QUOTE(alessandro pischedda @ May 20 2011, 10:54 AM)
scusa zenzo ma forse dico una bestialita', quindi senza polemica alcuna.
Ma se a te interessa il risultato finale oltre l'estetica quello che e' e' siamo nel 2011...se nel top di gamma avessero deciso di montare un vetro della porta di un bagno anni 70 credo sia perche' la teconologia e' avanzata e hanno visto che il risultato finale e' pari allo stato dell'arte in quel momento.
Ok che leica e' un mondo apparte, per carita', ma non credo nikkor monti materiale scadente su lenti a piu' zeri e neanche a pochi zero.
Insomma cristallo o materiali strani, l'importante e' che l'immagine sia restituita al top.
Intendo dire che ad es. dopo aver visto cosa tirano fuori, se mi dicessero che nei nuovi afs nikkor in mezzo hanno messo un pezzo di cartone non li starei a criticare se poi ho determinati risultati..
In conclusione assicurati che stai comprando il top di gamma in quel momento piu' che il cristallo sia cristallo e non bigiotteria.
In ogni caso credo sia buon vetro, non molato a mano ma bel vetrone...
I vetri ottici possiamo considerarli TUTTI dei cristalli. Ogni obiettivo e' costituito da tanti vetri, e tali vetri posson provenire da diverse vetrerie ottiche specializzate. Poi ci son degli stratagemmi di avanzatissima tecnologia per produrre vetri asferiche con degli strati di plastica asferica ma questo non e' sintomo di bassa qualita', anzi.
Nikon da che mondo e mondo produce tra le lenti migliori al mondo, quindi non me ne preoccuperei. Poi il vetro e' alla fine importante ma lo sono anche il progetto ottico, la lavorazione e la montatura.
Da Vitrum.it
Vetro d'ottica o vetri ottici: molto utilizzato in ottica, questo vetro deve presentare alti valori di isotropia (medesimo indice di rifrazione), essere trasparente, inalterabile, omogeneo, capace di subire lavorazione a freddo fino al perfetto pulimento. Devono inoltre essere assenti difetti come bolle o strie e il vetro deve essere privo di tensioni interne. Le loro proprietà ottiche sono definite dall'indice di rifrazione e dalla variazione dello stesso in funzione della differente lunghezza d'onda dei raggi luminosi (dispersione). Tale indice è riferito alla riga D del sodio (nD), mentre la dispersione è rappresentata dal numero di Abbe che misura l'inverso del potere dispersivo.
Nella lavorazione è fondamentale una omogenea miscelatura iniziale. La fusione avviene in forni a crogiolo in platino a 1000 °C, con ulteriori innalzamenti di temperatura secondo il tipo di vetro trattato (fino a 1800 °C). Dopo un rimescolamento in senso verticale e orizzontale, per eliminare le bolle gassose, la temperatura viene abbassata fino a ottenere un grado di viscosità sufficiente per la successiva modellazione. La massa fusa viene lasciata raffreddare per settimane e, quando necessario, anche per mesi, in modo da impedire la devertificazione. Occorre una fase di ricottura lentissima e spesso eseguita sullo stesso crogiolo di fusione per evitare la formazione di ogni tensione, anche minima. Il vetro ottenuto viene frantumato in forme irregolari che, previa selezione, vengono sagomate in sbozzi posti entro stampi, e vengono portate a rammollimento. Gli sbozzi sono in seguito lavorati e lucidati, con smeriglio finissimo e mole diamantata.
I vetri d'ottica sono classificati in base al numero di Abbe, secondo quanto segue:
* Crown, vetri con numero di Abbe superiore a 50. Tra questi abbiamo i crown-borosilicati, leggeri, limpidi e poco dispersivi, contenenti boro, e i crown-bario, le cui particolarità sono dovute all'aggiunta di bario alla loro composizione.
* Flint, vetri molto dispersivi, con alto indice di rifrazione, contengono percentuali di piombo e bario.
Al 1930 risalgono i così detti vetri nuovi, di composizione varia e complessa (SiO2 e B, P, Ba, Zn); successivamente compaiono molte varietà di vetro, fra le quali è possibile ricordare:
* Quelli in cui la sostanza base, SiO2, è stata sostituita con terre rare.
* Quelli composti unicamente di SiO2 e con tracce di titanio. I vetri irtran, trasparenti all'infrarosso.