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davideferretti
Avviso ai lettori
Questo diario è molto lungo, la tentazione di buttare il computer dalla finestra sarà molto elevata, l'istinto omicida verso il sottoscritto pure. Armatevi di pazienza, pop-corn – coca cola (perché qui sarà meglio che stare al cinema) e... nient'altro. Magari dotatevi di un po’ di tempo... spegnete il cellulare, mandate vostra moglie/ragazza/amante/compagno/compagna/figli/parenti fuori di casa e godetevi lo spettacolo (dopo questa mi arriveranno diversi insulti).

Volevo ringraziare anticipatamente la mia ragazza Valeria che, nonostante non abbia potuto fare parte del viaggio, ha mostrato una pazienza incredibile con me e il Cucco nazionale (questo è il link al suo diario) con cui ho organizzato questo viaggio.
Un ringraziamento anche a Dizaon che ha ospitato le mie foto sul suo blog in attesa della stesura del diario e un ringraziamento anche a Giuliana per avermi dato una mano con la revisione di questo testo.

Premessa
Il viaggio in Bretagna ha avuto un significato particolare per me. Era dal lontano 2005 che non facevo un viaggio così lungo in macchina e anche il solo semplice spostarsi ha riportato alla mia memoria sapori antichi. Chi mi conosce sa che non sono mai stato fermo nello stesso luogo e fin da quando sono nato ho compiuto viaggi molto lunghi verso la Polonia senza disdegnare l’Europa in se. La Polonia è la terra di mia madre, dei miei nonni, una terra che ha saputo darmi tanto ma che in determinate occasioni ha saputo togliermi attimi che non si ripeteranno più nel corso della mia vita. Conservo ancora il ricordo di quasi tutti i viaggi, dei km macinati, delle sensazioni dovute allo stare sveglio tutta la notte solo per fare compagnia a mio padre o mia madre, a seconda di chi guidava. Ricordo ancora le nottate passate fra la Germania Ovest e la Germania Est per il controllo dei documenti oppure quegli inverni in cui sfidavamo la neve per poter festeggiare il Natale coi nostri cari, viaggi di 30 e passa ore. Man mano che scorreva il tempo e io crescevo, cambiava anche la posizione politica dell’Europa Centrale e quelle frontiere, divisioni di una volta, improvvisamente sparivano riducendo incredibilmente la durata del viaggio. Già nel 2005, l’ultima volta che andai a trovare i miei nonni la durata complessiva del tragitto si aggirava intorno alle 16 ore, pause comprese, ma la sensazione, le emozioni del viaggio, erano sempre tali e quali alla prima volta di cui ho memoria.
Per questo quando con Stefano abbiamo deciso di partire in macchina, ero felice perché avrei potuto riassaporare la sensazione che ti da l’asfalto, le emozioni che ti dà la strada lungo tutto il tragitto e la compagnia di un amico con cui ho condiviso quest’avventura.

Tutto questo prima ancora di essere in terra bretone.

La Bretagna o Breizh
Per me era la seconda volta che mi recavo in Bretagna. La prima volta che ci sono stato risale al 2007 in compagnia di una mia amica, Rita, che saluto. L’unico problema di allora fu che per spostarci usammo mezzi pubblici e questo tolse pahtos alla vacanza, perché gli autobus avevano degli orari molto limitati e sovente bisogna rientrare prima ancora del tramonto. Nonostante questo la Bretagna mi aveva colpito particolarmente per i colori (era agosto), per il paesaggio, per quella sensazione di tornare indietro nel tempo, per il coraggio di quegli uomini che ogni giorno sfidavano, sfidano l’Atlantico per andare a pesca di sardine. Ma soprattutto perché questa terra rifiuta, ripudia l’avanzata culturale del resto del paese in favore di una propria precisa identità.
Ma effettivamente cos’è la Bretagna, cosa rappresenta per me? Provate a pensare al vostro primo amore, a quella persona che per la prima volta vi ha fatto battere il cuore. Nonostante possono passare anni, a volte anche decadi, la prima volta che re-incontrerete quel lui o quella lei il cuore vi batterà forte come allora, in un modo che si sperimenta una sola volta nella vita. Per me la Bretagna è questo, una terra che mi sa donare emozioni anche per il solo semplice fatto di esserci a prescindere da quello che ci devo fare. Non pensavo che mi avrebbe saputo emozionare ancora in questo modo, ancora una volta così intensamente, così a fondo, tanto che il solo guardarsi intorno, il solo respirare quell’aria riusciva a trasmettere un’emozione unica. Le stesse sensazioni che ho provato quando per la prima volta l’ho visitata.

