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WilloD80
Un saluto a tutti i frequentatori del forum. Avrei un quesito da sottoporvi, se avrete la gentilezza di darmi una mano.

Si è consigliato molte volte sul forum di 'esporre verso destra' al limite della pelatura delle alte luci (cosa che la mia D300 fa piuttosto di frequente per conto proprio) in modo da mantenere la più alta qualità possibile nell'immagine prodotta e mantenere il rumore più basso possibile; ciò presuppone ovviamente di scattare in RAW e recuperare poi l'esposizione in post-produzione.
Ebbene, per effettuare questo recupero, per ottenere un'immagine più 'densa', più carica, è meglio agire sulla 'compensazione dell'esposizione' oppure su 'livelli' e 'curve'? Ed in che modo (regolazione livelli, gamma, curve particolari)? Oppure si usa qualche altro metodo?

Allego un NEF per chi volesse cimentarsi un pò e farmi vedere qualche esempio.

Un grazie anticipato a tutti.

Filippo

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grazie.gif grazie.gif grazie.gif
ges
Niente cose complicate (livelli, curve, regolazione livelli, gamma, curve particolari, ecc.) con Camera Raw, ci vuole solo qualche secondo per correggere l'esposizione.
Si carica l'immagine, si lascia il bilanciamento del bianco come scattato si clicca su "auto" ed ecco che il programma agisce - in questo caso - non direttamente sull'esposizione ma solo su tre fattori: Neri, Luminosità e contrasto, correggendo il difetto.
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Si apre quindi Photoshop e si da un'aggiustatina (lievissima) alla tonalità.
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maxbunny
Le operazioni principali effettuale con ACR, se usi Photoshop. Lascia perdere gli automatismi ma impara ad analizzare l'immagine e ciò che vuoi ottenere. Il procedimento non si può spiegare in due righe ma a sommi capi: agisci sul bilanciamneto del bianco, se necessario sull'esposizione. Piuttosto del contrasto agisci sulla chiarezza ( simile al contrasto ma meno invasivo). Se la foto non ha particolari problemi puoi omettere le altre funzioni ( luminosità, recupero, luce di schiarita, neri) che vanno usate comunque con parsimonia. Volendo, e se necessario, una regolatina alla vividezza o saturazione. Una regolatina con il pannello dettagli portando l'immagine al 100% per vederne i risultati. Ometto il resto ( Camera raw è veramente completo) terminando la finitura in Photoshop, dove la regolazione col pannello livelli è meglio effettuarla su ogni singolo canale R-G-B. Una leggera curva ad S per il contrasto con la palette curve non guasta.
Ovviamente ho riassunto al massimo. Ciao

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bergat@tiscali.it
Esiste un'altra possibilità molto più veloce:

NX2> filtro> effetti foto fineClicca per vedere gli allegati
sanzo77
Da bravo inesperto non so cosa significhi "esporre a destra" (magari se me lo spiegate mi togliereste un bel dubbio). Ti dico come faccio io per recuperare sovra/sotto esposizione con Camera Raw, o più in generale per sviluppare un raw.
1) In camera profile applico il profilo Camera D2X Mode 3 (in realtà il mio camera raw lo fa di default)
2) In Basic faccio un click su auto per vedere come la interpreterebbe craw, se mi piace il risultato parto da quello come base, altrimenti ri clicko su default e faccio di testa mia.
2a) in ogni caso nei parametri di base di solito cerco di tenere bassi i blacks e la fill light
2b) il contrasto invece che dalla linguetta in basic lo regolo in tone curve (sezione point) impostando una curva strong contrast, ad esempio, se voglio rafforzare
3) un tocchettino qui e la su vibrance e saturation fino al risultato voluto

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.
Massimo.Novi
QUOTE(WilloD80 @ Aug 26 2010, 11:09 PM) *
.....ciò presuppone ovviamente di scattare in RAW e recuperare poi l'esposizione in post-produzione.
...


"Esporre a destra" ossia sovraesporre volutamente per spingere l'acquisizione verso le zone con maggior numero di bit di codifica è enormemente sbagliato. Gli esposimetri delle fotocamere (come ti sei reso conto con la D300 che sovraespone di 1/2 diaframma ma ACR NE TIENE CONTO) sono già regolati per la distribuzione ottimale.

Non cercare di ingannare l'esposimetro volutamente. Le curve tonali che vengono applicate sul RAW sono regolate per l'esposizione ottimale, non per una sovraesposizione. Sbilanciare la ripresa in RAW e volerla riabbassare in ACR non fornisce risultati ottimali e si rischia il clipping con spazi colori non estesi.

Esponete bene. Al limite, per scene critiche usate lo spot sulla zona che volete centrare.

Massimo

WilloD80
Ringrazio tutti voi per le risposte che sto leggendo con molto interesse e che si sono spinte più in la della mia richiesta iniziale guru.gif , aiutandomi a fare qualche passo in avanti nella comprensione delle tecniche di sviluppo del RAW, finora da me effettuato con molta 'praticoneria'. Mi appare subito evidente che vi sono molte strade per arrivare a risultati simili così come l'approdare a risultati simili non è affatto la regola ma, ognuno può ricavare l'immagine che più gli gusta e gli aggrada (più o meno contrasto, colore, luminosità, dominante, ecc.) e spesso forse il difficile per me è proprio quello, capire ciò che voglio.
Mi auguro che altri trovino il tempo e la volontà di rispondermi in quanto sono molto curioso ed affamato di questi argomenti.
grazie.gif grazie.gif


@sanzo77

Sul concetto di 'esporre a destra' vi sono state diverse discussioni sul forum che con un poco di pazienza si possono ritrovare.
Semplificando, in sostanza, si consigliava di sovraesporre (spostare l'istogramma della foto verso destra) fino al limite (possibilmente da non superare assolutamente) della bruciatura delle alte luci, perché è in quest'area che il sensore restituisce la maggior parte di dettagli e colori ed il rumore si mantiene più basso; in effetti schiarendo una foto sottoesposta spesso salta fuori parecchio rumore, mentre non è mai o quasi mai vero il contrario. Un pò l'opposto di quello che si faceva nella fotografia analogica, dove una leggera sottoesposizione rendeva l'immagine più densa e contrastata ed i colori più carichi.

Un saluto a tutti

Filippo
WilloD80
QUOTE(manovi @ Aug 27 2010, 11:47 AM) *
"Esporre a destra" ossia sovraesporre volutamente per spingere l'acquisizione verso le zone con maggior numero di bit di codifica è enormemente sbagliato. Gli esposimetri delle fotocamere (come ti sei reso conto con la D300 che sovraespone di 1/2 diaframma ma ACR NE TIENE CONTO) sono già regolati per la distribuzione ottimale.

Non cercare di ingannare l'esposimetro volutamente. Le curve tonali che vengono applicate sul RAW sono regolate per l'esposizione ottimale, non per una sovraesposizione. Sbilanciare la ripresa in RAW e volerla riabbassare in ACR non fornisce risultati ottimali e si rischia il clipping con spazi colori non estesi.

Esponete bene. Al limite, per scene critiche usate lo spot sulla zona che volete centrare.

