QUOTE(stefanocucco @ Mar 6 2009, 12:02 AM)
Ciao Brata, (ma come ti chiami?? ...non mi piace molto chiamare un utente con il nick
)
Le foto sulla vetta e quindi anche l'ultima le ho scattate verso le 10 e mezza..poi siamo scesi
Purtroppo in montagna come ben saprai non si può rimanere molto in vetta e comunque rimanere fino alle 16 in questo periodo comporterebbe un rientro alla macchina con pile frontali che non avevamo
queste sono uscite più improntate all'escursione in se e anche tutta l'attrezzatura fotografica è pensata per occupare meno spazio e meno peso possibile...ad esempio: rimanere per il tramonto avrebbe comportato un tripod: 2kg in + sulle spalle!...a fine giornata si sentono parecchio!
Un altro conto invece è fare un uscita per fare foto e basta dove molto spesso si scelgono mete + comode e dove si ha la possibilità di rimanere anche dopo il tramonto in sicurezza
Per trovare la luce migliore in alta montagna c'è un modo e basta: dormire in rifugio (o in tenda ma in inverno è molto extreme) la sera successiva o precedente alla sessione fotografica.....almeno per evitare una levataccia o un rientro al buio che in montagna e su sentieri non è mai rassicurante
E' chiaro che non si può non essere d'accordo con le tue sagge osservazioni. Io tra l'altro parlo da "passeggiatore" che non ha mai usato né rifugi né bivacchi per pernottare (ad eccezione della mia unica vera scalata, ci alzammo alle due di notte... e tornammo alle 14...) anche se da quando faccio fotografie la tentazione è aumentata... addirittura anche quella della tenda... e qualche volta la lampada frontale o la luna piena mi è stata utile (ma su percorsi abbastanza sicuri).
Ma leggi qui dall'autobiografia di Ansel Adams, non era inverno ma la quota non era bassa e anche i materiali non erano quelli di oggi...
"Nei primi anni Venti zio Frank, il signor Schuh, un suo amico, e io ci accampammo ai laghi Young, a nord di Tuolumne Meadows a metà ottobre. Era tardi nella stagione per pernottare a tremila metri e faceva molto freddo. Avevamo fatto una splendida scalata di Mount Conness e pensavamo di impiegare due giorni per tornare nella Yosemite Valley.
Quella sera dopo cena c'infilammo presto nei sacchi a pelo. Entrai nel mio completamente vestito, cappotto compreso, usando gli stivali come cuscino. Al mio risveglio ero sepolto sotto venti centimetri di neve. Il signor Schuh s'era svegliato prima di me e aveva acceso un fuoco ruggente. Mi liberai dalla neve: gli stivali erano asciutti ma gelidi.
Purtroppo zio Frank s'era messo in mente di comportarsi educatamente. La sera prima s'era completa-mente spogliato, aveva indossato una camicia da notte e appeso i suoi vestiti ai salici più vicini. Il mattino rivelò una mostra di fantasmi: pantaloni, camicia, mutande, calzettoni e giacca bianchi di neve, mentre un cumulo indicava la presenza di zio Frank, con accanto alla testa gli stivali, imbottiti di neve.
Si svegliò e rimase sbigottito. Lo costringemmo a restare nel sacco a pelo mentre i vestiti asciugavano vicino al fuoco. Alla fine, li indossò ancora umidi e fumanti. Facemmo il punto della nostra situazione; eravamo a trentotto lunghi chilometri da Yosemite. Gli asini avrebbero penato nella neve alta. Ci toccava attraversare un passo poco riparato duecento metri più su, e se continuava a nevicare come in quel momento, la neve sarebbe diventata ancora più alta. Dovevamo mettere via tutto e superare il passo senza tardare; la prima colazione sarebbe venuta dopo.
A volte, era impossibile vedere la pista. Gli asini scivolavano e inciampavano nelle rocce coperte di neve. A Tuolumne Meadows, la nevicata si placò ma andammo avanti, arrivando nella valle alle sette di sera, sfiniti, per il primo pasto della giornata. Ci è andata bene: dieci o dodici centimetri di neve in più, e con rammarico avremmo dovuto abbandonare gli asini nella tormenta per salvare noi stessi.
Nonostante queste esperienze, continuavo nelle mie esplorazioni. Spesso partivo da solo per giorni, una pratica contraria a ogni norma di sicurezza e che non va tollerata. L'ignoranza e la stupidità mi hanno fatto correre gravi rischi. Comunque feci tesoro delle mie escursioni solitarie nella Sierra: mi regalarono giorni e notti indimenticabili e sempre nuove occasioni di scattare delle fotografie."