Il Viaggio
La partenza era fissata il giorno 26 dicembre alle 5 di mattina in modo da poter fare più strada possibile prima di fermarci per la notte. Puntuale come un orologio svizzero Stefano si presenta al suddetto orario sotto casa mia, carichiamo la macchina, impostiamo il navigatore con il nostro amatissimo Fufi (vedere foto in fondo) e partiamo. Siamo carichi, svegli nonostante le poche ore di sonno della sera prima e si discorre per quasi tutto il viaggio. Per arrivare a Douarnenez, prima tappa del viaggio, passiamo dal Frejus e da qui ci inoltriamo in territorio francese in direzione di Lione. L’unica pecca delle autostrade d’oltralpe è stata non aver accettato la mia carta di credito prepagata, così ci tocca pagare tutte le stazioni con il contante; per quel che riguarda il pagamento del carburante non abbiamo quasi mai avuto problemi. Durante il viaggio assistiamo anche a un tramonto stupendo che Stefano immortala con la sua macchina fotografica.

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Colori favolosi, nuvole spalmate su tutto il cielo, una cosa del genere raramente si vede. Ci fa emozionare, sperare in quello cui saremmo andati incontro. Ovviamente per non tirarci la zappa sui piedi diciamo che questo sarà il meglio che vedremo, che le cose migliori le vedremo in viaggio…dopo questo fantastico tramonto decidiamo di proseguire fino a Nantes e di fare una sosta in questa città: siamo leggermente cotti e, anche se potremmo arrivare a Douarnenez in giornata. Non avremmo in ogni caso la camera d’albergo, prenotata per il giorno seguente.

Domenica 27 dicembre
L’indomani ripartiamo ma scopriamo che il sole albeggia intorno alle 8.30. Chiaro, più si va a nord e più le giornate d’inverno si accorciano. Siamo sull’autostrada per Quimper quando assistiamo a uno spettacolo di arcobaleni che si generano e si dissolvano a causa dei frequenti scrosci di pioggia e fuoriuscite di sole cui eravamo soggetti. Un altro spettacolo, ancora una volta mentre si è in macchina…questa volta non riusciamo a fare fotografie, proseguiamo verso Quimper e da lì a Douarnenez.
Douarnenez è una città famosa per la lavorazione delle sardine tanto che le scatole che vengono prodotte qui sono diventate oggetto di collezione ed è uno dei porti principali di pesca.
Il nostro fido navigatore ci conduce fino all’albergo ma lo troviamo chiuso. Mistero. Pensiamo che essendo domenica il gestore sarebbe arrivato verso ora di pranzo, così decidiamo di fare una passeggiata lungo la costa. La giornata era magnifica, probabilmente dopo un temporale i colori si esprimevano come meglio potevano. Facciamo alcune foto, respiriamo l’aria bretone e l’aria salina, siamo stanchi ma finalmente contenti di essere arrivati. Verso mezzodì decidiamo di tornare indietro ma, arrivati davanti all’albergo, lo troviamo ancora chiuso. Mistero. Ci guardiamo sconsolati e non capiamo il perché; chiamiamo dentro l’albergo e finalmente ci vengono ad aprire. Depositiamo i nostri bagagli e partiamo. Dove?Verso la Pointe du Raz a vedere il Phare de la Vieille. La strada non è lunga, ci mettiamo circa 20 minuti ad arrivare sul posto, parcheggiamo la macchina e seguiamo il sentiero, altri 20 minuti e siamo sulla punta. Discendiamo il sentiero per cercare una posizione migliore e cominciamo a macinare scatti di questo posto stupendo. Stefano scende ancora più in basso di me, lo seguo e da qui eseguo alcune fotografie.

