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Un Passo Di Cartier Bresson : La Tecnica
Il momento decisivo 1952
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aliant
Messaggio: #1
Un paio di recenti post sull'analogico-digitale e sulla qualità del digitale e piu' in generale su .... "meglio questa o meglio quella" smile.gif mi ha fatto ripensare ad un piccolo passo di un libro di Cartier Bresson che adoro
Il libro e' Il momento decisivo ed e' stato scritto nel 1952 (In verità solo nell'edizione inglese e francese).




LA TECNICA

Le continue scoperte nel campo della chimica e dell’ottica, stanno ampliando in modo considerevole il nostro campo d’azione. Tocca a noi applicarle alla nostra tecnica per migliorarci, ma esiste un intero gruppo di pregiudizi che si sono formati riguardo al problema della tecnica.
La tecnica è importante solo in quanto riusciamo a servircene per comunicare ciò che vogliamo. La tecnica personale di ciascuno deve essere creata ed adattata solo per rendere efficace una certa visione sulla pellicola, ma solo i risultati contano, l’evidenza finale è la fotografia stampata, altrimenti non si porrebbe fine alle storie raccontate dai fotografi su delle fotografie che stavano per fare, ma che in realtà sono solo un nostalgico rimpianto.
La professione di foto-reporter esiste solo da 30 anni. Si è sviluppata grazie alla comparsa di macchine fotografiche facilmente maneggiabili, di obiettivi più luminosi e dalle pellicole a grana fine prodotte per il cinema. La macchina fotografica è per noi uno strumento, non un bel giocattolo meccanico. Nel perfetto funzionamento di questo oggetto meccanico, forse cerchiamo un’inconscia compensazione alle ansietà e alle incertezze dell’affanno quotidiano. In ogni caso si pensa troppo alla tecnica e troppo poco al vedere.
È sufficiente che un fotografo si senta a suo agio con la sua macchina e che questa sia adatta al lavoro che vuoi fare. Il modo di usarla, le sue tacche, le sue velocità di esposizioni e tutto il resto dovrebbero diventare automatici, come il cambiare una marcia in automobile. Non spetta a me addentrarmi nei dettagli di queste operazioni, anche delle più complicate, perché sono tutte esposte con precisione militaresca nelle istruzioni che i fabbricanti danno insieme alla macchina fotografica ed alla bella custodia in pelle. Se 1 a macchina è un bel giocattolo, dovremmo superare questo ostacolo almeno parlandone. Lo stesso si può dire dei “come” e dei “perché” ottenere graziose stampe in camera oscura.
Mentre sì ingrandisce, è essenziale ricreare i valori e lo stato d’animo del momento in cui fu scattata la fotografia. Si può anche modificare la stampa in modo da riflettere le intenzioni del fotografo nel momento in cui faceva la fotografia. Bisogna anche ristabilire quell’equilibrio tra luce ed ombra che l’occhio stabilisce in continuazione. Ed è per questo che l’ultimo atto della creazione di una fotografia avviene in camera oscura.
Mi diverte sempre l’idea che certa gente ha della tecnica fotografica. Un’idea che si manifesta in un insaziabile desiderio di immagini nitide. Si tratta di un’ossessione? Oppure questa gente crede, con la tecnica del colpo d’occhio (”trompe l’oeil”), di afferrare meglio la realtà? In ogni caso sono tanto lontani dal vero problema, quanto lo erano quei fotografi della generazione precedente che arricchivano i loro aneddoti fotografici, con un flou voluto perché considerato “artistico”.
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #2
Si ma stiamo sempre lì... anche se scritto bene alla fine si capisce che la tecnica è importante per arrivare al risultato... certo non bisogna farsene una malattia... però presumo che HCB un po' di tecnica la conosceva... della serie una volta imparato a guidare ops a fotografare certi gesti diventano appunto come cambiare le marcie guidando... io penso che a volte una cosa diventa talmente automatica che uno neanche si accorge di farla... certo una volta imparate le regole dell'esposizione diventa pleonastico ritornarci sopra... ma per chi non le sa qualche problema glielo creano... trovo troppo snob l'atteggiamento quello che conta è il risultato la fotocamera non conta... però siamo su un forum di nikonisti se lo strumento non conta potrebbe essere un forum di fotografi o pseudo tali e basta... come analogamente c'è chi pensa che cambiando fotocamera i risultati senz'altro miglioreranno... penso che come al solito la realtà sta nel mezzo... ci vuole quel giusto mix di conoscenza... creatività... fantasia... allenamento all'inquadratura e altre cose mettetecele voi... un eccesso in un senso o nell'altro non è mai auspicabile... come non è bella una fotocamera con un pulsante solo o una con 3500 lucette e bottoni vari... telefono.gif
Al_fa
Messaggio: #3
QUOTE(onderadio @ Jun 26 2005, 05:52 PM)
Mentre sì ingrandisce, è essenziale ricreare i valori e lo stato d’animo del momento in cui fu scattata la fotografia. Si può anche modificare la stampa in modo da riflettere le intenzioni del fotografo nel momento in cui faceva la fotografia. Bisogna anche ristabilire quell’equilibrio tra luce ed ombra che l’occhio stabilisce in continuazione. Ed è per questo che l’ultimo atto della creazione di una fotografia avviene in camera oscura.


