QUOTE(GiulianoPhoto @ Aug 8 2012, 02:47 PM)
Questo è un post che ho creato apposta per sfogarmi su di un autentico stupro della fotografia paesaggistica degli ultimi anni..
...benvenuti nell'era del "piallaggio" fotografico...
Oggi si vuole scattare a mezzogiorno con tempi di 30" altrimenti non si è in grado di essere paesaggisti
Il web è invaso di queste fotografie tutte uguali, tutte appunto "piallate" da un uso morboso dei filtri ND, GND, POLA e chi più ne ha ne metta...
Ci si dimentica quanto sia bella una fotografia di paesaggio scattata negli unici 10 minuti in tutto il giorno in cui la luce lo consente, la difficoltà dell'esprimere in una foto di paesaggio la massima immersione rimanendo fedeli alla realtà esaltando solo la caratteristica del luogo.
La fotografia di paesaggio è sempre stata una delle più difficili: trovare il luogo giusto, la luce migliore pernottando a lungo in luoghi remoti, patendo il freddo e attendendo il momento giusto per fare magari solo 10 scatti....scatti che fanno la differenza.
Non sono contro l'uso dei filtri ma basta esercizi di sola tecnica scopiazzata, i paesaggisti devono tornare a occuparsi di emozioni.
Giuliano, al di là di qualche espressione che trovo un po' troppo categorica (stupro della fotografia paesaggistica, piallaggio fotografico) ti confesso che sono e non sono d'accordo sulla tua riflessione.
Sono d'accordo quando parli di emozione: se osservo una foto, nel caso di paesaggio, le sensazioni che il nervo ottico trasmette al cervello sono positive e il tutto fa aumentare il battito del mio cuore, sinceramente non sto tanto a pormi questioni tecniche, la foto mi piace e basta.
Io per primo amo alzarmi in orari antelucani e sciropparmi chilometri di strada nella speranza che la natura mi regali quel raggio di luce giusta per permettermi di realizzare la foto che ho in mente.
Ma trovo un po' troppo riduttivo non ammettere che oggi, come ieri, è possibile realizzare ottime fotografie di paesaggio anche in orari non proprio classici, sfruttando magari condizioni meteo particolarmente favorevoli e accorgimenti tecnici che da sempre devono far parte del bagaglio del fotografo paesaggista.
Se un filtro ND mi permette di utilizzare un tempo sufficientemente lento sì da poter restituire a chi osserva la mia foto la sensazione di movimento dell'acqua in riva al mare o quello delle nuvole nel cielo in una giornata ventosa, non vedo perché dovrei limitare la mia espressività non scattando alle due del pomeriggio, quando magari so già che all'ora di luce giusta non potrò essere sul posto...
E' un accorgimento tecnico, che mi consente di trasferire entro i limiti del frame le mie sensazioni del momento, un po' come quando il fotografo sportivo utilizza la tecnica del panning per rendere la sensazione di velocità delle auto di Formula Uno....
I filtri si utilizzano non dall'avvento del digitale ma un po' da sempre.
Sono sicuro che chi tra noi ha scattato anche in analogico e conserva ancora il corredo, troverà in borsa un filtro rosso, uno giallo e uno arancio, che si usavano per le foto in bianconero.
E chi scattava paesaggi in invertibile non può non possedere un pola e un sistema a lastrine Cokin per compensare.
Del resto i limiti fisici delle pellicole di ieri sono gli stessi dei sensori di oggi, che, nonostante i recenti miracoli, non hanno ancora raggiunto la latitudine di posa dell'occhio umano, rendendo, pertanto, necessario l'utilizzo di filtri graduati per compensare e riportare così la gamma dinamica della scena ripresa simile o uguale a quella della scena vista.
Un paesaggista, oggi come ieri, non può prescindere da una conoscenza tecnica di alto livello, riguardante soprattutto le regole di una perfetta composizione, esposizione e messa a fuoco, nonché un sapiente e corretto utilizzo di filtri ND, GND e pola.
Ma ancora più importante sono il cervello e il cuore: solo utilizzando al meglio questi due "strumenti", elevandosi al di sopra delle proprie conoscenze tecniche, si riuscirà a produrre una fotografia degna di questo nome.
Ale