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Dopo aver macinato scatti risaliamo il sentiero e ci inoltriamo sulla punta vera e propria alla ricerca di una posizione migliore. Vediamo passare davanti a noi signori di una certa età con nipotine al seguito e, se ce la possono fare loro, noi chi siamo? Le pareti sulla punta sono praticamente perpendicolari sul mare e sul sentiero c’è da fare attenzione, niente di impossibile, ma c’è da stare attenti, la prudenza non è mai troppa. A un certo punto perdo Stefano (il fotografus paesaggisticus presente in lui ha avuto il sopravvento) e dopo una mezza arrampicata lo scorgo anche se sta tornando indietro: fra fare le foto e girare intorno alla punta ormai stava venendo buio. A malincuore decidiamo di tornare indietro ma non ricordiamo la strada: praticamente giriamo in tondo e scaliamo tutta la punta ma non riusciamo a ritrovare il sentiero. Non eravamo nel panico, ci mancherebbe (panico è quello che ho vissuto su Monte Alto) però eravamo un po’sconcertati dalla cosa. A un certo punto ci accorgiamo che quello che sembrava uno strapiombo in realtà era la via per tornare indietro, esattamente sulla stessa strada da cui eravamo venuti. Torniamo in albergo, ci docciamo e usciamo per andare a mangiare. Ci dirigiamo verso un ristorante nella zona portuale turistica e nonostante la nostra perfetta conoscenza della lingua francese (sono ironico) ci facciamo dare il menù in inglese. Ordiniamo una pizza margherita…e qui la sorpresa: ci arriva sì la pizza ma con un bell’uovo all’occhio di bue nel mezzo. Rimango un po’ perplesso, la mangio, è buona. Il servizio è buono, le cameriere sono gentili, affabili e nonostante le iniziali difficoltà linguistiche si adoperano per fare in modo che ci capiamo. Paghiamo, riceviamo in omaggio un chupa-chupa, usciamo e finalmente andiamo a letto…

Lunedì 28 dicembre
Ci svegliamo non propriamente presto per cercare di recuperare qualche ora di sonno. Scendiamo a fare colazione e ci sembra che il gestore non sia esattamente contento di vederci, forse è solo un’impressione…
Partiamo e ci dirigiamo verso la Pointe du Millier dove c’è un piccolo faro che pare abbandonato.

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Seguiamo il sentiero che scende lungo la costa e da lì prendiamo per entrare all’interno del cortile del faro. La giornata è grigia, altri bianchi e neri…questo faro da sulla baia di Douarnenez e visto da dietro sembra una normalissima abitazione.
Scattiamo qualche foto, torniamo indietro e ci dirigiamo verso la Pointe du Van per andare a vedere una chiesa a picco su un faraglione. Nonostante tutto la nostra ricerca risulta vana e non riusciamo a scorgere nessuna chiesa, forse eravamo ancora addormentati. Nel mentre scattiamo qualche foto alle scogliere di questa punta. Dopo essere tornati alla macchina decidiamo di recarci alla Pointe de Penmarc’h per andare a vedere il Phare d' Eckmuhl sperando che la giornata migliori. Il viaggio dura più o meno un’oretta ma nulla, il tempo non ne vuole sapere di migliorare, addirittura peggiora con frequenti scrosci. Arriviamo alla punta, la zona sembra più povera rispetta a Douarnenez e lo notiamo dalle case lasciate andare e da un asfalto non esattamente di prim’ordine. La giornata è grigia, pioviggina ma il mare rimane calmo…ogni tanto arrivano delle raffiche di vento ma non sembra proprio prestarsi a farsi fotografare questo punto. Visto l’orario (le 13 inoltrate) cominciamo a sfettlare del salame portato da casa e farci dei panini. Dopo un lauto (?) pasto andiamo verso un bar e ci prendiamo un caffè; usciti decidiamo di rientrare verso l’albergo causa una giornata che stava diventando buia e rifacciamo il percorso al contrario. Dopo la Pointe du Raz prendiamo per una strada che ci fa costeggiare la Baia dei Trapassati (c’è una storia interessante in merito vedere questo filmato).
Risaliamo la collinetta e sul piano scorgiamo il tetto di una costruzione. La chiesa? Sì, è proprio lei. Parcheggiamo la macchina nella prima carraia che troviamo e ci dirigiamo verso di essa. Questa chiesa è costruita su un faraglione che da sulla Pointe Du Raz, purtroppo non ho scattato nessuna foto da qui. Oltrepassiamo il limite “sicuro”, oltre la chiesa (ci sono cartelli che indicano il pericolo di caduta) e ci appostiamo in un punto che da sull’oceano e cominciamo a macinare scatti, a immortalare la tanto agognata “Ora blu”.

