Un luogo della memoria per più di 1400 ragazzi che hanno preso parte,e trovato la morte, ad una delle battaglie più sanguinose della seconda guerra mondiale.
Ortona era situata lungo la Linea Gustav ,una linea di fortificazione approntata dall'Organizzazione Todt in Italia durante la seconda guerra mondiale; tagliava in due l'Italia (a Nord di essa vi erano i tedeschi, a Sud gli Alleati); si estendeva dalla foce del Garigliano alla foce del fiume Sangro, a sud di Pescara, passando per Cassino.
Se permettete,vi racconto i fatti che accaddero in quei giorni....
Una storia spesso dimenticata, quella della battaglia di Ortona, che nel dicembre 1943 diviene epicentro di uno scontro cruento che si svolge tra le vie e i luoghi della città, coinvolgendo i civili che cercano di rifugiarsi nelle chiese, nelle cantine, ma che in molti cadranno vittime della guerriglia urbana.
“La piccola Stalingrado”, come sarà tristemente rinominata la cittadina abruzzese, vede da una parte schierati i canadesi guidati dal gen. Montgomery, con l’intento di rompere “la linea Gustav” e proseguire verso Roma; dall’altra, i paracadutisti tedeschi nascosti tra le macerie.
Quella che era chiamata la “linea Gustav” correva da Ortona e dalla costa Adriatica fino a Cassino tagliando l’Italia in due, e rappresentava una barriera naturale, un ostacolo per le truppe alleate che volevano prendere la capitale.
La Prima Divisione Cavalleria canadese entrò nel territorio abruzzese attraversando i fiumi Trigno e Sangro e conquistò il ponte sul fiume Moro per garantirsi facile accesso a Ortona.
La Prima Divisione Cavalleria canadese entrò nel territorio abruzzese attraversando i fiumi Trigno e Sangro e conquistò il ponte sul fiume Moro per garantirsi facile accesso a Ortona.
Nonostante l’intento fosse di risparmiare la città facendola divenire un avamposto canadese e un centro amministrativo e di ristoro per le truppe, giunti a Ortona, i combattimenti si rivelarono più duri del previsto, sia dal punto di vista fisico che morale. A seguito di una tremenda battaglia, combattuta corpo a corpo, casa a casa, 1400 soldati canadesi persero la vita. La Seconda Brigata Cavalleria corse allora in soccorso dei compagni riuscendo a cacciare i tedeschi, ma la durezza dello scontro - per la prima volta così ravvicinato tra i due schieramenti – valsero a Ortona la designazione di “piccola Stalingrado”.
Tra i militari, due sono le figure chiavi di questi eventi. Il primo, è il Gen. Bernard L. Montgomery che diresse l’VIII Armata Canadese nelle battaglie di Alamein e del Sangro, fornendo anche la supervisione per la definizione della strategia di attacco alla città di Ortona. Il secondo, è il Generale Chris Vokes, Comandante della Prima Divisione Fanteria Canadese, a capo delle operazioni militari che portarono alla liberazione di Ortona, e che in molti ricordano per il suo senso di solidarietà e rispetto verso i civili.
Altre località in Abruzzo subirono pesanti bombardamenti durante la guerra, con gravi perdite nei civili ma con grandi dimostrazioni di coraggio e unità tra la popolazione. Tra i centri più colpiti ricordiamo: Orsogna (dove i tedeschi stabilirono il loro quartier generale), Castel di Sangro, Chieti, Fossacesia, San Vito, Pescara, Città S. Angelo, tutti i territori del comprensorio della Maiella, Sulmona (nelle cui vicinanze fu eretta una prigione tedesca), Lanciano alla quale fu conferita la medaglia al valore militare, e Ortona, naturalmente, premiata con la medaglia al valore civile.
La testimonianza del cruento Natale del 1943, è data dai due cimiteri di guerra, quello del fiume Moro, e quello del fiume Sangro, entrambi regolarmente aperti durante il giorno per le visite.
Il cimitero canadese sul fiume Moro ospita le tombe di 1400 soldati canadesi, 170 inglesi, 40 neozelandesi, 15 sudafricani e alcuni australiani ed indiani.
Il cimitero canadese sul fiume Moro ospita le tombe di 1400 soldati canadesi, 170 inglesi, 40 neozelandesi, 15 sudafricani e alcuni australiani ed indiani.
Concludo così questo mio primo life...
spero sia stato di vostro gradimento.....
...il bianco e nero non è il mio forte...ma ho voluto utilizzarlo per dare un senso di drammaticità maggiore...
ringrazio le fonti storiche di Abruzzopedia e gli autori per il lavoro di ricerca eseguito...
un saluto a tutti
Alex