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sergiopivetta
Stamattina, leggendo il giornale al bar mentre bevevo il caffè, una notizia mi ha colpito e mi ha ricordato una foto vista ieri, ad una esposizione.
Una foto di matrimonio che non mi è piaciuta perchè mi ha dato una sorta di fastidio, era molto volgare.
La sposa, nel prepararsi prima della cerimonia, si guardava allo specchio ed ostentava il suo fondoschiena praticamente nudo.
Capita spesso di fotografare le spose più o meno nude mente si vestono, anche io ho più volte iniziato l'album di matrimonio addirittura con la sposa come mamma l'aveva fatta, ma sono operazioni che vanno fatte con buon gusto.
L'ostentazione scade nel volgare.

Sul giornale ho letto un'intervista fatta a Pupi Avati, famoso regista cinematografico.
Avati ha detto che, durante il montaggio dell'ultimo film "La seconda notte di nozze", ha tagliato una scena di sesso con la Ricciarelli. Il personaggio del fisarmonicista la spogliava e le baciava il seno.

"... L'abbiamo tagliata perchè ne usciva un personaggio di Liliana troppo negativo. ..."

Questo dovrebbe farci fare una riflessione che ci può essere d'aiuto quando realizziamo le nostre immagini.
E cioè che, in tempi dove per uscire allo scoperto (artisticamente) si fa di tutto e di più per scandalizzare, trovare una persona che, per migliorare la propria creazione, ha il coraggio di togliere lo scandalo, non è cosa di tutti i giorni.
E' l'opposto dell'arroganza.

sergio
photoflavio
QUOTE(sergiopivetta @ Nov 14 2005, 10:03 AM)
[...]E cioè che, in tempi dove per uscire allo scoperto (artisticamente) si fa di tutto e di più per scandalizzare, trovare una persona che, per migliorare la propria creazione, ha il coraggio di togliere lo scandalo, non è cosa di tutti i giorni.
E' l'opposto dell'arroganza.

sergio

Pollice.gif Parole sacrosante che quoto in toto.

Ciao,
Flavio
Al_fa
Decisamente valido il tuo discorso Sergio ma non mi fermerei al semplice volgare vs fine/di classe, alle volte rinunciare a mostrare un'immagine, rinunciare a pubblicarla, a esibirla in giro perchè chiaramente non di qualità sufficientemente elevata è un buon segno di autocritica. Potrebbe sembrare una rinuncia o una timidezza invece spesso si impara più non mostrando che mostrando. Bisognerebbe provare, per esercizio, a prendere in mano i propri scatti ed a demolirli letteralmente, portando avanti tutte le motivazioni per cui quello scatto non va bene, non c'è, deficie, è scarso, pecca.

Tornando al punto principale del tuo discorso ti rimanderei ahimè ad ammirare il topic Modelle da...fotografare che dopo un bell'inizio ha avuto seri problemi di qualità.
sergiopivetta
QUOTE(Al_fa @ Nov 14 2005, 12:12 PM)
Decisamente valido il tuo discorso Sergio ma non mi fermerei al semplice volgare ...

Tornando al punto principale del tuo discorso ti rimanderei ahimè ad ammirare il topic Modelle da...fotografare che dopo un bell'inizio ha avuto seri problemi di qualità.
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Sì, volendo puoi estendere,
io però intendevo, più che parlare di qualità in generale, il saper pesare quello che inseriamo nelle nostre inquadrature, a volte solo fine a se stesso.
Spesso, nelle nostre foto inseriamo degli elementi che nulla hanno a che fare con l'immagine, con il racconto, ma sono messi lì col solo intento di mostrare ad oltranza. La ragazza ha un bel seno o un bel fondoschiena e te li sbatto in faccia.
E così si perde un' ottima occasione per fare una foto bella.

sergio
musica
quest'ultimo tuo intervento mi ha chiarito meglio il ragionamento iniziale, anche se apre un portone immenso sul porsi nei confronti della fotografia. Vale a dire che l'azione di ponderare prima dello scatto è una filosofia come quella di chi scatta e poi sfronda e ravvedo nel primo modo di operare quello maturo e meditato, un pò più arrembante e legato "dall'uso alla regola" il secondo.

A volte però capita a tutti di essere preda di stordimento ad esempio quando ci si trova di fronte a scenari talmente suggestivi che la mente fatica ad inquadrare razionalemnte ed elaborare velocemente la situazione. Facendo salva la propria esperienza che ci dirige in quelle situazioni e ci spinge ad un ragionamento veloce, resta il fatto che a volte è proprio difficoltoso staccarsi dal contesto scenico e riflettere velocemente prima che cambi la luce o si perda un'espressione particolare, ed in preda a questo stordimento si finisce per scattare per sommi capi, confidando nel fatto che comunque vada l'ambientazione è così suggestiva che il risultato sarà comunque di rilievo.

Una volta sviluppate le lastre ci si rende conto che non è proprio così ed un pò più di riflessione e 2 scatti al posto di 4 erano senz'altro meglio.
Ma del senno di poi...

sergiopivetta
QUOTE(musica @ Nov 14 2005, 01:58 PM)
... ravvedo nel primo modo di operare quello maturo e meditato ...

A volte però capita a tutti di essere preda di stordimento ad esempio quando ci si trova di fronte a scenari talmente suggestivi che la mente fatica ad inquadrare razionalemnte ed elaborare velocemente la situazione.

... Una volta sviluppate le lastre ci si rende conto che non è proprio così ed un pò più di riflessione e 2 scatti al posto di 4 erano senz'altro meglio.
Ma del senno di poi...
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Ciao Stefano,

operare in modo maturo è più facile lavorando con la pellicola, e più ancora con il banco ottico.
Sei costretto a meditare, a ragionare e riflettere ben bene prima di scattare perchè ogni scatto sprecato sono soldi, specialmente con le pellicole piane.
Adesso col digitale non ci sono limiti nella quantità di scatti ed il rischio è di farsi prendere la mano e di perdere di vista la cosa veramente importante, la bellezza dell'immagine ed il messaggio che reca.

Quanto allo stordimento ne accenno qui
http://www.nital.it/forum/index.php?showto...ndpost&p=350623

Del senno di poi...
non mi preoccuperei, fa parte del gioco, se vuoi nuotare ti devi bagnare, per imparare devi sbagliare, l'importante è che lo sbaglio non sia la regola.

sergio
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