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Purtroppo Stefano si accorge di aver dimenticato il telecomando per poter eseguire le lunghe esposizioni (la così detta “Posa B”) e si deve accontentare di scattare a ISO sempre più elevati. Da qui lo spettacolo è davvero fantastico, come dirà in seguito Stefano “Primordiale”: le scogliere a picco sul mare, il mare che sbatte contro di esse, le nuvole che rapidamente si susseguono…e i fari de la Vieille e di Sein che cominciano ad accendersi. Un’atmosfera che definire magica risulterebbe banale, scontato…infatti è molto di più. Quando sono tornato a casa mi sono chiesto più di una volta perché vedere un faro che si accendeva mi emozionava, eppure ne ho visti diversi, anche in Italia. Invece qui era diverso, vuoi perché ti sembrava di essere fuori dal mondo, vuoi per quell’atmosfera surreale che si era venuta a creare, interrotta soltanto dagli otturatori delle nostre macchine fotografiche che si chiudevano, vuoi per quel silenzio stemperato dalle sventagliate dei fari, rendevano il posto davvero unico, immensamente piacevole al punto che ho fatto davvero poche foto da qui. Dopo aver macinato scatti ritorniamo con le frontali visto il buio, inerpicandoci attraverso i campi alla ricerca della nostra macchina. Dopo aver camminato per un quarto d’ora la ritroviamo e ci dirigiamo in albergo, ci cambiamo e torniamo nello stesso ristorante della sera prima. Questa volta prendiamo un’insalata ma le insalate che fanno qui sono da considerarsi alla stessa stregua di un pasto completo, visto che oltre alla verdura ci sono diversi tipi di salsa, pancetta, uova. Non male…paghiamo e questa volta in omaggio riceviamo un portachiavi che fa luce, oltre all’ennesimo chupa-chupa (Stefano ne ha una collezione). Torniamo in albergo e ci rimettiamo a nanna.

Martedì 29 dicembre
Un fastidio alla gola. Comincia così la giornata di Stefano, probabilmente la sera prima aveva preso freddo ma decidiamo di dirigerci verso la Cape de la Chevre nonostante la giornata grigia, anzi nera. Man mano che proseguivamo sulla strada (ci vuole un’ora per raggiungere questo posto) il cielo si apriva e il vento aumentava tanto che arrivati sul posto c’era una bella aria. Stefano si barda come un ninja per evitare di prendere freddo ed io faccio altrettanto; ci dirigiamo sul sentiero e notiamo nel mentre delle vecchie fortificazioni militari, probabilmente durante la II WW era una zona d’osservazione. Il vento è davvero forte tanto che sovente ci sposta…il tempo non è bruttissimo ma preferiamo dirigerci verso la Pointe de Pen Hir, fermandoci nel frattempo in un paesino caratteristico con case ancora in pietra. I colori degli scuri, sull’azzurro acceso, devono essere meravigliosi in tarda primavera quando si abbinano ai fiori che cominciano a sbocciare. Ma noi ci accontentiamo così…la giornata è piuttosto piatta con un cielo che tende a rimanere sul grigio anche quando arriviamo a Pen Hir. Ci dirigiamo sui faraglioni e scattiamo qualche foto ma il cielo e il paesaggio in se rimangono privi di emozioni e sussulti se non qualche schiarita ogni tanto che ci fa dannare perché non riusciamo a immortalarla. Facciamo qualche foto

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anche se dopo Stefano preferirà rientrare in macchina per evitare di accumulare troppo freddo e ammalarsi ancora di più. Io faccio un giro di perlustrazione sulla punta e cerco di fare qualche scatto ma a causa di un vento troppo insistente non riesco a fare nulla di decente. Rientro in macchina anch’io e torniamo a sfettlare del pane, salame, formaggio (mancava il lambrusco) e decidiamo di aspettare. Cosa? Ovviamente il tramonto, per vedere se c’era la possibilità di qualche scatto ulteriore! Nonostante tutto la giornata prosegue con le sue tonalità grigiastre e infine decidiamo di tornare verso l’albergo, per evitare che il Fotografus Paesaggisticus presente in Stefano prendesse il sopravvento e lo facesse uscire, facendolo ammalare ulteriormente. Vista l’ora tarda decidiamo di mangiare in albergo, pane e salame io (ancora??), tonno in scatola Stefano. Per evitare che le sue condizioni peggiorino gli propongo di usare il Vivin C che avevo con me e per liberare il naso di usare la rinazina. Scelta quest’ultima che si rivelerà fatale facendolo diventare dipendente da questa medicina ;-)…