Massimo


Grazie Massimo (scusa se ti do del tu, ma conoscendo il nome non mi va di usare il nik, paturnie da vecchierello laugh.gif ).
La tua precisazione è molto importante e, riconoscendo la tua immensa conoscenza di questi argomenti, è mia intenzione assecondare quanto dici.
Ma cosa significa che ACR ne tiene conto? Anche Capture e ViewNX ne tengono conto? Perché a me le immagini prodotte dalla mia fotocamera sembrano quasi sempre sovraesposte?
Grazie di nuovo.

Filippo
Massimo.Novi
QUOTE(WilloD80 @ Aug 27 2010, 12:00 PM) *
...Ma cosa significa che ACR ne tiene conto? Anche Capture e ViewNX ne tengono conto? Perché a me le immagini prodotte dalla mia fotocamera sembrano quasi sempre sovraesposte?
...


ACR valuta le immagini provenienti da D300/D700/D3 sapendo che tali fotocamere hanno una sovraesposizione di 1/2 diaframma. Ossia i RAW vengono elaborati sapendo che l'esposimetro ha teso a sovraesporre considerando di avere ancora margine. In pratica l'esposimetro Nikon sa che il sensore ha un buon margine di dinamica e quindi sposta il centro di misurazione (il famigerato 18%) verso destra. ACR lo sa e quindi opera di conseguenza. Per avere un'immagine esposta in modo "standard" dovreste spostare il cursore Esposizione di ACR su -0.50.

Questo spiega l'impressione di "sovraesposto" in alcuni casi (non sempre).

Capture e Viex NX dovrebbero tenerne conto ovviamente.

Massimo
WilloD80
QUOTE(manovi @ Aug 27 2010, 12:54 PM) *
ACR valuta le immagini provenienti da D300/D700/D3 sapendo che tali fotocamere hanno una sovraesposizione di 1/2 diaframma. Ossia i RAW vengono elaborati sapendo che l'esposimetro ha teso a sovraesporre considerando di avere ancora margine. In pratica l'esposimetro Nikon sa che il sensore ha un buon margine di dinamica e quindi sposta il centro di misurazione (il famigerato 18%) verso destra. ACR lo sa e quindi opera di conseguenza. Per avere un'immagine esposta in modo "standard" dovreste spostare il cursore Esposizione di ACR su -0.50.

Questo spiega l'impressione di "sovraesposto" in alcuni casi (non sempre).

Capture e Viex NX dovrebbero tenerne conto ovviamente.

Massimo


Quindi, se ho ben capito:

1) come avevo letto e già appurato con la mia D300, vi sono fotocamere (perlomeno la produzione Nikon più recente) che effettuano la cosiddetta 'esposizione a destra' per conto proprio - sul forum si è detto che la D300 abbia l'esposimetro tarato su un grigio medio al 12% anziché al 18% - quindi è assolutamente sconsigliabile sovraesporre ulteriormente, a meno che, essendo consapevoli di quello che si sta facendo, si voglia ottenere un certo effetto oppure si ritenga che, per vari motivi, l'esposimetro abbia sottovalutato l'illuminazione del soggetto che vogliamo esporre correttamente.

2) i RAW converter, perlomeno quelli buoni, tengono conto di questa realtà ed elaborano il RAW di conseguenza, senza però applicare una sottoesposizione equivalente.

3) se vogliamo applicare in fase di sviluppo del RAW una sottoesposizione equivalente - e qui torniamo alla mia richiesta iniziale - il metodo più appropriato è quello di utilizzare la funzione di 'compensazione dell'esposizione', lasciando i livelli e le curve per gli eventuali ulteriori sviluppi dell'immagine.

grazie.gif grazie.gif
maxbunny
Vorrei solo aggiungere:

L'esposizione a destra
Questa guida è tratta dal manuale di 16ale16 del NikonClub


L’esposizione a destra rappresenta un importante metodo di lavoro nella fotografia digitale, che permette al fotografo di ottenere foto meno rumorose e qualitativamente migliori.
Le motivazioni sono legate al funzionamento dell’elettronica a bordo della fotocamera, che riserva un trattamento non uniforme alla luce in ingresso. In particolare si vedrà come le macchine fotografiche digitali trattino meglio le alte luci e penalizzino le ombre, rendendole più rumorose.

La spiegazione necessita di alcuni concetti di elettronica digitale, che verranno esposti in modo didattico e senza alcuna pretesa scientifica, ma solo con lo scopo di far capire al fotografo come influiscano sulla resa finale dello scatto.
L’esposizione a destra risulterà come logica conseguenza proprio del comportamento dell’elettronica di bordo.Cosa significa esporre a destra? Il termine esposizione a destra si riferisce alla tecnica utilizzata in fotografia digitale, che spinge il fotografo ad adottare coppie tempo-diaframma, per una fissata sensibilità, che portino a sovresporre leggermente la foto.
In particolare quando si dice “a destra” ci si riferisce alla parte dell’istogramma che riguarda le alte luci, che per l’appunto sono nella parte destra del grafico. Lavorando con questa tecnica quindi l’istogramma presenterà sempre delle componenti non nulle nelle alte luci.

Per esporre a destra occorre lavorare con l’esposimetro regolato sulla misurazione spot, puntato sulla sorgente più luminosa presente nell’inquadratura. Bisogna quindi andare a cercare, muovendo la fotocamera, i punti più chiari, valutando di volta in volta quale sia quello più luminoso (il più luminoso sarà quello che avrà un tempo di scatto più rapido a diaframma impostato o un diaframma più chiuso per un tempo prefissato). Una volta individuato il punto più luminoso, occorre bloccare l’esposizione con l’apposito tasto fornito sulla fotocamera e ricomporre l’inquadratura.
Prima di premere il pulsante di scatto occorre aver regolato opportunamente la compensazione dell’esposizione.
Il motivo per cui è necessario compensare l’esposizione è legato al funzionamento dell’esposimetro.
Se infatti seguiamo i passi elencati precedentemente, andando a misurare l’esposizione spot sulla sorgente più luminosa, questa sarà sicuramente sottoesposta dall’esposimetro, che è tarato su un grigio più scuro.
L’esposimetro suggerisce una coppia tempo diaframma per rendere la sorgente su cui lo stiamo puntando, pari al grigio su cui esso è tarato. Se scattiamo quindi senza compensare l’esposizione, la foto risulterà inevitabilmente sottoesposta nel complesso, perché il punto più luminoso lo stiamo rendendo come il grigio su cui è tarato l’esposimetro, che non è certo assimilabile ad una sorgente luminosa (ad es il grigio 18% è piuttosto scuro).

Di quanto compensare allora? In teoria occorre compensare l’esposizione di tanti stop (o frazioni di) quanti ce ne sono di differenza tra il grigio su cui è tarato l’esposimetro e la sorgente su cui si sta misurando.

Certo non è pratico adottare questo principio teorico, quindi nella pratica occorre procedere per errori, fino ad arrivare a prendere confidenza con la macchina fotografica e i diversi contesti, per ottenere il risultato sperato.

