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NikonClub.it Community > PRODOTTI NIKON > NIKON F 35mm e Scanner
VinMac
E’ domenica sera, non ho molto da fare … niente pellicole da sviluppare (per ora … la prossima settimana si parte per Praga tongue.gif !) … e così ho deciso di annoiarvi ancora una volta con uno sproloquio.
Argomento?
I filtri, naturalmente!
Prima di entrare nel “vivo” della discussione, (come sempre tratta da vecchi appunti e testi divulgativi) un breve cenno alla composizione della luce ed a come la luce stessa viene percepita dalle pellicole B&W e colori.
Questa è la composizione dello spettro elettromagnetico.
Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

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Come vedete, la luce visibile è una sua piccola porzione, compresa tra ultravioletto e l’infrarosso: ciò che noi vediamo, quindi, va dal Rosso (800 nm) al Blu (400 nm), passando per il Verde (550 nm), ed in questo intervallo sono ricompresi tutti gli altri colori.
Rosso -R-, Verde -G- e Blu -B-, dal punto di vista della nostra esposizione, sono i colori più importanti.
Perché?
Perché tutti gli altri possono essere descritti ricorrendo alla percentuale di R, G e B che contengono; questa è la ragione per la quale R, G e B vengono chiamati “additivi primari” (in realtà ve ne è anche una seconda, più importante, ma ne farò cenno successivamente).
Per comprendere meglio la relazione che li lega basta osservare la seguente immagine.
IPB Immagine