Mercoledì 30 dicembre
Come al solito ci svegliamo di buon’ora e più rinc…ehm più imbambolati, anche se stavolta Stefano decide di rimanere a letto ancora ed io esco per fare qualche foto a Douarnenez. Come al solito il gestore dell'albergo sembra incavolato nel vedermi ma fa lo stesso, faccio colazione ed esco per fare una passeggiata e qualche scatto. Il sole deve ancora sorgere e mi apposto sul molo di fianco all'Ile Tristan, preparo l'attrezzatura e comincio a macinare qualche scatto

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In città ci sono tanti turisti, ormai sono le 9 passate e la gente ha cominciato a girare per le vie. Probabilmente a guardarmi da fuori sembrava che venissi da molto lontano, barba di 6 giorni - scarpone - jeans sporco - camicia di pile da spaccalegna - zaino in spalla ma nonostante questo era tutto un bon jour, sembrava quasi di essere in montagna dalle mie parti ;-) tutti mi salutavano (forse lo facevano per compassione) ed io mi sentivo perfettamente integrato!! Frattanto Stefano si era alzato ed era andato a fare colazione; in seguito mi raggiunge e decidiamo di andare a visitare un paese che si chiama Locronan, un borgo caratteristico anche per riuscire finalmente a vedere all’interno un gotico bretone. La giornata è buona e ci rechiamo nella località suddetta; una volta arrivati cominciamo a macinare qualche scatto fra le vie del paese.

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Entriamo all'interno della chiesa ma rimaniamo un po’ delusi perché è stata restaurata e gli interni sono apparentemente nuovi; anche qui macino qualche scatto d’interno constatando che in determinate occasioni, ad alti ISO, la mia D200 ha davvero una buona resa.

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Usciti dalla chiesa ci perdiamo nelle vie del paese e ci accorgiamo che è ora di partire verso la spiaggia di Pen Hat. La luce del sole è morbida, durante il tragitto passiamo di fianco alla spiaggia di Kerloc’h dove diversi surfisti si divertono fra le onde e infine arriviamo. Pen Hat è situata fra la Pointe de Pen Hir e la punta dove c’è il Phare de Toulinguet e fortunatamente c’è poca gente. Parcheggiamo la macchina e notiamo subito un cartello che vieta la balneazione, l’entrata in acqua in generale perché qui si formano onde molto forti a causa delle correnti dell’oceano. L’atmosfera è come nel film “Un mercoledì da Leoni”, come in seguito Stefano la battezzò.

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Io non vengo accolto molto bene qui in quanto una pallonata di un bambino colpisce soltanto l’obbiettivo della mia D200 senza grosse conseguenze per fortuna, conseguenze per il bambino ovviamente. La spiaggia è formata prevalentemente da grossi sassi levigati dalla forza del mare, rilegando la pura sabbia nelle occasioni di bassa marea. Cominciamo a fare diversi scatti ma purtroppo io non sono molto ispirato così che fino a che c’è luce non riesco a combinare granché…

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... ma dopo il tramonto tutto cambia: l’ora blu, l’ennesima. Nello stesso tempo la forza del mare, causa la bassa marea, si era attenuata, anche se ciò non mi ha evitato un bagno fuori programma ma va bene lo stesso. I faraglioni sono davvero imponenti e i riflessi che si vengono a creare molto gustosi, il paesaggio si presta davvero molto! Realizzo alcune foto verticali, alcuni “effetti setosi” anche se mi concentro principalmente sulla punta dove c’è il faro Toulinguet, punta che si riflette nelle macchie d’acqua lasciate dalla bassa marea.