Bisogna sottolineare che la compensazione, che è comunque sempre positiva visto che bisogna sovraesporre, cambia da contesto a contesto e da modello a modello di fotocamera. Ad esempio per un cielo sereno o un cielo nuvoloso le compensazioni possono essere diverse; stessa cosa per diversi modelli di fotocamera con sensori e latitudini di posa del sensore diverse. Personalmente ho potuto constatare che la compensazione si aggira su valori che spaziano da +1.0EV a +1.7EVCerto non è pratico adottare questo principio teorico, quindi nella pratica occorre procedere per errori, fino ad arrivare a prendere confidenza con la macchina fotografica e i diversi contesti, per ottenere il risultato sperato. Bisogna sottolineare che la compensazione, che è comunque sempre positiva visto che bisogna sovraesporre, cambia da contesto a contesto e da modello a modello di fotocamera.
Ad esempio per un cielo sereno o un cielo nuvoloso le compensazioni possono essere diverse; stessa cosa per diversi modelli di fotocamera con sensori e latitudini di posa del sensore diverse. Personalmente ho potuto constatare che la compensazione si aggira su valori che spaziano da +1.0EV a +1.7EV. A questa compensazione, che non fa altro che rispondere al comportamento dell’esposimetro, occorre aggiungere una leggera sovraesposizione (di circa +0.3EV), che permette di sfruttare al massimo la risposta del sensore per le alte luci.

Mediamente quindi, ma da intendersi solo come esperienza personale e non come dato scientifico, il range di valori che attribuisco alla compensazione spaziano da +1.3EV a +2.0EV, a seconda del contesto (ad esempio compensazioni a +2.0EV sono state applicate in contesti di cielo nuvoloso). Come si può capire in fase di scatto se la compensazione è stata sufficiente? Gli strumenti che si hanno a disposizione sulla fotocamera, permettono di capire se occorre ripetere lo scatto modificando il valore di compensazione?

A seguito dello scatto occorre guardare sul display due informazioni: l’istogramma RGB (è sufficiente questo, ma si può fare anche tramite gli istogrammi per singolo canale) e le informazioni sulle alte luci, che nelle fotocamera Nikon sono evidenziate come lampeggianti. Entrambi questi strumenti infatti ci permettono di capire se abbiamo sufficientemente esposto a destra. Se infatti l’istogramma non arriva fino al limite destro, sicuramente la compensazione non è stata sufficiente e nello stesso caso non si avranno indicazioni di alte luci. Al contrario, se l’istogramma è tutto decisamente a destra e se le informazioni sulle alte luci ci mostrano un display molto lampeggiante, la compensazione è stata eccessiva, sovresponendo troppo. Anche qui non è possibile fornire dei dati precisi su quale sia il limite universale per capire se la compensazione è stata adeguata o no, bisogna imparare a conoscere le risposte delle fotocamera e a leggere le informazioni sul display. Per meglio comprendere la problematica riporto due esperienze personali su due modelli diversi: D70s e D700. Sulla prima fotocamera una foto era accettabile anche se l’istogramma era piuttosto spostato a destra, con la D700 assolutamente no: le luci bruciate sono quasi irrecuperabili. Il fotografo quindi deve prendere confidenza con il proprio istogramma e le informazioni sulle luci bruciate, per capire se lo scatto sarà poi recuperabile. In questo caso occorre aprire una parentesi importante sul perché le luci che da fotocamera risultano essere bruciate, siano recuperabili. Fondamentale infatti è il formato del file e questa affermazione è valida solo per i file RAW. Per un file JPEG l’istogramma è veritiero con certezza, dal momento che la foto viene compressa su camera e da questa viene calcolato l’istogramma mostrato dalla macchina stessa.
Per il RAW invece l’istogramma potrebbe non essere veritiero. Bisogna infatti specificare che per il formato RAW non esiste istogramma, ma l’istogramma che viene visualizzato a seguito dello scatto è ottenuto da una conversione JPEG fatta su camera dello scatto. Ovviamente questa conversione introduce delle perdite, essendo lossy la compressione JPEG, che possono far passare per bruciate, ad esempio, alcune luci che bruciate non sono. La conversione su camera quindi non è affatto quella che verrà fatta in camera chiara e inoltre molti programmi difotoritocco permettono di recuperare le alte luci bruciate (ad esempio Photoshop CS3 incorpora il parametro “Recupero” in Camera RAW che permette di salvare alcune luci). Ovviamente come si diceva prima, tutto dipende dal modello, perché, tornando ai due modelli citati, con D70s l’istogramma non era veritiero e bisognava veder bruciare un bel po’ di luci, su D700 quello che viene segnalato come bruciato è effettivamente tale. Tornando all’esposizione a destra allora si può riepilogare nei seguenti passi questa tecnica:
1. Impostare su SPOT l’esposimetro
2. Impostare una compensazione d’esposizione opportuna al contesto e alla fotocamera
3. Cercare la sorgente più luminosa presente nell’inquadratura, misurandovi l’esposizione
4. Bloccare l’esposizione
5. Ricomporre l’inquadratura e scattare
6. Valutare da istogramma e luci bruciate se la compensazione dell’esposizione è stata eccessiva o scarsa.

Elementi elettronici di una macchina fotografica digitale
L’acquisizione e l’elaborazione della luce in una fotocamera digitale vede coinvolti diversi attori, o meglio componenti, ognuno implicato in una particolare funzione. Uno schema può essere riepilogato come di seguito: I diversi componenti effettuano tutte le operazioni necessarie per completare la digitalizzazione della luce, che è un segnale analogico. Brevemente, un segnale analogico è una qualsiasi grandezza, per noi luce, che varia con continuità, senza “salti” e che può assumere un infinito range di valori. Questo segnale deve essere digitalizzato e diventare per l’appunto un segnale digitale. Per effettuare questa operazione bisogna prima realizzare il teorema del campionamento, che riduce il set di valori che può assumere il segnale in ingresso ad un infinito numerabile di valori, ovvero si creano i campioni del segnale. Questi verranno mandati in pasto al convertitore analogico-digitale, che tirerà fuori il segnale digitale.