Queste credo siano tra le parole più importanti nella fotografia moderna. E' un passaggio decisivo: afferma non solo che la macchina non riprende esattamente quello che si vuole, riprende ciò che lei vede, limitata dalla sua realtà fisica e chimica, reale, ma anche che il passaggio decisivo avviene dopo. La post produzione è dunque la basa della fotografia come mezzo espressivo. Sta "mandando al diavolo" tutti i puristi delle velvia, sta riducendo a semplici automi coloro che sostengono senza ombra di dubbio di non far niente alle loro foto una volta scattate, perchè: "Mentre sì ingrandisce, è essenziale ricreare i valori e lo stato d’animo del momento in cui fu scattata la fotografia.". Ingrandire, post produrre, è l'ultimo vitale passo per la fotografia di Bresson.


QUOTE(onderadio @ Jun 26 2005, 05:52 PM)
Mi diverte sempre l’idea che certa gente ha della tecnica fotografica. Un’idea che si manifesta in un insaziabile desiderio di immagini nitide. Si tratta di un’ossessione? Oppure questa gente crede, con la tecnica del colpo d’occhio (”trompe l’oeil”), di afferrare meglio la realtà? In ogni caso sono tanto lontani dal vero problema, quanto lo erano quei fotografi della generazione precedente che arricchivano i loro aneddoti fotografici, con un flou voluto perché considerato “artistico”.
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guru.gif


sante parole, grazie
aliant
Messaggio: #4
QUOTE(Lambretta S @ Jun 26 2005, 07:02 PM)
Si ma stiamo sempre lì... anche se scritto bene alla fine si capisce che la tecnica è importante per arrivare al risultato... certo non bisogna farsene una malattia... però
*



a Lambre' ... guarda che hai ripetuto con le tue parole il contenuto di quel passo di Cartier Bresson smile.gif

sono contento che condividi biggrin.gif
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #5
QUOTE(onderadio @ Jun 26 2005, 06:17 PM)
a Lambre' ... guarda che hai ripetuto con le tue parole il contenuto di quel passo di Cartier Bresson  smile.gif

sono contento che condividi  biggrin.gif


Guarda che io sono portato a condividere le cose scritte bene e che hanno un senso... quindi non è che ho dovuto fare tutto questo grande sforzo per condividere il pensiero di HCB... sono gli estremismi in un verso o nell'altro a darmi l'ideosincrasia... grazie.gif
toad
Messaggio: #6
Parole che conoscevo e che tu mi hai ricordato.
Dovrebbero essere scolpite nella pietra e non perché le ha dette HCB, ma perché sono una profonda verità.
Se tutti fossimo convinti della loro validità, oltre la metà dei post di questo forum non avrebbero motivo di essere inseriti.
Sei d'accordo?

Mi sono recentemente (ri)comprato "La Creazione" di Ernst Haas, libro che da giovane mi aveva affascinato, Rivedendolo, le emozioni, per fortuna, non sono cambiate. Non so se lo conosci, comunque quasi tutte le immagini sono state realizzate con Leica a telemetro, qualcuna con Pentax, sempre con obiettivi Leica o Micro Nikkor. Quindi, a telemetro (orrore per molti) e in ogni caso senza autofocus, VR, esposizioni più o meno automatiche, matrix, spot e quant'altro.
Eppure...

Ma il progresso (?) corre e noi con lui andando poi chissà dove.

Non sono un fanatico assoluto della pellicola, aprrezzo anche il digitale, ma quanto detto da HCB vale sia per l'una che per l'altro. IMHO.

