C’era una volta un piccolo orsetto di nome Dodò. Era sempre allegro e amava correre per la foresta e saltare sugli alberi.
Un giorno Dodò decise di fare una corsa lunghissima, così lunga da raggiungere l’altra parte della grande foresta.
Correva felice con il viso accarezzato dal sole tiepido, quando improvvisamente sentì qualcuno che starnutiva ripetutamente. A ogni starnuto Dodò sobbalzava. Si fermò e mentre si guardava intorno sentì una vocina che lo chiamava: “Dodò! Ecciù….Dodò! Ecciù”. Alzò gli occhi verso le fronde più alte degli alberi, guardò in basso, si girò di qua e di là, ma non vide nessuno.
Rimase in silenzio per un po’, poi udì bussare: toc, toc, toc! E sentì di nuovo la voce: “Dodò, sono io, sono qui dentro….”. Dodò abbassò lo sguardo e vide che sul suo petto c’era una porticina che non aveva mai notato. Incuriosito allungò la mano, aprì piano piano la porta e cosa vide? Il suo cuoricino rosso che lo guardava con due grandi occhi.
“Ciao”, disse Dodò, “eri tu che mi chiamavi?”. “Si” rispose il cuore soffiandosi il naso. “Mi chiamo Bumbùm, piccolo; è un po’ di tempo che ho un bruttissimo raffreddore e vorrei tanto che tu mi aiutassi a farlo passare”.
Dodò decise di andare al Grande Albero della Saggezza, dove viveva il vecchio orso dal pelo bruno. Era così vecchio che lui stesso si era dimenticato la sua età, ma era molto saggio e forse avrebbe potuto dargli qualche buon consiglio.
Dodò cominciò a correre con agilità, appoggiandosi ai tronchi ed ai rami. Ogni tanto gli starnuti del suo cuoricino gli facevano perdere l’equilibrio e lui cadeva a terra. “Non ti preoccupare, Bumbùm” diceva Dodò, “ti curerò io”.
Dopo un giorno e una notte di viaggio l’ orsetto arrivò al Grande Albero. Sul ramo più alto c’era l’ orso dal pelo bruno che, rivolto verso il sole, sussurrava parole incomprensibili.
Il vecchio guardò l’ orsetto e parlò: “Sento che qualcosa ti preoccupa….”. “Bumbùm, il mio cuoricino, è molto raffreddato”, disse Dodò.
Il Grande Orso chiuse gli occhi e gli disse che nel Lago Azzurro c’era un fiore bellissimo il cui profumo curava ogni male. “Ma attento” aggiunse, ”i guardiani del lago, i coccodrilli, hanno denti aguzzi e mangiano gli orsetti!”.
Dodò lo ringraziò con un sorriso e andò al lago.
Nascosto dietro un albero, vide tanti coccodrilli addormentati e, proprio al centro del lago, un fiore meraviglioso.
Si aggrappò ad un tronco galleggiante e cominciò a dondolarsi avanti e indietro: provò ad afferrare il fiore una, due, tre volte, ma non ci riuscì. Allora si diede una spinta forte, ma uno starnuto di Bumbùm lo fece cadere dentro l’acqua. L’ orsetto, senza perdersi d’animo, nuotò verso il fiore, lo afferrò e cominciò a tirare con tutte le sue forze. Improvvisamente alle sue spalle un coccodrillo enorme con la bocca spalancata saltò verso di lui, ma giusto in tempo la coda di un serpente avvolse stretto Dodò e lo portò in salvo sul tronco.
Mentre l’ orsetto tremava dalla testa ai piedi, un po’ per lo spavento un po’ per il freddo, il serpente lo guardò negli occhi. Poi srotolò di nuovo la coda, lo fece scendere fino all’acqua, prese il fiore e lo tirò su così in fretta che i coccodrilli rimasero tutti a bocca aperta.
“Perché mi hai aiutato, serpente dalla lunga coda?”, chiese Dodò. “Perché sei un piccolo orso forte, coraggioso e molto generoso”.
Dodò diede un grande abbraccio al serpente. Poi aprì la porta del suo cuore e avvicinò il fiore al naso raffreddato di Bumbùm.
Il cuoricino annusò, annusò e annusò ancora: il suo naso smise improvvisamente di colare e lui di Il cuoricino annusò, annusò e annusò ancora: il suo naso smise improvvisamente di colare e lui di starnutire. Dodò si addormentò.
Bumbùm sorrise felice e con voce squillante disse: “Grazie, Dodò. Adesso vai e corri, corri, corri senza fermarti fino all’altra parte della grande foresta!.”