Il teorema del campionamento viene effettuato dal sensore, che acquisisce i fotoni presenti nella luce in ingresso e ne crea, con i suoi fotositi, i campioni.
I campioni sono un infinito numerabile di elementi, ovvero elementi che possono assumere qualsiasi valore, ma non variano con continuità e si possono contare. Dal sensore, CCD o CMOS che sia, esce una corrente di intensità direttamente proporzionale all’intensità luminosa che ha colpito ogni fotosito. Questa corrente è di intensità comunque ridotta e deve necessariamente essere amplificata per poterla digitalizzare con il convertitore analogico- digitale (ADC – Analog to Digital Converter).
L’amplificazione è tanto più forte quanto più è l’impostazione ISO che si è scelta su camera. Occorre fare una doverosa osservazione sull’amplificazione, per spiegare come mai, all’aumentare della sensibilità, aumenta il rumore sulla foto finale. L’amplificatore non fa altro che prendere un segnale in ingresso e ne aumenta il valore in uscita di un opportuno fattore. Nel caso della reflex l’amplificatore riceve la corrente che esce dal sensore e la amplifica. Cosa comporta questo?
Questo implica che se la corrente che esce dal sensore, contenente i campioni della luce arrivata su di esso scattando la foto, contiene del rumore, anche quest’ultimo verrà amplificato. Generalmente il rumore è inferiore per intensità alle informazioni fotografiche, ma amplificando sempre di più la corrente, si finisce per fargli raggiungere un’intensità tale per cui sia visibile sulla foto.
Risulta quindi evidente come lavorando a ISO200 si abbia una certa figura di rumore (ovvero del rumore visibile sulla foto), che sarà molto minore di quello che si vede a ISO1600, che implica un amplificazione maggiore della corrente uscita dal sensore (che contiene anche il rumore). Risulta altrettanto vero allora che molto dipende da quanto rumore produce il sensore. Generalmente i CMOS sono migliori perché oltre ad essere elettronica fredda, non vengono letti in modo seriale come i CCD e quindi permettono di ottenere foto più pulite. Tornando alla catena che porta a scrivere su supporto di memoria una foto, arriviamo all’ADC, che ricopre un ruolo molto importante: a valle dell’ADC infatti avremo un segnale digitale.
La digitalizzazione di un segnale è un’operazione lineare e con perdita. Per comprendere l’operato di un ADC occorre introdurre i cosiddetti bit (binary digit). I bit sono gli elementi principali di ogni grandezza digitalizzata e sono cifre in base 2. Non spaventi questa dicitura, dal momento che come esseri umani siamo molto familiari con le cifre in base 10, che non sono altro che: 0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9. Tutti noi sappiamo scrivere i numeri, composti come due o più cifre affiancate. In particolare quando arriviamo al 9, tutti sappiamo scrivere il numero 10, che viene ottenuto aggiungendo una cifra (il 9 è una cifra sola, 10 contiene l’1 e lo 0) e in particolare si mette uno 0 al posto più a destra e un 1 al posto di sinistra. Cosa analoga quando arriviamo a 99, infatti per scrivere 100 non facciamo altro che mettere due 0 a destra e un 1 a sinistra, ecc ecc. La base due, ovvero la base usata dai bit, fa la stessa cosa, ma con solamente due cifre: 0, 1. In base 2 allora si scriverà sempre il numero 10, ma non sarà da leggersi come “dieci”, piuttosto come “uno, zero” e che corrisponde al decimale 2. Il numero 10 (sempre “uno, zero”) in base 2 è un numero a 2 bit, come si può facilmente dedurre.Digitalizzare un segnale, per noi la corrente che esce dal sensore, significa scriverlo in cifre binarie, ovvero in bit e questo è compito dell’ADC. Il convertitore è caratterizzato da un numero di bit cui lavora, che nelle reflex più recenti sono arrivati a 14 (in altri modelli sono 12).

Questo significa che il convertitore prenderà la corrente in ingresso e ne tirerà fuori, per ogni campione, un numero in base 2 a 14 cifre, direttamente proporzionale al valore del campione, che a sua volta è direttamente proporzionale all’intensità della luce che è arrivata sui fotositi del sensore.

Ogni volta che si digitalizza un campione si introduce un errore, detto errore di quantizzazione. Come detto precedentemente infatti la digitalizzazione è un’operazione con perdita. Vediamo da cosa dipende l’errore, rappresentando graficamente una digitalizzazione a 3 bit di un segnale qualsiasi, come in figura:


IPB Immagine Ingrandimento full detail : 29.1 KB

Nella figura precedente abbiamo il segnale in ingresso, da digitalizzare, costituito da una retta e i cui valori saranno da cercarsi sull’asse delle ordinate (quello verticale) e saranno un infinito numerabile; in asse delle ascisse invece abbiamo i valori che assumerà il segnale a seguito della quantizzazione a 3 bit, che come si nota sono solamente 8 e sono tutti numeri binari a 3 cifre. Si vede come il segnale in uscita non rispecchi esattamente il segnale in ingresso, visto che avrà solamente 8 valori diversi. Il segnale digitalizzato è stato fatto a fette e dalla figura seguente si vede dove si introduce l’errore:
I valori a e b del segnale in ingresso sono entrambi resi nel segnale in uscita come 011, nonostante questi siano effettivamente due valori diversi. Questo è l’errore di quantizzazione: digitalizzando un segnale, che viene rappresentato con un set discreto di valori.

Facciamo un altro esempio, considerando i numeri. Prendiamo i numeri 1 e 2 e supponiamo di rappresentare solo con questi numeri tutti i decimali tra loro contenuti, approssimando per eccesso dal valore 1,5 e per difetto fino all’1,49.
Per noi quindi il numero 1,3 sarà scritto come 1 e il numero 1,5 sarà scritto come 2. Non stiamo facendo altro che introdurre anche noi un errore di quantizzazione, perché se per noi 1,5 è scritto come 2, stiamo rappresentando il numero con uno 0,5 di errore. Questo è il nostro errore di quantizzazione.
Cosa si può fare per l’errore di quantizzazione? Come si può ridurlo? Partendo dal fatto che è inevitabile, l’unica cosa da fare è quella di aumentare il numero di bit, in modo tale che le fette siano molte e fitte e il segnale sia reso meglio, con maggiore precisione. Cosa comporta scattare a 14 bit?
Quando si lavora a 14 bit si ottengono foto qualitativamente migliori di foto a 12 bit. Utilizzare infatti 14 bit, in base a quanto detto, ci mette in condizioni di ottenere errori di quantizzazione minori. Ma questo beneficio si applica a tutta la foto in maniera uniforme? La risposta è no. A prescindere infatti dal numero di bit che si usa, la macchina fotografica digitale riserva un trattamento migliore alle luci e peggiore alle ombre. Cerchiamo di capirne il motivo. Lavorando con una macchina a 14 bit si avranno 2^14 fette diverse, ovvero 16384 fette diverse in cui viene fatto il segnale.

Ma come possiamo rapportare gli stop a queste 16000 e più fette? I fotografi sono abituati ad usare gli stop per misurare l’esposizione e se quindi fosse possibile identificare una relazione che lega questa unità di misura al comportamento dell’ADC si potrebbe definire una regola che permetta di sfruttare al meglio il convertitore.Ragionando sulla definizione dello stop, sappiamo che due stop successivi sono separati da un fattore 2 o ½ a seconda che si consideri il precedente o il successivo.
Ma abbiamo altrettanto visto che anche i bit sono in base 2 e moltiplicando per 2 un numero binario, si aggiunge una cifra nel numero stesso (01 x 2 = 10). Allora spostiamo gli stop sul nostro ADC e vediamo cosa succede. Partiamo dallo stop più luminoso, quello che per intenderci contiene anche il bianco.
Il bianco, che è per l’appunto il valore massimo di luminosità che arriva sul sensore sarà rappresentato inevitabilmente dal valore massimo del convertitore, che essendo a 14 bit è pari a 11111111111111, e per gli altri valori di luminosità? Come viene trattata la luce che arriva sul sensore e che è sempre contenuta in questo stop? Dopotutto fino a quando la luce non diventa la metà siamo sempre nello stesso stop.

