Fa caldo ma decido di uscire lo stesso, ho acquistato il 35/70 2,8d e il 70/210 d devo provarli assolutamente ed ancora non ne ho avuto il tempo. Si è strana la mia città visitata da decine di migliaia di turisti l'anno per le sue ville, ma le conosco come le mie tasche e voglio conoscere qualcosa di più recente. Mi avvio per la zona più vecchia ed ecco che subito mi appaiono le zone storiche tenute bene

Poi proseguo per la zona più degradata ed è qui che appare la memoria storica più recente, quando in questi luoghi, oramai abbandonati, negli anni fiorenti dell'industria cartaria i ritmi della vita erano scanditi dal rumore delle macchine e dell'acqua.

Panorami di fabbricati che rimangono li come mostri una volta pieni di vita e sbuffanti ed ora morti come fosse finito tutto di un colpo, come se ci fosse stato un generale ed immediato abbandono. Testimoniano le tante famiglie alle quali hanno dato lavoro e sopravvivenza ed ancora sanno dell'acre del sudore dei nostri operai.

Alzo gli occhi, nel silenzio sento che ancora c'è qualcosa di vivo, e questi mostri sembrano veramente continuare a far battere un loro cuore. Una ventola continua ancora a girare, chissà da quanti anni e le loro teste ospitano coppie di rapaci.

Continuo nel mio cammino, il sudore cola che è un piacere la mia povera 200 avrebbe bisogno di una custodia subacquea per le goccioline che gli cadono sopra, ma ormai sono preso da tutto quello che osservo e mentre scatto cerco di immaginare quando tutto questo pulsava e trainava l'economia della mia città. La mia attenzione è attirata da una vecchia macchina per la produzione della carta e nel frattempo mi avvicino ai mostri.

Sono enormi, le cartiere, ormai ferite ed uccise dal tempo e dai vandali, rifugio di barboni, clandestini e tossici, sembranno essere spogliate anche della loro dignità, e di quella di chi per tanti anni ha lavorato nella loro pancia.

Cammino intorno a loro cercando di non essere inghiottito anche io, ma la mente viaggia e par di sentire i rumori dell'attività di un tempo, e vedere la vita dei nostri nonni, svolgersi qui dentro per 12 ore al giorno.

Oltre al sudore, la sete inizia a farsi sentire, è ora di tornare indietro, nella Tivoli odierna tra traffico caos e percorsi turistici che non tengono conto di questa memoria storica, eppure la chiamano archeologia industriale. Il paradosso più impressionante è che a poche centinaia di metri, percorrendo questa strada sbuchi presso l'uscita della Villa Gregoriana, appartenente al FAI e prorio li vedi questo.
Strana la mia città, ma i miei due ultimi acquisti sembrano aversela cavata bene.

Non se la sono cavata bene.... ma BENISSIMO !!!

Ed anche tu, Bravo !!!

Ora però non smettere di "collaudare" i tuoi nuovi obiettivi.

Ciao e alla prossima

Grazie Alberto, sono contento che ti sia piaciuto il mio life un pò fuori dalle righe. Gli obiettivi ora saranno strapazzati puoi strane certo.
CiaUZ