La foto la devi in qualche modo "sentire dentro" prima di scattarla, poi se viene bene, meglio; se è un po' sfocata, affetta da micromossso, ombre e luci non ben bilanciate ecc. e neanche in post produzione (CO o PS il concetto secondo me non cambia) riesci a sistemarla, pazienza, l'importante è quello che questa immagine anche non perfetta riesce a trasmettere. Diversamente si fanno solo disquisizioni tecniche fini a se stesse. Che hanno la loro utilità ma non sono l'essenza della fotografia.

E' però comunque ovvio che per fare il pane devi saper dosare farina, acqua, lievito e...avere un forno!

Un caro saluto

Toad
toad
Messaggio: #7
Ci siamo incrociati. La mia risposta era per il primo intervento di onderardio che non ho quotato pensando di essere veloce nella risposta. Condivido comunque anche gli altri pareri espressi.
aliant
Messaggio: #8
QUOTE(Lambretta S @ Jun 26 2005, 07:23 PM)
QUOTE(onderadio @ Jun 26 2005, 06:17 PM)
a Lambre' ... guarda che hai ripetuto con le tue parole il contenuto di quel passo di Cartier Bresson  smile.gif

sono contento che condividi  biggrin.gif


Guarda che io sono portato a condividere le cose scritte bene e che hanno un senso... quindi non è che ho dovuto fare tutto questo grande sforzo per condividere il pensiero di HCB... sono gli estremismi in un verso o nell'altro a darmi l'ideosincrasia... grazie.gif
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si questo e' comprensibile
meno comprensibile perche' tu abbia scritto <<Si ma stiamo sempre lì... anche se scritto bene alla fine si capisce che la tecnica è importante per arrivare al risultato... >>

e' questo che non ho capito
sembrava in opposizione a quello che c'era scritto nel testo di hcb ... non avevo capito l'anche se

that's all grazie.gif

Isola.gif
aliant
Messaggio: #9
QUOTE(TOAD @ Jun 26 2005, 07:28 PM)
Parole che conoscevo e che tu mi hai ricordato.
Dovrebbero essere scolpite nella pietra e non perché le ha dette HCB, ma perché sono una profonda verità.
Se tutti fossimo convinti della loro validità, oltre la metà dei post di questo forum non avrebbero motivo di essere inseriti.
Sei d'accordo?

Mi sono recentemente (ri)comprato "La Creazione" di Ernst Haas, libro che da giovane mi aveva affascinato, Rivedendolo, le emozioni, per fortuna, non sono cambiate. Non so se lo conosci, comunque quasi tutte le immagini sono state realizzate con Leica a telemetro, qualcuna con Pentax, sempre con obiettivi Leica o Micro Nikkor. Quindi, a telemetro (orrore per molti) e in ogni caso senza autofocus, VR, esposizioni più o meno automatiche, matrix, spot e quant'altro.
Eppure...

Ma il progresso (?) corre e noi con lui andando poi chissà dove.

Non sono un fanatico assoluto della pellicola, aprrezzo anche il digitale, ma quanto detto da HCB vale sia per l'una che per l'altro. IMHO.

La foto la devi in qualche modo "sentire dentro" prima di scattarla, poi se viene bene, meglio; se è un po' sfocata, affetta da micromossso, ombre e luci non ben bilanciate ecc. e neanche in post produzione (CO o PS il concetto secondo me non cambia) riesci a sistemarla, pazienza, l'importante è quello che questa immagine anche non perfetta riesce a trasmettere. Diversamente si fanno solo disquisizioni tecniche fini a se stesse. Che hanno la loro utilità ma non sono l'essenza della fotografia.

E' però comunque ovvio che per fare il pane devi saper dosare farina, acqua, lievito e...avere un forno!

Un caro saluto

Toad
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Ciao Toad certo che si, come non essere d'accordo con quelle parole.

Riguardano l'elemento tecnico ed il risultato. Ed hai ragione nel ritenere che buona parte dei post si andrebbero a fare friggere.

Il punto e' che come piu' volte e' stato scritto sul forum, bisognerebbe concentrarsi sul proprio mezzo e cercare di farlo rendere al meglio. Importa poco si tratti di una D50 o di una d2x, una FE o una F6.

Ho inserito proprio oggi un altro post dove un allegro fotografo magnum e' andato in giro per l'irak con 3 compatte digitali olympus (potevano essere di altra marca).

Ma il punto vero ed il significato del mio post era si possono raggiungere ottimi risultati anche con mezzi in apparenza limitati. Limitati forse anche per la scarsa applicazione dei piu'.
Non posso dimenticare di avere ottenuto il mio primo vero incarico in un teatro dopo aver fatto vedere le foto che avevo scattato con una minuscola compattina sottoesponendo di 2 stop tutte le foto.

