Ciao a tutti,
ho avuto la fortuna di andare a vederla assieme a mia moglie domenica scorsa, e devo dire che ci ha piacevolmente impressionato per tante ragioni
, che cercero' di elencare di seguito.
I soggetti ripresi sono principalmente paesaggi, urbani (
Havana,
Tokio,
Paris,
Houston e
Odessa in Texas,
Butte nel Montana,
New York con le immagini veramente inquietanti del Ground Zero dopo l'11 settembre, ...) ma anche e soprattutto quelle dei paesaggi, bellissime quella del
cimitero indiano in Nuovo Messico (che mi ha dato un forte senso di solitudine e tristezza, ma anche di forte spiritualita' legata al senso della vita e della morte) appena entrati, del
cratere del meteorite in Australia (grandioso nella sua maestosita', raffrontato ad esempio con le strade sterrate che gli corrono intorno ed attraverso), della vista dell'
Havana dal belvedere (misto di moderno e di antico, ad esempio vedendo i pulmann air-conditioned nuovissimi per turisti parcheggiati accanto alle vecchie macchine americane anni '40-50 e russe anni '60-70-80) e quella della
strada di polvere nel deserto sempre in Australia (che da' il senso di cosa possa voler dire avventurarsi nel nulla per chilometri e chilometri).
A livello tecnico, ho scoperto che, a parte qualche caso (credo ad es. la
mantide religiosa in Giappone con una ripresa ravvicinata, e qualche ritratto), Wenders ha sempre utilizzato il formato di ripresa panoramico, effettuato prima con una macchina russa 35 mm. (la Horizon?) e poi con una giapponese sempre panoramica pero' medio formato, mi sembra che fosse un 12*17 o 10*17
.
Mi ha molto sorpreso l'uso della macchina non solo in orientamento (classico) orizzontale, ma anche in verticale, secondo me con una sorprendente riuscita positiva ai fini dell'espressivita' dello scatto (ad esempio le foto delle
case colorate e diroccate dell'Havana, quella della
foresta di Bambou all'ingresso e soprattutto quelle dei
lavori di recupero a Ground Zero.
Veramente interessante, grazie allo spazio espositivo veramente vasto e consono alla mostra, la possibilita' di scegliere con attenzione il punto in cui posizionarsi per osservare le grandi e ben illuminate foto da 4 metri di larghezza che si stagliavano nettamente sul fondo bianco (al centro o leggermente decentrato, a circa 3-5 metri, in modo da poter vedere con un unico sguardo tutta l'immagine), e veramente straordinaria la definizione delle stesse, che consentiva di apprezzare distintamente dei particolari minuscoli avvicinandosi a poche decine di centimetri...
Insomma, si tratta secondo me un'occasione unica per poter osservare alcune zone del mondo in modo decisamente non convenzionale, e che non poteva che essere realizzata in un grande e valido spazio espositivo come quello delle Scuderie del Quirinale per rendere fruibile al meglio la grande capacita' di "vedere", oltre che a livello cinematografico, anche a livello (e che livello!) fotografico, di Wim Wenders.
Ciao.
Paolo.