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C’erano altre persone sulla spiaggia che probabilmente vedendoci così affaccendati si saranno chieste cosa stavamo fotografando con quel buio…del resto noi ci stavamo chiedendo cosa loro stessero facendo con quel buio ;-). Sono stati attimi molto intensi, anche quando dietro di noi è sorta la luna piena a rischiarare tutto il panorama. Continuiamo a macinare scatti, continuiamo con “L’ultimo scatto e andiamo via” e intanto la memoria si riempie, ma d’altronde come fare a resistere alla tentazione? Si imposta la posa B, si scatta e si va uno verso l’altro a discorrere e appena l’otturatore si chiude, si corre verso la propria macchina fotografica a vedere il risultato…e arrivano le 19 passate. A quel punto sbaracchiamo tutto, frontale in testa e torniamo alla macchina accompagnati dalle onde del mare, dal riverbero sulla risacca. Ci dirigiamo verso Camaret alla ricerca di un pub dove gustiamo un’ottima birra bretone e mangiamo un panino. Al momento di pagare la ragazza alla cassa ci chiede se siamo italiani, sinceramente non capisco come abbia fatto a comprenderlo visto che stavamo parlando una lingua straniera;-); le chiediamo se a Camaret per l’ultimo dell’anno fanno qualcosa e ci dice che ci sarà uno spettacolo di fuochi d’artificio.
Torniamo in seguito all’albergo stanchi morti e ci buttiamo sui rispettivi letti…

Giovedì 31 dicembre - Il giorno del giudizio
Ci svegliamo al solito orario, intorno alle 8.30 e ci apprestiamo a fare colazione. Decidiamo alla mattina di andare a fare un giro lungo i paesini che incontriamo per andare verso la Pointe du Raz con l’intenzione di fotografare le chiese. Per poi alla sera dedicarci nuovamente alla ormai famigerata “ora blu” sulla Pointe du Raz. Usciamo dall’albergo e prendiamo la strada che porta alla punta dove nei giorni scorsi avevamo notato diverse chiese. Al primo paese ci fermiamo e cominciamo a fare foto all’esterno, la giornata è molto bella, serena, con una luce limpida e delicata. L’ombra del calvario si proietta sull’edificio dando quel tocco di classe in più, tocco che credo l’architetto della chiesa ne fosse ben consapevole. L’unica pecca è che la chiesa è chiusa così ci accontentiamo dell’esterno.

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Ripartiamo in direzione di un altro paese e troviamo una chiesa che funge da rotonda. Anche qui facciamo delle foto all’esterno, agli ingressi si notano scolpiti animali mitologici, draghi per lo più e anche qualche faccia inquietante.

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Ricordo che due anni fa sulla chiesa di Penmarc’h gli ornamenti interni erano delle sirene e delle creature mitologiche marine intagliate nel legno, in questo ancora si sentono le radici di questa terra che si perdono anni prima del cristianesimo. In ogni caso il gotico bretone è molto affascinante, almeno per me: costruito con un granito tagliente, indurito dall’aria di mare, quasi nero, fa sembrare queste chiese più vecchie di quello che sono donando loro nel contempo un’aria di misticismo e sacralità, quasi fossero luoghi inviolabili. Molte di queste chiese sono chiuse durante la settimana e l’unica che abbiamo visto era stata completamente restaurata internamente. Peccato e meno male…peccato, perché vedere l’interno di una volta sarebbe stato davvero bello, meno male perché non l’hanno lasciata al suo destino.
Riprendiamo la nostra strada e notiamo in un campo un mulino a vento. Parcheggiamo davanti al garage di un’abitazione (ehm…) e facciamo qualche scatto. Dopo un po’ sentiamo una voce, forse delle imprecazioni, chi può dirlo? Ci voltiamo e un simpatico nonnino stava imprecando contro colui che gli aveva parcheggiato la macchina davanti al garage ;-) e io non ero alla guida. Rendendosi conto della pericolosità della situazione (la Swift rischiava
stefanocucco
Ciao Dadda, che dire...io l'ho letto tutto più volte e trovo il racconto bellissimo! Forse si poteva accorciare un pochetto in alcune parti, ma effettivamente come si può togliere la parte del bellissimo capodanno? o tante altre.. rolleyes.gif
Anche le foto fanno da ottima cornice a questo racconto...complimenti!
guru.gif guru.gif
Dario Corso
Ammetto che ho letto pochissimo e ho guardato velocemente tutte le foto.

Cosa penso? Invidia mad.gif perchè non ho il coraggio di fare anche io questi viaggi. Mi piae moltissimo l'uso del grandangolo. Complimenti anche per le foto all'imbrunire anche se poi le varie immagini con le dominanti blu forse poi stancano un pò.

