QUOTE(Giovanni Auditore @ Oct 5 2011, 07:28 PM)
oh mio dio pensavo non se ne sarebbe accorto nessuno. Grazie Carlo.
Di artefatto non c'è proprio nulla sono situazioni che si costruiscono da sè. Non c'è il fotografo che sposta il ribelle per illuminargli il volto.. c'è il ribelle che si mette in posa a modo suo: il fotografo non dovrebbe scattare? A me sembra evidente perchè ripeto.. nella prima parte del video si vede tutt'altro che una scenetta recitata quindi non sono fotografi che evitano casini. Sono fotografi che si sono trovati in quella specifica circostanza.
E' quello che ho appreso anch'io dal filmato e che si discosta dal pistolotto del blogger.
QUOTE(Luigi_FZA @ Oct 5 2011, 08:15 PM)
.... e come disse un direttore di mensa molti anni fa a chi esternava dei dubbi sul vino in tetrapack " ma che scherziamo? Questo lo danno finanche a Poggio Reale " : lui cercava di dire che non poteva essere na ciofeca, altrimenti ci sarebbero state dure conseguenze da parte dei carcerati.
Affermazione, quella sopra riportata, realmente fatta e non inventata.
L.
E' così in effetti... i grandi marchi non possono fare schifezze a danno della salute... solo a danno del palato, ma è un aspetto soggettivo questo.
QUOTE(stefano80super @ Oct 5 2011, 10:13 PM)
Beh il fotografo ha portato avanti il tema della drammaticità, ma come ha detto lui, se vogliono vendere, questa drammaticità se la devono creare, io non condivido questo. In ogni caso uno degli scopi del progetto come definito dall'autore è una sensibilizzazione del pubblico perchè possa dare una lettura critica alle immagini che gli vengono proposte. Con questo non voglio sminuire il lavoro di reporter che si trovano in luoghi disagiati o con conflitti in corso, ma come detto prima anche loro devono vivere e qui, secondo me, va a perdersi il vero senso del reportage , la foto non viene più usata per raccontare ma esclusivamente per trarre un guadagno, perciò perchè non ricrearla artificialmente?
Se andate a leggere anche la spiegazione nel link allegato al video l'ultima frase dice "Ciò che vediamo non è ciò che è, ma quello che ci viene mostrato. E che nasce sempre da un punto di vista. Difficilmente veramente oggettivo e non necessariamente innocente." (la traduzione letterale di google :-) ). Ma l'ultima frase recita:" Il fotogiornalista ha spesso a che fare con alcuni dei peggiori problemi di questo mondo e non può permettersi di non pensare alle conseguenze del suo lavoro."
Allora una foto "artificiale" (passatemi il termine) pubblicata o riproposta in determinarte circostanze può avere un significato ben diverso dalla foto ricreata e venduta per potersi pagare la pagnotta. Per questo non condivido questo atteggiamento, foto di questo tipo non possono essere condivise e pubblicate con atteggiamento superficiale.
Tutto querto ovviamente IMHO
La drammaticità è accentuata dal taglio che danno all'immagine. Quando l'autore mostra le immagini allargate, lo stesso soggetto perde di drammaticità. Non sono immagini artefatte o costruite, bensì immagini di attesa. Si focalizzano su un gruppo di giovani e aspettano che qualcosa di certo succederà.
E' poi naturale che i fotografi vadano sulle strade a fare certi scatti che 'pagano' piuttosto che andare in un bar a fotografare gli anziani che giocano a carte.
Le immagini presentate nel video poi, non sono immagini di guerra, ma immagini di vita quotidiana nei paesi in guerra. Quando fischiano pallottole, molti fotografi comunque ci sono e ogni tanto queste pallottole affondano nella loro carne. Teniano conto anche di questo. E le immagini con le pallottole 'fischianti' non sono di certo studiate.
Carlo