Bellissimo il libro di Haas. L'ho visto tante volte ma non l'ho comprato. Finiro' per farlo. Ho comprato di recente un libro della collezione Aperture di Paul Strand e ho regalato il mitico Workers (il lavoro nel mondo nell'edizione italiana) di Salgado

Mi sa che finiro' per postare il resto dei paragrafi del libro di Bresson. smile.gif

Ciao
NN



aliant
Messaggio: #10
IL REPORTAGE FOTOGRAFICO

Ma che cos’è in realtà un reportage fotografico? A volte una singola fotografia è in sé talmente ricca di forza e di significati, da divenire una storia intera, ma questo capita raramente. I vari elementi che insieme illuminano un soggetto, sono spesso dispersi in termini di spazio o tempo e rimetterli insieme con la forza, è un’azione di “regia” e di (rode. Ma se è possibile fare delle fotografie sia del nucleo che dei vari elementi significativi del soggetto, questo è un reportage fotografico. La pagina serve a riunire gli elementi complementari che sono dispersi in molte fotografie.
Il reportage implica un’azione congiunta del cervello, dell’occhio e del cuore. L’obiettivo di questa operazione complessa è ritrarre il contenuto di alcuni eventi che sono in fase di svolgimento e quindi comunicarne le impressioni; talvolta un singolo avvenimento può essere così ricco e sfaccettato, che diventa necessario muovercisi intorno, nella ricerca della soluzione al problema che pone, giacché il mondo è in movimento e non si può rimanere statici di fronte alla dinamicità dei fenomeni. Talvolta si centra il punto in pochi secondi, altre volte invece il procedimento richiede ore o giorni. Comunque sia, non esiste un piano standard, nessuno schema di lavoro. Occorre stare sempre all’erta con il cervello, l’occhio e il cuore e avere agilità nel corpo. Le cose così come sono, offrono una tale abbondanza di materiale, che il fotografo deve trattenersi dalla tentazione di provare a fare tutto. È essenziale tagliare dal materiale grezzo della vita: tagliare e tagliare, ma con attenzione. Durante ogni istante di lavoro, il fotografo deve raggiungere una precisa coscienza di quello che sta cercando di fare. Talvolta si ha la sensazione di avere già scattato l’istantanea più significativa di una particolare situazione o scena, non di meno ci si trova a scattare impulsivamente, poiché non si può sapere in anticipo con esattezza come la situzione o la scena si svolgerà. Bisogna vivere in simbiosi con la scena, proprio per essere pronti nel caso in cui gli elementi della situazione dovessero di nuovo scaturire dal nucleo dell’azione. Contemporaneamente è essenziale evitare di usare la macchina fotofrafica come una mitragliatrice e di appesantirsi con immagini inutili che confondono la nostra memoria e appannano la coerenza del reportage.
La memoria è molto importante, particolarmente rispetto al lavoro di scelta di ciascuna fotografia scattata galoppando alla stessa velocità dell’azione in svolgimento. Il fotografo deve essere sicuro, mentre è in presenza della scena che si sta dispiegando, di non aver perso alcun passaggio, di aver realmente espresso il significato unitario della scena. Dopo sarebbe troppo tardi. Il fotografo non può far retrocedere gli avvenimenti, per fotografarli di nuovo.
I fotografi si trovano sempre di fronte a un’alternativa e qualsiasi soluzione induce necessariamente a dei rimpianti. Esiste la scelta che facciamo quando inquadriamo il soggetto, e quella che facciamo dopo aver sviluppato e stampato la pellicola. Dopo lo sviluppo e la stampa, dovete occuparvi di fare una scelta tra le immagini, mettendo da parte quelle che, sebbene corrette, non sono le più incisive. Vi accorgerete allora, quando è troppo tardi, con terribile chiarezza, dove avete fallito. A questo punto, ricorderete il sentimento rivelatore che avevate provato mentre stavate fotografando. Era un momento di esitazione dovuto all’incertezza? Era causato da una separazione fisica tra voi e l’evento? Era semplicemente il fatto che voi non consideravate un certo dettaglio in relazione all’insieme? O (e questo è più frequente), il vostro sguardo era distratto, i vostri occhi erano disattenti?
