QUOTE(mmfr @ May 31 2005, 10:27 PM)
i due corpi a volte si confondano in una rituale danza di morte....
Marco, ti ringrazio moltissimo per questo interessantissimo reportage e questa immagine, splendida.
Anch'io diverso tempo fa ero contrario alla corrida. Adesso evito di essere contro qualcosa se non ne ho una conoscenza sufficiente, e dunque ho sospeso o rivisto molti dei miei giudizi giovanili, che per lo più erano solo pregiudizi. In merito alla corrida non ritengo di poter esprimere un giudizio finché contribuirò al vero macello di bovini, allevati in condizioni pietose e finiti con una pistolettata (un po' particolare) per diventare bistecche e hamburger.
Contribuisco esclusivamente come carnivoro, che compra i resti della bestia ben confezionati al supermercato, ma finché continuerò a essere un carnivoro che contribuisce al macello di bovini, ovini e pollame, ritengo personalmente di non poter condannare la corrida.
All'impossibilità di giudicarla, almeno per me, contribuisce anche il sapere che essa è sopravvivenza di culti millenari sparsi un po' ovunque nell'Eurasia: il taurobolio, citato da Bruno, ne è solo un esempio, e veniva celebrato in tutto il bacino mediterraneo, Napoli inclusa: non era un rito locale delle sole popolazioni iberiche, ed è anche una delle ragioni per cui il toro diviene costellazione del nostro zodiaco. Il più eloquente di questi culti da cui la corrida deriva è certo quello di Mitra, che si sviluppa nella Persia di Zoroastro, ma viene diffuso in tutto il Mediterraneo dalle legioni romane.
Una tra le più vistose tracce di questo culto ha permeato stabilmente il Cristianesimo, e ha comportato di fissare al 25 dicembre la festa della natività di Cristo. In realtà la data apparteneva al Sol invictus (il 21 dicembre cade il solstizio), e a Mitra, colui che uccide il toro primordiale e genera l'universo. Le sculture romane che celebrano Mitra sono chiarissime:
A Santarcangelo, paesino romagnolo, si celebrava sino a fine Ottocento una corsa dei tori simile a quella di Pamplona, e ancora vi si può ammirare un ipogeo che molto probabilmente era un Mitreo, cioè una sorta di tempio dedicato a Mitra.
Sono molteplici le cosmogonie che descrivono la nascita dell'universo come il sacrificio di un animale o uomo primordiale, e prima di considerarle ipso facto come primitive o assurde ricorderei che il Cristianesimo si fonda sul sacrificio di un essere che è dal principio e quindi s'incarna. Lo ricorda il vangelo di Giovanni.
Il toro è tra questi animali che rappresentano il sacrificio che dà corpo all'universo, e comunque è d'importanza tale che ancora, quando scriviamo la lettera A maiuscola, ne stiamo raffigurando il muso, sia pur rovesciato: nelle lingue fenicie, da cui deriva il nostro alfabeto tramite i Greci, la prima lettera è proprio un muso di toro. Con il rovesciamento delle lettere effettuato dai Greci, è scomparso ogni collegamento a ciò che indica.
La corrida è dunque una persistenza di culti mediterranei ben radicati, e le cui tracce permeano e danno senso tuttora alla nostra civiltà. Prima d'una condanna dunque, m'interrogo da tempo sulle ragioni della sua sopravvivenza, e vi confesso che di fronte all'arsenale sviluppato dal «civilissimo Occidente», tragicamente dispiegato nelle due guerre che hanno massacrato lo scorso secolo e milioni di persone, la sua crudeltà mi sembra minima, e comunque ritualizzata, come ha ben sottolineato Marco, dunque contenuta.
Addirittura mi chiedo se non possa costituire una forma efficace per canalizzare la profonda ferocia che ancora alberga nell'uomo, e che purtroppo miete molte più vittime dei tori spagnoli.
Scusate se mi sono dilungato parecchio.