Se dovessimo misurare l'esoticità di un posto esclusivamente in proporzione alla distanza dai nostri luoghi avremmo sicuramente una percezione sbagliata. Un breve viaggio in Marocco, accompagnato da un italiano che ha deciso di "sposare" il Marocco e la sua cultura, le sue genti e i suoi paesaggi, mi ha restituito un impasto di sensazioni che la macchina fotografica può cogliere solo se si sincronizzano i nostri ritmi ai loro. Il caos di Marrakech e la brulicante operosità delle concerie di Fes da una parte, le montagne multicolor, la splendida decadenza delle kasbah e le dune dell'Erg Chebbi dall'altra, fanno di questo Paese il luogo dove poter variare frequentemente il contagiri della mente e del cuore più e più volte nel giro di poche decine di chilometri. Mi permetto di fornire un piccolo spaccato fotografico con l'inevitabile filtro personale insito in una raccolta di questo tipo, il resto mettetelo voi e vi sembrerà di sentire l'odore persistente delle mille spezie unito al vocio e alla folla del souk di Marrakech, un attimo prima di sentire il caldo pungente e silenzioso delle montagne del medio Atlante. Se poi aprendo gli occhi scambierete la persona che divide con voi la casa per un berbero di blu avvolto allora avrò raggiunto lo scopo di avervi fatto "viaggiare".
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