Per ognuno di noi Io spazio parte dal nostro stesso occhio e degrada progressivamente verso l’infinito: lo spazio al momento attuale ci colpisce con minore o maggiore intensità e poi ci lascia, visualmente, per rinchiudersi nella nostra memoria e per modificarvisi. Di tutti i mezzi espressivi , la fotografia è la sola che fissi per sempre, proprio l’istante transitorio. Noi fotografi trattiamo soggetti che svaniscono continuamente, e quando sono scomparsi, non sono più disponibili, e non esiste mezzo al mondo di farli rivivere. Non possiamo stampare e sviluppare la memoria. Lo scrittore ha tempo di riflettere: egli può accettare e respingere, accettare ancora e, prima di affidare il suo pensiero al foglio, è in grado di leggere insieme gli elementi più rilevanti. C’è anche un periodo di stasi, quando il suo cervello dimentica, mentre il suo subcosciente lavora, classificando i pensieri. Per i fotografi, invece, ciò che è andato, è andato per sempre. Da questo fatto, nasce l’ansia e la forza della nostra professione. Non possiamo rifare la storia, una volta tornati all’albergo: il nostro compito è di percepire la realtà, e, quasi simultaneamente, registrarla, in quel notes che è la nostra macchina fotografica. Noi non dobbiamo, né manipolare la realtà, mentre stiamo fotografando, né manipolare i risultati nella camera oscura. Questi trucchi, sono facilmente individuabili per chi sa vedere.
Facendo un reportage fotografico, dobbiamo tener conto dei punti e dei rounds, come un arbitro di box. In ogni reportage fotografico che cerchiamo di fare, siamo obbligati ad arrivare come degli intrusi. È necessario, tuttavia, avvicinarsi al soggetto in punta di piedi, anche se si tratta di una natura morta. Una mano di velluto, un occhio di falco, questi requisiti che tutti devono avere: non serve farsi avanti a gomitate. E neppure fotografare con l’aiuto di qualche riflettore, se non altro per rispetto della luce naturale, anche quando di luce non ce n’è. Se un fotografo non osserva queste condizioni, può diventare intollerabile ed aggressivo.
La professione dipende a tal punto dalle relazioni che il fotografo stabilisce con la gente che fotografa, che un rapporto falso, una parola o un atteggiamento sbagliato, possono rovinare tutto.
Quando il soggetto si trova per qualsiasi ragione a disagio, la personalità scompare dove la macchina fotografica non può raggiungerla. Non ci sono regole fisse, perché ogni caso è a sé e richiede discrezione, anche se noi dobbiamo essere sempre a portata di mano. Le reazioni della gente differiscono molto da paese a paese, e da un gruppo sociale all’altro. In tutto l’Oriente per esempio, un fotografo impaziente, o che ha semplicemente fretta, è soggetto al ridicolo. Se vi siete fatti notare, anche solo tirando fuori l’esposimetro, la sola cosa da fare è dimenticare per il momento di fotografare, adattarsi, e permettere ai bambini che si precipitano da voi di aggrapparsi alle vostre ginocchia, come dei cuccioli.
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #11
QUOTE(onderadio @ Jun 26 2005, 06:52 PM)
arricchivano i loro aneddoti fotografici, con un flou voluto perché considerato “artistico”.
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Fai una foto sfocata e tutti ti diranno che hai sbagliato.
Fanne cento, e troverai di sicuro un critico d'arte che dirà che sono artistiche...

sergio pivetta
marcelus
Messaggio: #12
potremmo suggerire ai produttori di fotocamere di inserire all'interno dei manuali di istruzione la diciture "attenzione questo apparecchio effettua riprese fotografiche solo se accompagnato dagli appositi accessori cod. TECNICA, FANTASIA e BUONSENSO. i risultati non sono in alcun modo garantiti.
Nat
Nikonista
Messaggio: #13
Considero HCB un punto di riferimento, sono d' accordo con quanto da lui espresso nel passo riportato da onderadio.

Penso che sarebbe interessante conoscere il modo in cui vivono gli altri (malati di fotografia) smilinodigitale.gif quell' attimo che HCB definisce 'momento decisivo'.

Personalmente, nel mio fotografare mi sono accorto che solo quando 'la mente tace' libera da previsualizzazione razionale del risultato la sintonia tra ' l'attimo ' ed ' il clic ' avviene generando e rigenerando la magia della foto.

Voi invece come la vedete la questione ? hmmm.gif

Essendo anche il mio primo post nel Forum ,colgo l,occasione per presentarmi:
mi chiamo Nidardo, e sono un appassionato di Fotografia D.O.C.
Ciao
guru.gif
 
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