La luce contenuta nello stesso stop del bianco viene rappresentata con tutti quei valori binari compresi tra il massimo: 11111111111111, e il massimo diviso 2, ovvero 01111111111111 escluso, per un totale di 8192 valori diversi, ovvero 8192 fette diverse (contare per credere). Riepilogando, i valori dello stop più luminoso spazieranno nel seguente intervallo chiuso [11111111111111; 10000000000000], in cui i valori estremi sono compresi.
Possiamo allora ottenere un primo risultato: lo stop più luminoso, contenente il massimo dell’intensità luminosa che arriva sul sensore, viene digitalizzato con 8192 valori (fette) diversi. Passiamo allo stop immediatamente sotto. Cosa accade per questo stop?
Beh la risposta è semplice, i valori ad esso riservati andranno da 01111111111111 a 01000000000000 e quindi avremo 4096 valori (fette) diversi per questo stop. Per lo stop ancora sotto, avremo valori da 00111111111111 a 00100000000000 e quindi avremo 2048 valori (fette) diverse. Possiamo allora formulare il seguente enunciato: ad ogni stop che arriva sul sensore viene riservato un numero di bit significativi che si dimezza al decrescere dell’intensità luminosa del singolo stop. E se invece di lavorare a 14 bit lavorassimo a 12 bit, cosa cambierebbe? I conti sono molto semplici da fare e si avrebbe che per lo stop più luminoso, verrebbero riservati valori (fette) da 111111111111 a 100000000000, ovvero 2048 valori diversi. Facendo il confronto con quanto visto a 14 bit, dove avevamo 8192 valori diversi, si nota come a 12 bit si abbia una risoluzione inferiore di ben 4 volte.
Cosa simile accade per gli altri stop. Da quanto esposto possiamo dedurre i seguenti risultati:
1. Lavorare a 14 bit permette di avere una rappresentazione migliore del segnale digitalizzato, rispetto ai 12 bit;
2. Ogni stop via via più scuro viene digitalizzato con un numero sempre minore di bit e quindi viene reso con maggiore rumore le luci vengono trattate meglio dalla fotocamera digitale rispetto alle ombre;
3. In fase di scatto, se si include il bianco nella foto, si ottiene una foto meno rumorosa di una che non lo comprenda.

Bisogna fare molta attenzione a non confondere l’operato del convertitore analogico-digitale con la latitudine di posa del sensore.

Infatti il numero di bit del convertitore non influenza assolutamente questo parametro, che si lavori a 12 o 14 bit le caratteristiche del sensore non cambiano.

Il sensore registra la luce con la sua latitudine di posa e successivamente quanto registrato viene mandato al convertitore. Come influisce in questo l’esposizione a destra?

Dai 3 risultati precedentemente elencati si comprende facilmente come l’esposizione a destra trovi significato ed applicazione, dal momento che includendo il massimo della luminosità possibile (appunto il bianco) si ottiene una foto qualitativamente migliore.

L’esposizione a destra vale a prescindere dal numero di bit con cui si lavora, siano essi 12 o 14, dal momento che comunque lo stop più luminoso riceve un trattamento migliore in termini di digitalizzazione.
In cosa si manifesta la minore qualità, se non si include il bianco nella foto, ovvero sottoesponendo? Il risultato è da cercarsi nelle ombre, che appariranno maggiormente blocchettate, come se si trattasse di artefatto di compressione eccessiva JPEG.
Molto spesso viene sollevata l’obiezione sul fatto che lavorando con l’esposizione a destra, bruciando leggermente le luci, queste siano irrecuperabili e quindi sia meglio sottoesporre, salvando tutto e poi recuperare l’esposizione in camera chiara.
In parte si è già confutata questa affermazione, dimostrando come il trattamento riservato agli stop più luminosi sia migliore, ma si possono anche aggiungere diverse considerazioni:
1. schiarire, quindi recuperare la sottoesposizione, in fase di fotoritocco, comporta un aumento del rumore dell’immagine; scurire invece non comporta alcun rumore aggiuntivo;
2. i programmi di fotoritocco oggi permettono di recuperare con un certo margine le luci bruciate;
3. utilizzando lo spazio di colore ProPhotoRGB in fase di postproduzione è possibile ulteriormente recuperare le luci.

Si ricorda che tutto quanto esposto è valido per foto scattate in formato RAW. Circa il punto 3 precedente, che merita una trattazione adeguata, invito il lettore a fare il seguente tentativo:
si apra una foto in Adobe Camera RAW con spazio di colore sRGB e si noti l’istogramma. Successivamente si modifichi, sempre in Camera RAW lo spazio di colore in ProPhotoRGB e si noti come cambia l’istogramma, recuperando diverse luci.
Massimo.Novi
QUOTE(WilloD80 @ Aug 27 2010, 04:27 PM) *
Quindi, se ho ben capito:
....


1) Dimenticatevi questi valori. Erano utili per le pellicole per ottenere una "tolleranza" di circa 1 stop sulla dinamica completa ottenibile. I valori per i sensori digitali sono differenti e regolati caso per caso. Lasciate fare quindi all'esposimetro della fotocamera che tiene conto anche del Matrix (e non viceversa).

2) Si, altrimenti le immagini apparirebbero sottoesposte rispetto al voluto.

3) Sarebbe meglio usare le curve tonali e non l'esposizione per compensare ma è troppo complesso e quindi diciamo di si (usare l'esposizione compensata).

Massimo

Massimo.Novi
QUOTE(maxbunny @ Aug 27 2010, 04:53 PM) *
Vorrei solo aggiungere:


Una trattazione interessante, ma ci si dimentica sempre di mettere in conto alcune cosette che il convertitore RAW fa

1) Bilancia il bianco. A seconda della temperatura si possono avere diversi comportamenti nella bruciatura e nel recupero.

2) Usa una conversione in spazio colore interno (in ACR è ProPhotoRGB con gamma ad 1.0) che influenza le possibilità di recupero. L'istogramma NON visualizza questo spazio interno ma quello finale con tutte le compensazioni colore, quindi è meno preciso.

3) Applica la curva tonale. Il RAW è sovraesposto già in cattura lineare. Quando si applica la curva per adattare la visione all'occhio umano la curva considera il centro di applicazione originale e non quello "sovraesposto". e quindi si comporta diversamente dall'applicazione all'esposizione corretta. Non è facile da compensare con la semplice esposizione correttiva a posteriori.

Quindi prima ci si dimentica della "esposizione a destra" e meglio è. Esporre normalmente è la chiave. Basta sapere cosa scegliere come misurazione e dove applicarla. Lasciate fare all'esposimetro. Se proprio volete divertirvi, usate un bracketing di 3 esposizioni a 1/3 o 1/2 di diaframma.

Massimo
WilloD80
@ maxbunny

grazie per l'interessantissima disgressione ohmy.gif, per di più esposta in modo per me comprensibile, la quale mi ha chiarito alcuni concetti che mi frullavano da tempo in testa senza riuscire a comprenderli (finora).


@ Massimo

complimenti per le tue conoscenze che sono sempre... 'un pò più in là' e grazie per averle condivise; farò senz'altro tesoro dei tuoi consigli.