Ancora complimenti per tutto il coraggio e tutto il freddo che avrai preso!

Dario
PAS
Ciao Davide
Un foto-racconto talmente esaustivo che al termine sembra esserci stati.
Ricordo la Bretagna con un pizzico di nostalgia: la sua luce, le sue nuvole, i rapidi cambiamenti di umore del tempo che ritrovo nelle tue foto.
Un lavoro veramente coinvolgente con ottima fotografia.
Complimenti
Valerio
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davideferretti
@Stefano: eh, purtroppo quando mi prende la "scrivarola" non mi fermo più wink.gif magari certe parti era meglio accorciarle o toglierle però...che life sarebbe stato smile.gif?No scherzo...quando lo stampo rimedierò...
@dario: grazie per i complimenti!Ma perchè non hai coraggio di fare viaggi simili?Non per farmi gli affari tuoi però non è niente di particolarmente impegnativo, a parte il mangiare wink.gif le ore blu sono state sicuramente una delle parti più belle del viaggio, peccato solo che non potevo inserire altre foto perchè ne ho di diverse fatte in altri momenti...cmq grazie ancora del passaggio smile.gif
@Pas: grazie mille per i complimenti e complimenti a te per essere arrivato in fondo alla lettura!!La Bretagna la ricordo anche io con nostalgia, le sue notti e i suoi posti, il suo modo di essere...è una terra che rimane nel cuore. La prossima volta che vado via con Stefano io scrio e lui farà le foto così potrete vedere qualcosa di bello smile.gif
Bagos1984
dadda sei un puzzone ;D

ma i paesaggi tuoi e del cucco non deludono mai biggrin.gif

brèv ragasol! biggrin.gif
Giacomo.B
Un lavoro importante, esaustivo, analitico, ben realizzato con delle buonissime immagini..
Compliments! Pollice.gif

Saluti

Giacomo
davideferretti
@bagos: grazie dei complimenti!!E poi lo sai, l'uomo ha da puzzà messicano.gif
@giacomo: grazie mille per il tuo passaggio smile.gif è stata una faticaccia ma sono riuscito a scrivere il tutto...complimenti anche a te per essere arrivato in fondo alla lettura biggrin.gif
Max Lucotti
leggermente prolisso... ma solo leggermente smile.gif, ho dovuto , per portare a termine il racconto, prendere mezza giornata di ferie. messicano.gif
Ma è stata una feria ben spesa, piacevole è stato leggere il resoconto del viaggio con ogni dovizia di particolari.

Obbravo!
dario-
Perbacco che foto-racconto Pollice.gif . Esaustivo che al termine sembra quasi di esserci stati. Anche io ho uno splendido ricordo nostalgico della Bretagna, è vero come dice Valerio la sua luce, le nuvole, i rapidi cambiamenti del tempo tutto questo si ritrova nei tuoi scatti.
Un lavoro molto coinvolgente, bravo davvero e complimenti


Dario smile.gif
rabippo
guru.gif Complimenti per il LIfe, leggendomelo tutto di un fiato, e osservando le foto, mi sembra di essera stato li con voi a condividere questa avventura, dove il risultato è strepitoso,
le foto parlano, accompagnate da una bella descrizione abbastanza dettagliata....
Bravi ragazzi, sono un pò invidioso..
Ciao
Daniele
antonio briganti
Certo che per leggerlo tutto di un fiato servono bei polmoni !! A parte gli scherzi mi è piaciuto molto leggere, guardare a volte sorridere, e a volte pensarvi quando stavate male !!! Certo mi avrebbe fatto piacere, ma è probabile che qualche scatto lo tieni, vedere anche qualcosa in più dei posti che hai visitato, oltre che le bellissime scogliere.
ciao
antonio
Massimiliano Piatti
Complimenti per il tuo fotoracconto smile.gif

Massi
davideferretti
grazie.gif a tutti per i complimenti!Quando si fanno queste esperienze dopo la penna vola e scrive da sola, scrive che è un piacere wink.gif magari potevo togliere qualcosa ma poi ripensando a tutto quello che abbiamo vissuto non sarebbe stato una bella cosa. Consigliatissima a tutti, sopratutto fuori stagione, la Bretagna fa davvero sognare biggrin.gif
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