Certi fotografi non si adattano alle richieste degli sposi, nel senso: io le foto te le faccio così, se ti piace accetti, altrimenti no.
Non discuto che sia giusto o sbagliato, è una scelta condivisibile o meno.
Altri cercano di venire incontro alle richieste degli sposi.
Di mio ti dico che il più possibile cerco di venire incontro alle loro richieste, ma attenzione sempre a capire
se gli sposi hanno le idee chiare.
Uno che ti chiede solo reportage, hai idea di cosa significa?
Sto notando che sempre di più viene fuori la moda della foto non in posa, ma sono sicuri di sapere cosa significa? Secondo me no. Molti sposi sono terrorizzati dal fatto che il loro album venga noioso e allora tutti si buttano su questa parola un po' mitologica che è il reportage.
Come fare un matrimonio in reportage? Semplice, devi scattare senza rivolgerti agli sposi, devi essere trasparente. Tu ti metti ad osservare e scatti su quello che vedi. Prendilo come una manifestazione politica: che fai, chiedi ad uno che sfila se gentilmente guarda in camera o assume una certa posizione?
Da un lato le foto sono sicuramente spontanee, ma d'altra parte potresti ottenere tutti scatti anonimi.
Col reportage è come se tu non ci fossi, loro fanno la loro giornata e tu la tua.
Facciamo un esempio, la sposa esce di casa. Se è tutto reportage la sposa la riprendi mentre cammina e verosimilmente saranno poche le foto in cui guarda in macchina. Piace? Non piace? Ma soprattutto:
gli sposi hanno chiare le idee su cosa vedranno nell'album?D'altro canto se fai foto tutte costruite rischi di fare l'"effetto quadro antico", piuttosto noioso, ma magari le foto sono più ricercate nella composizione.
Attenzione io non giudico se sono foto belle o no o se è una buona tecnica, mi metto solo nei miei panni quando dovessi consegnare un matrimonio e agli sposi poi arriva la sorpresa.
Ti dico qual è la mia scelta: la personalizzazione.
Di foto a sposa e sposo se ne fanno dall'età dei dagherrotipi, ma il bello è fare le foto a Gino e Maria, se sono loro che si sposano. Questo significa personalizzare gli scatti con qualche caratteristica unica, che permetta di individuare non una tizia vestita di bianco e uno vestito di nero,
ma loro due.
Esempio? Io mi sposerò il prossimo 01/06 e odio il caffé. Io e la mia dolce metà ci andremo a fare una foto in un bar mentre beviamo il caffè incorciando le braccia, come se fosse lo champagne.
Altro esempio? Lui ama il calcio e passa sempre tempo a vedere le partite, lei odia questa cosa. Bene, lei si farà la foto con un pallone.
Ancora? Lui è pescatore, lei si incavola perchè lui va sempre a pescare? Bene negli esterni se la giornata lo permette lei pescherà lui. Ecc ecc
Queste foto sono banali se le mostri a chi non conosce gli sposi, ma per lo ro sono uniche. Hanno un significato che secondo me nessun reportage ti dà.
Domanda allora che può nascere spontanea: ma come cavolo fai a portarti la canna da pesca o il pallone?
Io di solito faccio così: chiedo agli sposi le loro caratteristiche (passioni, odi, ecc) e chiedo di incontrarci qualche giorno prima per prendere il materiale necessario. Questo materiale resta in macchina mia il giorno della cerimonia (tanto la macchina te la porti sempre dietro) e lo uso negli esterni.
Il luogo degli esterni non ti permette di fare ciò? Lo fai alla villa fuori, tanto lì sicuro parcheggi vicino.
Secondo me gli estremi non vanno mai bene, nè solo reportage, nè solo foto costruite. Bisogna trovare il giusto mix delle cose. Il reportage mi viene spontaneo ad esempio all'uscita dalla chiesa, dove lì è praticamente impossibile chiedere, sempre gentilmente
, agli sposi di mettersi in una certa posizione.
Altro aspetto da non sottovalutare: gli amici. Hai mai pensato di chiedere agli sposi, sempre se lo vogliono, di far venire amici con loro per fare foto in esterni? Sicuramente verranno spiritose.
Il lavoro poi molto dipende dal prodotto che scelgono. Già un fotolibro ti permette di spezzare la foto con degli accorgimenti grafici che su un album normale non puoi avere. Sulle stampe classiche, hai una foto per pagina (generalmente un 24x30) e in quella foto devi metterci dentro qualcosa che un passepartout nero o bianco non ti danno come nel fotolibro. Quanti effetti grafici possono darti valore aggiunto e rendere l'album più leggero? (ma ahimé anche più pesante).
Ma gli sposi a questo ci pensano mai? O meglio, questa cosa gli sposi la sanno? O meglio ancora, ma gli sposi
sanno davvero cos'è un fotolibro? In tanti non sanno nemmeno che cos'è e magari ti vengono a dire: io voglio un reportage (se volete vi dico anche la data di quando è successo
).
Molto chiaramente in fase preliminare cerco di spiegare sempre come verrà il prodotto in base a delle scelte: prodotto, tipo di foto, stagione, meteo, condizioni di luce, ecc.
Ma per chiudere non posso che tirare fuori l'aspetto che maggiormente secondo me influenza la buona riuscita di un matrimonio:
la colaborazione degli sposi.Eh già, se gli sposi stanno al gioco, se ci stanno a mettersi in pose particoalri, non c'è reportage che tenga secondo me. Io sono dell'avviso che più una coppia partecipa, più le foto verranno bene. Più gli sposi ti seguono, più vedrai che il servizio sarà bello!
Certo non devi fare secondo me come un noto studio romano che ti fa rotolare nella sabbia, ma ci sono delle giuste vie di mezzo.
Senza strafare, devi essere bravo a contestualizzare gli sposi nel posto in cui sono.
Ti metto un esempio, la foto allegata. In un castello medievale, lui si mette l'elmo. Banale come cosa, ma non tutti sono disposti a farlo. Ma nel loro album, ci sta bene!
E arrivo poi ad una frase che ahimé tante volte si ripresenta: il matrimonio rischia di essere la morte della creatività fotografica, se hai gli sposi non collaborativi! L'ultimo fatto è stato proprio così e nonostante la foto, tecnicamente parlando, è ben fatta, il risultato è una aurea mediocritas che fa dell'album un album noioso (anche per me da fare!!)