosse batterie) si ha in genere una grande potenza e un ridotto tempo di ricarica tra un lampo e il successivo, si possono gestire diaframmi più chiusi ma le potenze delle varie unità devono essere provate per evitare che sovra o sotto espongano. Un tempo era necessario un esposimetro flash esterno o almeno un dorso Polaroid, ora con una macchina digitale può bastare l’istogramma e l’indicazione delle alte luci.

Invece i flash Nikon sono tascabili, funzionano con comuni batterie AA ricaricabili e hanno un sistema intelligente che, tramite l’uso di prelampi, permette dosare la luce e regolare a distanza la potenza dei vari flash o gruppi di flash per ottenere effetti creativi. Ovviamente questo sistema va disinserito quando si usano altri lampeggiatori con fotocellula che non lo supportano per evitare che i prelampi facciano partire la fotocellula prima del lampo vero e proprio.

Ricordiamoci che la luce, come il suono, cade col quadrato della distanza, quindi se una modella si sposta anche di poco rischia di essere molto sovra o sotto esposta, soprattutto se non è molto distante dai lampeggiatori, che quindi devono essere regolati di nuovo, a meno che non ci sia un sistema automatico che lo faccia per noi ad ogni scatto.

La forza bruta dei flash da studio serve soprattutto quando necessita una luce morbida, cioè con ombre delicate, simili a quelle che si hanno in una giornata nuvolosa, indicata per visi dolci, femminili, o per nascondere imperfezioni della pelle, diversa da quella dura, con ombre nette come quella del sole senza nuvole, utile per dare un aspetto duro, virile, da lottatore.
La morbidezza della luce dipende solo dalla distanza e dalla grandezza della luce: più una luce è piccola e lontana, puntiforme e più sarà dura, come il sole che si può nascondere con una mano. Per averla dolce dobbiamo rifletterla con un ampio ombrello, una parete o diffonderla con un largo soft-box. Ovviamente allargandosi il fascio di elettroni diventa meno concentrato, quindi ci costringe ad usare un diaframma più aperto, scomodo se vogliamo a fuoco gli occhi di più persone. Abbiamo presente che non possiamo allungare i tempi per aumentare l’esposizione col flash. In genere non possiamo avvicinare la sorgente perché per avere una luce diffusa la abbiamo già avvicinata al massimo, e quindi dobbiamo usare dei flash più potenti oppure aumentarne il numero. Ricordiamo che il numero guida, indice della potenza, raddoppia quadruplicando il numero dei lampeggiatori.

Il tempo di sincroflash: purtroppo, anche se la macchina può usare dei tempi velocissimi, millesimi di secondo, nell’uso normale, con il flash il tempo più breve, detto sincroflash, è relativamente più lungo, varia a secondo dei modelli da 1/180 a 1/500 di secondo. Questo perché l’otturatore in genere è fatto da due tendine chiuse, allo scatto la prima scorre e apre il passaggio della luce, quando il tempo è scaduto scorre la seconda dal lato opposto e richiude. Se il tempo è troppo veloce la seconda parte prima che la prima sia arrivata, quindi non c’è un attimo in cui il foro sia tutto aperto, e un lampo del flash esporrebbe solo una striscia della foto che avrebbe delle bande nere. Alcuni sistemi permettono l’esposizione FP, cioè tanti lampi che consentono di esporre con tempi più brevi, ma a costo di una perdita di potenza.
.oesse.
quindi se uno usa 5 flash, 2 per il soggetto e 3 per lo sfondo come deve misurare l'esposizione?
Io continuo a preferire il Sekonic.... invece come operi tu non l'ho mica capito.


.oesse.
F.Giuffra
Puoi far flashare una unità alla volta e vedere sull'istogramma quanti stop hanno una rispetto all'altra, poi alla fine fai uno scatto di prove e verifichi sul controllo alte luci di non aver bruciato qualche zona dell'immagine.

Un esposimetro flash costa molto per quello che da, almeno nel digitale.
.oesse.
QUOTE(F.Giuffra @ Dec 20 2006, 10:23 AM) *

Un esposimetro flash costa molto per quello che da, almeno nel digitale.


Dipende, intanto puo' fare la misurazione anche usando 50 flash in una volta sola, e poi (guarda guarda) ti dice anche QUANTA luce ambiente sta influenzando lo scatto, dandoti il tempo da utilizzare. Il tutto con la semplice pressione su di un tasto.
Cosi' sai che tempo usare se la vuoi tutta o se la vuoi tagliare fuori o se ne vuoi solo un po (ed anche quanto "po'" ).
Io trovo che in studio un esposimetro esterno (se si sa usare) sia indispensabile.

.oesse.
ferrianf

[quote] ...Per averla dolce dobbiamo rifletterla con un ampio ombrello, una parete o diffonderla con un largo soft-box. Ovviamente allargandosi il fascio di elettroni diventa meno concentrato... [quote]

Occhio che se spari sulla modella un fascio di elettroni rischi di fulminarla!! laugh.gif

Grazie degli appunti

Fabrizio
F.Giuffra
Forse erano fotoni... magari un moderatore li corregge.

...ma quanti Fabrizio ci sono in questo forum?

Fabrizio
Dino Giannasi
QUOTE(F.Giuffra @ Dec 20 2006, 09:29 AM) *

Il tempo di sincroflash: purtroppo, anche se la macchina può usare dei tempi velocissimi, millesimi di secondo, nell’uso normale, con il flash il tempo più breve, detto sincroflash, è relativamente più lungo, varia a secondo dei modelli da 1/180 a 1/500 di secondo.

Con alcune macchine, quando serve, si può anche andare oltre.

http://www.nital.it/forum/index.php?showtopic=14897

saluti, Dino
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