A tutti gli altri intervenuti rinnovo il mio apprezzamento espresso nel mio secondo post (settimo in ordine cronologico).

Fermo-restando che apprezzerò e leggerò con interesse ulteriori interventi.

A presto.
dimapant
QUOTE(WilloD80 @ Aug 27 2010, 06:09 PM) *
@ maxbunny

grazie per l'interessantissima disgressione ohmy.gif, per di più esposta in modo per me comprensibile, la quale mi ha chiarito alcuni concetti che mi frullavano da tempo in testa senza riuscire a comprenderli (finora).
@ Massimo

complimenti per le tue conoscenze che sono sempre... 'un pò più in là' e grazie per averle condivise; farò senz'altro tesoro dei tuoi consigli.
A tutti gli altri intervenuti rinnovo il mio apprezzamento espresso nel mio secondo post (settimo in ordine cronologico).

Fermo-restando che apprezzerò e leggerò con interesse ulteriori interventi.

A presto.


L’esposizione è fondamentale per la buona riuscita della foto e va, più praticamente andrebbe calibrata sul soggetto da fotografare.

Per foto generiche e nella grande maggioranza dei casi, l’esposizione dell’esposimetro basta ed avanza a farle ottime.

Personalmente, scatto come dice l’esposimetro quasi sempre, commutando da Matrix ad altra misura, a seconda del soggetto, ma lasciando l’esposimetro a comandare l’esposizione, ed intervengo personalmente a esporre diversamente solo in foto difficili, o strane come luci, oppure quando decido di fare interventi un po’ anormali sul RAW, e faccio sempre diversi scatti in bracketing, ma non sottoespongo veramente mai, se devo sottoesporre lo faccio in sviluppo RAW.

L’esposizione a destra cattura più informazioni dunque ben venga, ma ci sono difficoltà tecniche e pratiche, e personalmente, in nessun caso, mai, salvo errore mio, effettuo il recupero di una sovraesposizione, dato che penalizzi tutta la fotografia: se sovraespongo, lo faccio per uso specifico, perché mi ci vuole, e la sovraesposizione me la porto dietro fino in stampa

Da notare che l’esposizione precisa, perfetta come la vorremmo, non sempre si può fare: ad esempio, dalle foto sportive a quelle di architettura, operativamente, la situazione è molto diversa ed a volte non si ha tempo di fare tutte le misure per esporre come vorremmo, pena fare solo foto di soggetti statici.

Altro fattore molto importante da tenere in considerazione è l’uso finale che se ne fa del fotogramma, nel nostro caso del RAW, spesso molto specifico, ed anche qui l’esposizione andrebbe tarata di conseguenza; io a volte faccio paesaggi, magari nebbiosi, ed a volte ho necessità di tirar fuori particolari dalla nebbia, particolari che a occhio nudo è difficile stimare a priori, come esposizione, rispetto alla nebbia: in questo caso, esporre semplicemente come dice l’esposimetro non basta, dato che andando a contrastare i particolari nella nebbia, viene fuori molto rumore, anche con D 700, ed in quel caso è necessario sovraesporre, spesso anche molto, col rischio di sacrificare così altre zone della foto che artisticamente sono molto meno importanti, ma questa, come altre, sono situazioni del tutto eccezionali rispetto all’uso pratico.

Alla fine, conta veramente molto, è fondamentale l’esperienza sul campo e la conoscenza della propria attrezzatura: su situazioni prevedibilmente complicate, arrivi col tempo al punto che con un colpo d’occhio stimi come esporre al meglio, ma anche in quel caso, è sempre meglio fare un bracketing, dato che il nostro sistema di visione non è affatto uguale a quello della fotocamera, e ci sono a volte delle sgradevoli sorprese sul RAW.

Saluti cordiali


WilloD80
Grazie a dimapant per questo approfondimento dettagliato sull'importanza della corretta esposizione del soggetto già a partire dalla fase di ripresa, utilizzando l'esposimetro come uno strumento di misura che fornisce risultati ottimali, da gestire eventualmente con capacità ed esperienza.

L'immagine che ho postato come esempio è stata esposta in matrix come esposimetro comanda; non è un'immagine difficile: illuminazione e colore abbastanza uniformi, non mi pare di avere commesso errori.
Potremmo prenderla come esempio di esposizione corretta; eppure a me sembra chiara, sovraesposta, poco 'densa' per usare un termine appartenente alla pellicola. Ora abbiamo stabilito che questo ci può stare, è il normale comportamento dell'esposimetro che lavora in modo da tirar fuori dal sensore il meglio possibile, ben venga, ma resta il fatto che appare, poco piacevolmente a mio gusto, un'immagine un pò troppo chiara e coloro che vi si sono cimentati in qualche modo, utilizzando strade diverse, l'hanno infatti scurita e/o contrastata; addirittura conosco gente che scatta costantemente con una sottoesposizione di 1/3 impostata in macchina (altra abitudine sbagliatissima immagino).
Ricapitolando: lasciando stare esposizioni a destra, sovraesposizioni e sottoesposizioni a casaccio, se il risultato di un'esposizione ottimale è un'immagine comunque un pò troppo chiara in conseguenza del modus operandi del gruppo esposimetro/sensore ( e così è giusto che sia, apposta così sono stati fatti), ci deve essere un modo per riportarla in PP ad una esposizione apparentemente più giusta o comunque più gradevole; probabilmente vi sono diversi metodi ma, magari ce n'è uno più giusto, che non fa danni o che ne fa di meno; Massimo ha parlato di curve tonali, però troppo complicate, ripiegando sulla funzione 'compensazione dell'esposizione' mentre io ero convinto che fossero più efficaci i livelli e le curve.

Scusate la pedanteria.

Filippo
Massimo.Novi
QUOTE(WilloD80 @ Aug 29 2010, 03:56 PM) *
...ci deve essere un modo per riportarla in PP ad una esposizione apparentemente più giusta o comunque più gradevole; probabilmente vi sono diversi metodi ma, magari ce n'è uno più giusto, che non fa danni o che ne fa di meno; Massimo ha parlato di curve tonali, però troppo complicate, ripiegando sulla funzione 'compensazione dell'esposizione' mentre io ero convinto che fossero più efficaci i livelli e le curve.
..


La curva tonale in Camera Raw è la curva che consente di convertire la "linearità" di acquisizione del RAW in un'immagine visibile al nostro sistema di visione (che si basa su una scala praticamente logaritmica).

Operare sulle curve tonali richiede sia la modifica della curva in ACR ma anche, se si sovraespone sempre, di creare un profilo colore che sia differente nella curva di gamma. Cosa particolarmente complessa.

La normale compensazione di esposizione si può fare tranquillamente con il cursore Esposizione in ACR (anche PS ha un comando simile ma opera sull'immagine già convertita in TIFF e quindi è molto meno efficace e molto meno preciso).

Le curve in PS possono essere regolate per ottenere risultati analoghi alla modifica dell'esposizione (sempre in PS) ma è difficile regolarle correttamente ed in modo omogeneo (il comando Esposizione di PS è già regolato invece).

