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aliant
I CLIENTI

La macchina fotografica ci permette di redigere una cronaca visuale. Per me, è il mio diario. Noi foto-reporters forniamo notizie ad un mondo in corsa, appesantito da preoccupazioni, incline alla cacofonia, e pieno di esseri affamati di notizie e bisognosi di immagini. Inevitabilmente, mentre scattiamo fotografie, giudichiamo ciò che vediamo e questo implica una grossa responsabilità, noi comunque dipendiamo dalla stampa dato che, come artigiani, consegnarne il nostro materiale alle riviste illustrate.
È stato senz’altro un’esperienza emozionante l’aver venduto la mia prima fotografia (alla rivista francese “Vu”). Fu l’inizio di una lunga collaborazione con le riviste; sono i periodici che ci creano un pubblico, e fanno conoscere e sanno come offrire i reportages, rispettando le intenzioni del fotografo. Ma a volte, purtroppo, le stravolgono. Le riviste possono pubblicare ciò che il fotografo desiderava mostrare, ma il fotografo corre il rischio di essere condizionato dai gusti e dalle esigenze della rivista stessa.
In un reportage fotografico le didascalie dovrebbero fornire alle fotografie un contesto verbale e dovrebbero sottolineare tutti quegli elementi che la macchina fotografica non è stata in grado di cogliere; purtroppo spesso al redattore scappano degli errori che non sono solo di ortografia o di linguaggio. E spesso il lettore ritiene responsabile di ciò il fotografo. Questo cose accadono.
Le fotografie passano per le mani del redattore e dell’impaginatore. Il direttore deve scegliere tra le 30 fotografie che in genere compongono il reportage medio (è come se dovesse fare a pezzi un articolo per ricavarne una serie di citazioni!). Per un reportage, come per un romanzo, ci sono delle forme fisse. Le fotografie scelte devono essere impaginate su due, tre o quattro pagine secondo l’interesse che possono suscitare o secondo la disponibilità di carta.
La grande abilità dell’impaginatore sta nel saper scegliere nel mucchio, la fotografia che merita una pagina intera o due pagine, nel saper dove inserire la fotografia più piccola, come legame indispensabile nella storia. (Il fotografo nel momento in cui scatta la fotografia dovrebbe pensare al modo migliore per impaginare). Spesso l’impaginatore deve tagliare una foto per lasciarne solo la parte più significativa, poiché, per lui, è soprattutto l’unità della pagina che conta. Un fotografo non apprezzerà mai abbastanza l’impaginatore che da una bella presentazione al suo lavoro, mantenendo il significato della storia; un menabò in cui le fotografie sono correttamente spaziate e ben presentate, ed in cui in ogni pagina possegga una sua architettura ed un suo ritmo.
C’è un terzo momento d’angoscia per un fotografo, quando cerca la sua storia su una rivista.
Ci sono molti modi per diffondere la nostra fotografia oltre la pubblicizzazione sulle riviste. Le mostre, per esempio, ed i libri che sono delle mostre permanenti.
Ho parlato a lungo, ma di un solo tipo di fotografia. Esistono molti generi. Certamente l’istantanea sbiadita che si tiene nel portafoglio, il lucido catalogo pubblicitario, e la vasta gamma intermedia sono fotografie. Non cerco di definire la fotografia per tutti, cerco di definirla per me stesso.
Per me la fotografia è il riconoscimento simultaneo, in una frazione di secondo, del significato di un evento e della precisa organizzazione di forme che gli conferisce la sua espressione appropriata.
Credo che, vivendo, scopriamo noi stessi, scoprendo il mondo che ci circonda, che può influenzarci, ma che può anche essere influenzato da noi. Bisogna stabilire l’equilibrio tra il nostro mondo esteriore e interiore. Con una interazione costante questi moduli arrivano a fondersi in uno solo. Ed è questo mondo che dobbiamo comunicare.
Ma con ciò si prende in considerazione solo il contenuto della fotografia. Per me il contenuto non può essere separato dalla forma, e per forma intendo l’organizzazione rigorosa dell’interazione delle superfici, delle linee e dei valori. I nostri concetti e le nostre emozioni si concretizzano e diventano comunicabili solo all’interno di questa organizzazione. Nella fotografia l’organizzazione visuale, nasce solo da un istinto sviluppato. (trad. di S.Mascheroni)
F.T.
Molto interessante questo stralcio che hai postato Nino...come non condividerne ogni aspetto e immaginare il lavoro di professionisti diversi cha sta dietro tante belle fotografie??

Ciao!
Franz
Solo ora sono approdato a questo 3D.
Ho letto tutto d'un fiato l'articolo e mi ha lasciato davvero affascinato... i diversi lati umani e professionali di coloro che consentono a noi tutti di "entrare" in situazioni, luoghi, storie che altrimenti ci rimarrebbero celati.

Grazie Nino

Franz
aliant
QUOTE(Franz @ Jun 27 2005, 03:16 PM)
Solo ora sono approdato a questo 3D.
Ho letto tutto d'un fiato l'articolo e mi ha lasciato davvero affascinato... i diversi lati umani e professionali di coloro che consentono a noi tutti di "entrare" in situazioni, luoghi, storie che altrimenti ci rimarrebbero celati.

Grazie Nino

Franz
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un piacere ... figuratevi

ho conosciuto stasera un'altra tipa da urlooooooooooooooooooooooooo
fidanzata

della serie si prendono tutte le migliori

cosi' mestamente vado a letto a dormire

ciaooooooooooooooooooooooo
nino dopo due cuba libre
toad
[
ho conosciuto stasera un'altra tipa da urlooooooooooooooooooooooooo
fidanzata

della serie si prendono tutte le migliori

cosi' mestamente vado a letto a dormire


O.T.

"Perché le donne che mi interessanno stanno sempre da un'altra parte?"
Corto Maltese - Le Celtiche

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Guido
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