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Come potete vedere, tra Verde e Blu vi è il Ciano -C-, tra Blu e Rosso vi è il Magenta -M- e tra Rosso e Verde vi è il Giallo -Y-.
Ciò significa che:
• C = 50% G + 50% B;
• M = 50% B + 50% R;
• Y = 50% R + 50% G.
Modificando queste percentuali, ovviamente, si ottengono tutti gli altri colori dello spettro visibile.
C, M ed Y, in contrapposizione a R, G e B, assumono la denominazione di “sottrattivi primari” (anche qui vi è una seconda ragione, più importante, ma ancora una volta ne farò cenno in seguito).
Primo momento di sintesi
Come avete avuto modo di vedere, dal punto di vista fotografico la descrizione dei colori non è particolarmente complessa, così come non sono complesse le relazioni che li legano; memorizzare la Tabella 3 e riuscire a visualizzarla quando ci si trova “sul campo” non costa molti sforzi, ma è fondamentale perché aiuta a scegliere il filtro più adatto in fase di ripresa.
Infatti, ciascun colore assorbe quasi integralmente quello che nella sua rappresentazione in Tabella è all’opposto ed anche parte dei colori a quest’ultimo adiacenti.
Così R assorbirà quasi integralmente C (per questa ragione C viene chiamato complementare di R) ed una parte di G e B (ed infatti che filtro usate per scurire il cielo? Il rosso o il giallo, a secondo della quantità di B e di C che volete sottrarre!).
Semplice, no?
Dal punto di vista tecnico si dice quindi che:
• R, G e B sono additivi primari;
• C, M e Y sono sottrattivi primari;
• R e C, G ed M, B e Y sono complementari.
Additivi primari e sottrattivi primari
E’ arrivato il momento di “sciogliere la riserva”.
Come abbiamo appena visto R, G e B ed i loro “figli” C, M e Y sono strettamente legati tra loro, ma non abbiamo ancora parlato di altri due colori che, per il nostro modo di percepire la luce, sono ancor più importanti in quanto definiscono la sua totale presenza o assenza: il bianco ed il nero.
Bene, ai fini fotografici possiamo dire che:
• il bianco è composto da una eguale quantità di R, G e B (ecco perché “additivi primari” … in realtà il bianco si ottiene anche miscelando un colore ed il suo complementare, ad es.: G ed M, ma è un po’ più complicato da spiegare e non ha riflessi diretti nella nostra illustrazione);
• il nero è composto da una eguale quantità di C, M e Y (ecco perché “sottrattivi primari”).
Le ragioni non sono poi così difficili da capire: un’eguale quantità di R, G e B riproduce tutti i colori dello spettro (ed il bianco non è altro che questo), mentre un’eguale quantità di C, M e Y blocca interamente R, G e B, cioè causa l’intero assorbimento dell’emissione luminosa.
I filtri fotografici: le due grandi famiglie
La prima e più importante suddivisione è tra filtri per pellicola a colori e filtri per pellicola BN; le ragioni sono evidenti: si tratta di supporti strutturalmente diversi, che reagiscono quindi in modo diverso alla diversa composizione spettrale della luce che li colpisce e che richiedono, di conseguenza, filtri “costruiti” in modo diverso.
Filtri per pellicole a colori
L’emulsione a colori è realizzata in modo tale da riprodurre fedelmente le tonalità solo se la scena è illuminata da una fonte di luce corrispondente alla temperatura colore di riferimento: luce diurna (5400 K°), luce artificiale “calda” (lampade da studio: 3200 K°) e luce artificiale “fredda” (tungsteno: 3400 K°)
Ma cosa succede se, pur utilizzando la fonte di luce per la quale la pellicola è tarata, per una qualche ragione la sua composizione spettrale (e quindi la sua temperatura colore) è leggermente diversa? Oppure se siamo costretti ad usare una pellicola per luce naturale con una fonte di luce artificiale o viceversa? Oppure se, pur essendo corretta la fonte di luce, l’ambiente è tale da produrre una maggiore quantità solo di un “certo colore”?
Vengono in nostro soccorso, rispettivamente, i filtri di correzione, di conversione o di compensazione!
1. Filtri di correzione
Servono appunto per “correggere” piccoli scostamenti nella temperatura colore, ma sempre nell’ambito della stessa fonte di luce per la quale la pellicola è tarata. Sottraggono “quella certa” quantità di colore complementare necessaria per riequilibrare la fedeltà di riproduzione.
I più noti sono i Kodak della serie 81 (giallo-ambra) e della serie 82 (azzurra).
2. Filtri di conversione
Forniscono una “correzione maggiore” della temperatura colore in quanto adattano una determinata pellicola ad una fonte di luce diversa da quella per la quale è stata progettata.
I più noti sono i Kodak della serie 80 (blu) e della serie 85 (arancione)
3. Filtri di compensazione
Può accadere che, pur essendo corretto l’abbinamento tra la fonte di luce ed il tipo di pellicola, sulla scena vi sia, perché magari è presente in una sua vasta parte un oggetto di un particolare colore, una maggiore quantità di un singolo colore dello spettro.
In questo caso non possono soccorrerci né i filtri di correzione, né quelli di compensazione, in quanto essi “spostano” tutto lo spettro insieme in una determinata direzione.
Si ricorre allora ai filtri di compensazione colore, detti anche filtri CC.
Essi vengono prodotti nei sei colori primari (additivi R, G e B e sottrattivi C, M, Y) con incrementi di densità di 0,10 in una scala che va da 0,10 ad 1 (cioè 0,10 – 0,20 – 0,30 e così via), in modo tale da consentire il più completo ed incisivo controllo sul risultato finale.
I più noti sono i Kodak della serie Wratten (in gelatina … delicatissimi … anzi di più!)
Gli strumenti di misura
I filtri di correzione e conversione, ma soprattutto quelli di compensazione, non possono essere usati “ad occhio”, soprattutto se dobbiamo lavorare “di fino”.
Gli strumenti che ci aiutano ad operare la scelta migliore sono:
1. il termo-colorimetro, per i filtri di correzione e conversione; è un tipo particolare di esposimetro che, utilizzando una particolare circuitazione, ci dice qual è la temperatura colore della fonte di luce che utilizziamo; è di norma munito di un regolo calcolatore che consente, in rapporto alla pellicola usata, di individuare il filtro di correzione o conversione necessario per poter lavorare salvando “i bianchi”;
2. l’analizzatore di colore, per i filtri di compensazione; ha un funzionamento più complesso, intanto perché è solitamente munito di tre diverse fotocellule di lettura (una per ogni additivo primario) e secondariamente perché più complessi sono i suoi circuiti; è anche molto più costoso del termo colorimetro, ma i parametri che restituisce sono talmente dettagliati da consentire, utilizzando i CC, di controllare anche le più piccole dominanti.
Filtri per pellicole BN
Nonostante tutte le moderne pellicole BN siano oggi pancromatiche, cioè sensibili a tutti i colori dello spettro, esse tuttavia non rispondono ad alcuni colori in modo differenziato.
Così, mentre i nostri occhi percepiscono il blu come colore più scuro del verde (e così è in realtà, poiché il blu riflette meno luce del verde), la pellicola BN, che ha una sensibilità spettrale non proporzionale a questi due colori, potrebbe restituirli con due tonalità di grigio molto simili, anziché molto diverse.
In tali casi vengono in nostro soccorso i filtri per BN; essi sono molto più densi di quelli per le pellicole a colori, perché devono agire sulla maggiore quantità di luce necessaria per modificare le tonalità di grigio.
Il principio di funzionamento è assolutamente analogo a quello già illustrato per i filtri colore: ogni filtro blocca (cioè scurisce) quasi totalmente il suo colore complementare e, in parte, anche quelli a quest’ultimo adiacenti (guardate sempre la Tabella 3 … anzi … stampatela e non separatevene mai, almeno finché non la memorizzate).
Vengono prodotti in cinque serie: Giallo, Verde, Arancio, Rosso e Blu; all’interno di ciascuna serie esistono differenti gradazioni (ad es.: giallo chiaro, medio, scuro e giallo-verde).
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Questo è quanto ... uno sproloquio domenicale, con la speranza possa essere utile a qualcuno e possa essere integrato o corretto da qualcun altro.
Buona Nikon a tutti voi!
Vincenzo

P.S.: ovviamente, se l'argomento desterà il vostro interesse, potremo proseguire con approfondimenti anche sui filtri "non cromatici" (polarizzatori, ND, ecc.), tabelle di comparazione ed altre consimili amenità messicano.gif
hroby7
Ciao Vincenzo, ti ringrazio
Queste letture sono sempre molto utili
Buona giornata
Roberto
truciolo56
Grazie Vincenzo.

Io trovo sempre interessanti questo tipo di articoli: permettono di conoscere/mettere in ordine/rinfrescare/confrontare qualche nozione fondamentale.

Se ti andasse di proseguire, leggerei con interesse!... smile.gif

Se chi gestisce il sito lo ritenesse utile, potrebbe trovare posto fisso per questo genere di interventi.

grazie e ciao
Marco
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