I livelli in PS non sono altro che una semplificazione delle curve con tre punti di intervento, ma sono difficilmente gestibili in quanto introducono spesso perdite di livelli intermedi (meno visibili a 16 bit) e agiscono solo su tre zone (bianchi, neri e grigio medio).

Anche in ACR si può intervenire sui controlli di curva parametrica ma è difficile regolare i punti di intervento e l'ampiezza delle zone (benchè ce ne siano addirittura 4).

Per questo, la soluzione migliore per un recupero di una sovraesposizione non voluta è proprio il cursore Esposizione in ACR.

Massimo
Massimo.Novi
Piccola riflessione:

C'è una cosa che ripeto spesso ma che forse non è valutata da molti: le immagini digitali sembrano spesso "sovraesposte" perchè ormai la visione è per molti "filtrata" dall'immagine televisiva. Sembra una cosa banale ma se osservate l'evolversi della ripresa e dell'uso della luce, noterete che dal periodo "cinematografico" (fino al '70/80) a quello attuale, l'uso dei contrasti, delle basse luci e delle penombre è molto variato. Del resto la ripresa cinematografica e la fotografia su pellicola venivano osservate su schermi e stampe molto più ampi di ora (per una foto un 20x30 era quasi normale su qualsiasi rivista). Questo consentiva di poter far percepire zone di penombra che oggi, con qualsiasi sistema televisivo sarebbero, per dimensione dello schermo e tecnica costruttiva, quasi impercettibili.

Esiste una "scolarizzazione" del pubblico verso un'immagine televisiva. La saturazione, i colori molto vivi e i forti contrasti sono ormai parte delle immagini anche professionali che girano nel mondo. I colori e i toni "da pellicola" vengono considerati "vintage" o comunque meno "moderni".

Per cui anche i produttori tendono, commercialmente, a fornire immagini (e calibrare matrix e simili) piuttosto "chiare" e sature se confrontate con quelle su pellicola.

Massimo
WilloD80
Grazie a tutti voi intervenuti, ora le cose mi sono un poco più chiare grazie.gif

QUOTE(manovi @ Aug 29 2010, 04:42 PM) *
Piccola riflessione:

C'è una cosa che ripeto spesso ma che forse non è valutata da molti: le immagini digitali sembrano spesso "sovraesposte" perchè ormai la visione è per molti "filtrata" dall'immagine televisiva. Sembra una cosa banale ma se osservate l'evolversi della ripresa e dell'uso della luce, noterete che dal periodo "cinematografico" (fino al '70/80) a quello attuale, l'uso dei contrasti, delle basse luci e delle penombre è molto variato. Del resto la ripresa cinematografica e la fotografia su pellicola venivano osservate su schermi e stampe molto più ampi di ora (per una foto un 20x30 era quasi normale su qualsiasi rivista). Questo consentiva di poter far percepire zone di penombra che oggi, con qualsiasi sistema televisivo sarebbero, per dimensione dello schermo e tecnica costruttiva, quasi impercettibili.

Esiste una "scolarizzazione" del pubblico verso un'immagine televisiva. La saturazione, i colori molto vivi e i forti contrasti sono ormai parte delle immagini anche professionali che girano nel mondo. I colori e i toni "da pellicola" vengono considerati "vintage" o comunque meno "moderni".

Per cui anche i produttori tendono, commercialmente, a fornire immagini (e calibrare matrix e simili) piuttosto "chiare" e sature se confrontate con quelle su pellicola.

Massimo


Frullava in testa anche a me qualcosa del genere, ma non ho ben capito quanto hai scritto, mi sembra, e dico 'mi sembra', che sia un po' confuso, un po' contraddittorio.

Filippo
Massimo.Novi
QUOTE(WilloD80 @ Aug 30 2010, 03:13 PM) *
...Frullava in testa anche a me qualcosa del genere, ma non ho ben capito quanto hai scritto, mi sembra, e dico 'mi sembra', che sia un po' confuso, un po' contraddittorio.
...


Quali parti ti sembrano di difficile comprensione?

Il sistema di equazioni è:

immagini televisive = più luminose

più luminose = sovraesposizione

foto = immagini televisive

foto = sovraesposizione

That's it!

Massimo
filo.m
Forse vado un po' OT...
Nei tui dirscorsi, massimo, posso sostituire la parola ACR con Lr o quest'ultimo ha "logiche" diverse?

Come al solito grazie mille per condividere il tuo sapere con noi

Ciao
Massimo.Novi
QUOTE(filo.m @ Aug 30 2010, 04:28 PM) *
..posso sostituire la parola ACR con Lr o quest'ultimo ha "logiche" diverse?
..


Sicuramente puoi.

Entrambi montano lo stesso motore RAW (a parità di versione). Nella finestra di informazioni di LR viene espressamente indicato il motore ACR usato.

Unica differenza importante lo spazio colore di visione che è diverso (ProPhotoRGB con gamma sRGB in LR, ProPhotoRGB con gamma 1.8 (oppure AdobeRGB o sRGB ma entrambi standard) in ACR). Questo spiega anche perchè LR mostra valori percentuali RGB e non assoluti (non usando uno spazio standard sarebbero inutili).

Ma internamente e come file prodotti in export sono IDENTICI.

Massimo
alessandro pischedda
Ciao mi permetto di agganciarmi a questa interessantissima discussione. Ne avevo gia' parlato con qualcuno ma vorrei rinfrescare.
Maxbunny, mi pare, asseriva che invece del controllo generale dei livelli in ps era meglio andare ad operare sempre con i livellli ma per singolo canale.
Siccome non l'ho mai fatto mi chiedo..vado nella palette canali, apro i livelli posizionandomi sopra ad ogni singolo livello e, ad esempio, sposto i cursori ai limiti dell'istogramma per ogni singolo livello o va valutato il risultato canale per canale...il mio dubbio in questo caso e'..come faccio a capire, se sono sul blu, se poi modificando e tornado all'rgb generale non ho peggiorato in generale?

Massimo.Novi
QUOTE(esclavo @ Sep 1 2010, 01:29 PM) *
..come faccio a capire, se sono sul blu, se poi modificando e tornado all'rgb generale non ho peggiorato in generale?


Non capisco il problema. Usando le curve in PS puoi selezionare se operare sulla sola curva R, B o G e vedi il risultato complessivo in tempo reale a video.

Ma ripeto che modificare l'esposizione (anche attraverso i livelli) in PS è molto peggio che farlo in ACR/LR. Se si deve recuperare qualcosa, meglio farlo in RAW.

E poi ho il "sospetto" che vada a talleri il WB, operando solo su un canale....

Di solito si usano i canali per trattamento di rumore particolare o per isolare o ricostruire certi dettagli.

Massimo

WilloD80
QUOTE(manovi @ Sep 1 2010, 02:16 PM) *
Di solito si usano i canali per trattamento di rumore particolare o per isolare o ricostruire certi dettagli.


