<<…e con i poteri attribuitimi dal Magnifico Rettore, le conferisco il titolo di Dottore in…>>
E’ una bella giornata di maggio quando, uscendo dall’aula magna, Silvana si alza sulle punte dei piedi per mettergli in tersa la corona di foglie d’alloro e stampargli un bacio sulla labbra. Poi i compagni di corso intonano il rituale: Dottooore…dottooore…dottooore del b….
E’ finita!
Anzi no! E’ proprio ora che si comincia. E’ proprio ora che si apre il cassetto dei sogni, dei progetti mille volte riprogettati durante le nottate sui libri o passeggiando assieme a Silvana.
Che ne dici del dottorato di ricerca? No, basta con l’Università. Mi piacerebbe, ma voglio cambiare aria.
Meglio un lavoro in azienda. Mille stimoli, mille opportunità. Poi potremmo anche stabilirci in una filiale estera, t’immagini? Sì è vero papà e mamma non la prenderebbero bene.
Potrei anche tentare la libera professione assieme a Marco, troppo rischio? Mah vedremo, di strade ve ne sono tante, ora è meglio che pensi a finire questa benedetta tesi.
Già di strade ve ne sono tante:
Molte senza uscita, molte altre inaccessibili e sempre di più quelle che, giorno dopo giorno, si chiudono, forse per sempre.
Così molti sogni tornano nel cassetto e si accetta il compromesso con se stessi. Si accetta di parcheggiare il proprio entusiasmo e la consapevolezza del proprio valore in un’occupazione temporanea, precaria, invisibile.
Ma l’unica che consenta di continuare a sperare di poter, un giorno, riaprire quel cassetto e di ritrovare, assieme alla visibilità del proprio futuro, anche la propria dignità di persona.