QUOTE(luigi fedele cassano @ Jul 3 2015, 01:04 PM)
questa la devo capire bene
cioè me la puoi spiegare meglio come hai 2 minuti
grazie
facendo un paragone con DX nikon ;:D
Questo punto torna ogni tanto sul forum e ripreme il tasto dolente dell'importanza della risoluzione, soprattutto in stampa a qualità fotografica e sulla distanza di osservazione delle immagini nella valutazione di qualità. Ogni perdita di risoluzione rispetto al massimo consentito dall'occhio (inclusa la carenza di sharpening e la sua qualità) è equivalente a una sfocatura: i particolari interpolati sono arrotondati (vedi foglie nel test di Ken Rockwell sulla Canon 5 DS...) e l' occhio se ne accorge e taglia sulla qualità.
Qual è la risoluzione dell'occhio a 10+/10 di visus? A 2 m distingue righe a medio contrasto a 1 lp/mm (+/- 10%). Ci accontentiamo.
Ora se ci avviciniamo alla stampa/video la risoluzione dell'occhio lineare aumenta e quello che non vediamo NON ESISTE (altro principio della qualità digitale...). Quindi per comodità abbiamo:
2 lp/mm a 1 m (100 ppi)
4 lp/mm a 0.5 m (200 ppi)
5 lp/mm a 0.4 m (254 ppi)
6 lp/mm a 0.33 m e così via (300 dpi).
La riduzione di qualità (voto medio Mean Opinion Score, MOS, dato di solito in scala tra 0 e 5 o 0:100) è quasi proporzionale al rapporto risoluzione effettiva/risoluzione dell'occhio. Quindi se a 33 cm vedo un'immagine a 200 dpi, il voto sarà 66/100.
Due immagini uguali per i condizionamenti mentali hanno un MOS di circa 90 (obiettività da Internet)
In aggiunta, lo sharpening e la ripresa devono essere sufficienti a vedere il dettaglio più piccolo, quindi abbastanza forti a video.
Un monitor a 96 dpi non andrebbe quindi visto da circa 80 cm in su, altrimenti vedo le "immagini" (repliche spettrali" digitali), che mi fanno storcere il naso rispetto ad immagini molto risolute (quindi ruvide/granose) come quelle che vengono da certi filmscanner dopo PP.
Io uso una mira circolare: quando vedo appena l'ultimo anello, lì è la distanza ottimale: sotto vedo le immagini digitali, sopra perdo dettagli.
Una stampa o un monitor Retina sono a 300+ ppi e quindi mi devo avvicinare.
La risoluzione data è ovviamente effettiva. I sistemi "analogici" (stampante e scanner o immagini 4:4:4) hanno una resa affidabile fino all'80-90% della risoluzione massima, i digitali Bayer rendono il 70% in luminanza e 50% sullla crominanza, i Fuji X il 10% in più circa in luminanza e un po' meno in crominanza.
Una immagine risolve un certo numero di linee semplici in verticale, di più non può. E' possibile quindi determinare la distanza D a cui mi posso avvicinare a massima qualità. Se esprimo questa distanza divisa rispetto all'altezza metrica A dell'immagine ottengo un rapporto H che è costante e dice il relativo grado di qualità. Più è basso H, meglio è...Un punto di qualità si vede al 100%, mezzo punto è entro l'incertezza della misura MOS.
esempio di sopra: stampa senza bordo 30 x 45 cm vista da 40 cm (254 dpi) implica 3000 LW/PH effettivi a qualità 100%. 3000/0.7 = 4000 i pixel necessari per la stampa (300 dpi) dal file. A 33 cm di distanza l'immagine, "immagini permettendo", avrà qualità 5/6 (83/100). H=40/30 = 1.33....
Immagine ideale: MOS > 90/100
Immagine professionale MOS >80/100
Immagine broadcast MOS > 60
Immagine low quality MOS<50.
Limite di sopportabilità: MOS = 40
Poi si somma la riduzione di qualità dovuta a rumore, più debole.
Altri sistemi:
DX = 24 Mp simile a FX 24 Mp con MTF minore del 10% (5% di MOS in meno?)
Fuji X 16 Mp = 2400 LW/PH ca. qualità 2400/3000 a 40 cm, H al 100% qualità = 40/24=5/3
Scanner Minolta 5400 II e film adeguato 50-100 ISO, 42.2 Mp tipici 4200 LW/PH (va in aliasing) qualità 40 x 60 cm a 40 cm 100/100, H<1
FX 36 Mp no filtro AA, 3600 LW/PH (3250 tipici, va in aliasing), qualità 40 x 60 cm >70/100 a 40 cm, H=10/9 = 1.1 ca.
Da notare che se si va sotto il rapporto H limite, la qualità soggettiva decresce rapidamente. Al di sopra di H, la qualità dei sistemi si equalizza.
A presto
Elio