Oppure la correzione di dominanti... ...o sbaglio?
WilloD80
Comunque si, modificando i livelli ogni singolo canale RGB, si vede subito a video il cambiamento dell'immagine; equalizzare i livelli dei tre canali, portando gli estremi degli istogrammi a coincidere con gli estremi del grafico, a volte si migliora sensibilmente l'immagine ma, spesso la si peggiora introducendo delle forti dominanti (immagino si sballi completamente il WB)
alessandro pischedda
e' proprio per questo che chiedevo a maxbunny come si potesse regolare a occhio modificando silgolarmente i singoli canali..
WilloD80
Mah!!

Forse avendo 'occhio' e 'manico' oppure con la padronanza di una qualche tecnica si riescono a regolare esposizione, contrasto, WB e dominanti, il tutto con un'unica sessione di curve e livelli sui tre canali. hmmm.gif

smile.gif Sentiamo....
Massimo.Novi
QUOTE(WilloD80 @ Sep 1 2010, 03:34 PM) *
...Forse avendo 'occhio' e 'manico' oppure con la padronanza di una qualche tecnica si riescono a regolare esposizione, contrasto, WB e dominanti, il tutto con un'unica sessione di curve e livelli sui tre canali. ...


Non è questione di padronanza. Qualsiasi operazione fatta sul TIFF è qualitativamente peggiore della stessa eseguita sul RAW in ACR o altro convertitore. E' un fatto concettuale, non dipendente dall'abilità.

In PS dovete eseguire solo operazioni che assolutamente non riuscite a fare in ACR o NX2.

Esposizione, contrasto e WB sono assolutamente "roba" per ACR.

Dominanti: se regolate il WB non dovrebbero apparire. Eventualmente potete agire sui cursori colore di ACR (anche se operano su toni specifici).

Usando le curve in PS per regolare queste cose, potreste anche non notare a video perdite rilevanti. Ma il file ne soffrirà (perderete livelli) e ve ne potreste accorgere in stampa o al primo cambio di profilo colore o di risoluzione in bit.

Fidatevi. Il monitor non è certo un perfetto strumento di visione e di analisi.

Massimo

WilloD80
QUOTE(manovi @ Sep 1 2010, 03:46 PM) *
Non è questione di padronanza. Qualsiasi operazione fatta sul TIFF è qualitativamente peggiore della stessa eseguita sul RAW in ACR o altro convertitore. E' un fatto concettuale, non dipendente dall'abilità.


...e sempre qui alla fine si torna rolleyes.gif

Tutto chiaro Massimo grazie.gif
starwars
Scusate sto prendendo confidenza con la mia D80 e provenendo dalla pellicola tendo a mantenere dei concetti standard.
Ovvero con la mia vecchia fotocamera se volevo esporre un oggetto nero esposto al sole prendevo l'esposizione e poi correggevo di quei buoni stop in quanto gli esposimetri erano tarati al grigio 18 %.
Ora in queste fotocamere hanno inserito il color matrix 3D , che da come dite è tarato per sovraesporre.
A questo punto vi chiedo:
1- non è meglio correggere ed ottenere un buono scatto subito senza dover intervenire in post produzione
2 oppure conviene prendere l'esposizione starata di quel 1/2 stop per poi intervenire in post.
chiedo dei pareri anche a chi ha più confidenza con il digitale..
dimapant
QUOTE(manovi @ Sep 1 2010, 03:46 PM) *
...........

In PS dovete eseguire solo operazioni che assolutamente non riuscite a fare in ACR o NX2.

------------------


Hai perfettamente ragione, e si vede chiaramente in stampa (io faccio A3 ed A3+, raramente A 2): le foto fatte lavorando quasi esclusivamente col convertotore, dando solo lo sharpening di stampa con PS, sono un pochino più brillanti, più "fresche" di quelle fatte lavorando molto in PS.

Grazie e saluti cordiali
Rinux.it
QUOTE(WilloD80 @ Aug 27 2010, 12:00 PM) *
Grazie Massimo (scusa se ti do del tu, ma conoscendo il nome non mi va di usare il nik, paturnie da vecchierello laugh.gif ).

Scusa WilloD80 ma non mi riesce comprendere: dai del tu a Massimo (manovi) perchè hai le paturnie, cioè perchè sei di cattivo umore???
Forse, da vecchiarello come tu dici, gli dai del tu per una forma di adesione critica ai comportamenti prevalenti di una società che di questi tempi comunica pigiando tasti su una tastiera di un pc.
E fai benissimo, accidenti!
Io, probabilmente, sono un vecchiarello come te (annovero 54 anni da poco compiuti) ed esattamente come te mi sono scelto un nik che deriva poi dal mio nome (Rino) che all'anagrafe nasce come Salvatore. Vedi un pò!. Anch'io come te, se so il nome del mio interlocutore, mi dimentico del suo nik per una forma di "avvicinamento amichevole" verso questa persona che, magari, mi ha risposto con tanto garbo e competenza.
E allora WilloD80, un cordialissimo saluto da Rinux! biggrin.gif
WilloD80
QUOTE(starwars @ Sep 21 2010, 10:15 PM) *
Scusate sto prendendo confidenza con la mia D80 e provenendo dalla pellicola tendo a mantenere dei concetti standard.
Ovvero con la mia vecchia fotocamera se volevo esporre un oggetto nero esposto al sole prendevo l'esposizione e poi correggevo di quei buoni stop in quanto gli esposimetri erano tarati al grigio 18 %.
Ora in queste fotocamere hanno inserito il color matrix 3D , che da come dite è tarato per sovraesporre.
A questo punto vi chiedo:
1- non è meglio correggere ed ottenere un buono scatto subito senza dover intervenire in post produzione
2 oppure conviene prendere l'esposizione starata di quel 1/2 stop per poi intervenire in post.
chiedo dei pareri anche a chi ha più confidenza con il digitale..


Mah! Dalla discussione mi pare sia emerso abbastanza chiaramente che è meglio esporre come indica l'esposimetro, fermo restando che in situazioni di luce particolari o difficili si dovrebbe andare a misurare nei punti adeguati, avendo acquisito a priori una certa abilità ed esperienza. Sottoesporre secondo me proprio no. Come qualcuno in questo forum ha detto (credo 'dimapant') "una buona metà dei colori viene registrata nell'ultimo diaframma prima del clipping delle alte luci" (non cito testualmente); tutto ciò è forse approssimato ma tecnicamente vero, sottoesponendo di 1/3 o addirittura 1/2 diaframma si getta al vento la possibilità di memorizzare un bel po' di informazioni.


QUOTE(rinux1956 @ Sep 26 2010, 12:20 AM) *
Scusa WilloD80 ma non mi riesce comprendere: dai del tu a Massimo (manovi) perchè hai le paturnie, cioè perchè sei di cattivo umore???


Siamo un poco OT ph34r.gif
Non sono di cattivo umore, probabilmente ho sbagliato vocabolo, doveva essere 'fisime' non 'paturnie' biggrin.gif. Per il resto quoto tutto, usare il nik con una persona, che sento a pelle ( o più appropriatamente 'a tastiera') simpatica, disponibile, intelligente ed amichevole, mi disturba come mi disturba il 'tu' buttato a destra e a manca, spesso magari con toni cafoni, ma forse quest'ultimo è solo il retaggio di un'educazione che usava nel secolo scorso. Un cordialissimo saluto anche a te smile.gif
Fine OT.
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